Fra trentasei giorni per uno strano volere del destino festeggerò il mio cinquantesimo compleanno, 18.250 giri del pianeta Terra attorno alla sua stella.
Per una qualche ragione a me sconosciuta sono sopravvissuto a due incredibili incidenti stradali: un cappottamento multiplo in un freddo mattino domenicale sulla via Appia Antica di ritorno da una discoteca con frattura della scapola e macchina (Micra) distrutta, circa 25 anni fa, e una caduta in motocicletta (la mia amata Honda custom) sulla Roma - Napoli all'altezza di Cassino, con svenimento (mi sono svegliato in ospedale), frattura del gomito e moto distrutta (in entrambi i casi le riparazioni mi sono costate quasi come l'acquisto del nuovo), nella primavera del 2006 mentre, ironia della sorte, mi recavo a Barletta per il funerale della madre di mio cognato.
Oltre a ciò, già di per se alquanto stupefacente visto che si può perdere la vita per incidenti autostradali molto meno invasivi, molte altre volte mi sono trovato in situazioni al limite dal quale sono uscito miracolosamente senza un graffio o danni collaterali ai mezzi sui quali viaggiavo: tra i miei ricordi vive un viaggio in un area carretta a sei posti che feci da Caracas alle isole Los Roques in Venezuela alla fine del quale, dopo oltre mille chilometri di sorvolo dell'oceano praticamente in apnea (il velivolo era privo di aria condizionata, di cinture di sicurezza ed, ovviamente, di qualunque altro oggetto per un ipotetico salvataggio) atterrammo miracolosamente su di un lembo di spiaggia in quanto il presunto pilota probabilmente sbagliò la manovra di atterraggio su quella che dall'alto dei cieli appariva come una pista di atterraggio di un ipotetico scalo aeroportuale privo, tra le altre cose, di una torre di controllo; qualche anno dopo, fece notizia la morte di due persone di Ariccia, in viaggio di nozze credo di ricordare, che perirono nella caduta nell'oceano dello stesso modello di aereo (magari era il medesimo) nello stesso percorso.
Mi sono trovato molte volte a riflettere su questi accadimenti senza essere riuscito, ovviamente, a darmi una risposta convincente sul perché io sia riuscito ad uscirne vivo; resta, quindi, il fatto che il fato ha voluto che io continuassi il mio percorso, di cui ora sto raccontando alcuni episodi, che lo hanno, inevitabilmente, segnato.
Ho sempre creduto, sin dall'infanzia, che pur se apparentemente artefici del nostro destino questo, nella realtà, sia predeterminato pur non avendo alcuna idea né sul perché questo assunto mi sia sempre appartenuto né, tanto meno, sul perché io gli faccia piena professione di fede.
Mi ritengo, a torto o ragione, un essere biologico senziente e razionale, lontano da ogni deriva trascendente e spirituale, profondamente immerso nella convinzione che l'essere vivo è fine a se stesso, ovvero che essendo l'uomo perituro, per l'appunto, il meglio che può avere lo debba ricercare nel breve, o lungo a seconda dei punti di vista, periodo della sua esistenza corporea.
Non posso però negare a me stesso che il mistero che avvolge la nostra, mia, esistenza contenga qualcosa di irrazionale che sfugge ad ogni possibile considerazione dell'intelletto; perché io sia ancora vivo nonostante quello che mi è successo, anche a causa della mia imprudenza, ed altri, che magari abbiano posto maggiore attenzione alle loro azioni, no destabilizza sempre più le mie radicate credenze su come in realtà debba essere considerata l'esistenza dell'uomo (ammesso che questa sia a tutti gli effetti la realtà fattuale).
Il quattro di febbraio 2017, quindi, dovrei festeggiare i miei cinquanta anni, ammesso che il fato voglia ciò ... nel frattempo continuerò a pormi domande di cui non avrò mai una risposta, pur se questo, e lo dico sottovoce, non è quello che in verità sono convinto che accadrà ...