lunedì 31 ottobre 2016

BIGNA CHE PEDALI

Lorenzo si laureò alla fine del 1992 alla facoltà di Economia e Commercio della Sapienza con il massimo dei voti con una brillante e visionaria tesi sui futuri e possibili sviluppi del micro prestito; conseguito il diploma di laurea iniziò a proporsi alle aziende che pubblicavano annunci di lavoro cercando profili cui riteneva di avere le qualità per farlo.
Dopo un paio di anni in cui sostenne diversi colloqui si trovava ancora disoccupato, il futuro che si era immaginato uscendo dall'università stentava a palesarsi; le grandi aziende di respiro internazionale cui si era proposto nel migliore dei casi lo ritenevano acerbo ed immaturo per i ruoli cui aspirava.
Non si perse d'animo e continuò la sua ricerca rivolgendosi ad imprese più piccole, in alcuni casi a carattere familiare; l'Italia sembrava vivere un nuovo boom economico ed era certo che avrebbe trovato presto un occupazione degna degli anni impegnati nello studio.
Trascorsero così altri due anni di vani colloqui; si sentiva rispondere sempre le stesse cose: o ora inesperto per il ruolo o era troppo qualificato.
Suo malgrado decise di rivolgersi a persone che potevano aiutarlo ad inserirsi nel mondo del lavoro tramite le giuste conoscenze; questo gli costò fatica, riteneva ciò un qualcosa di inaccettabile, ma alla fine una piccola azienda che produceva mobili alla periferia nord di Roma  lo assunse come contabile.
Vi lavoravano quattro persone alla produzione, compreso il proprietario e suo figlio, una segretaria tuttofare ed un autista per le consegne; su consiglio del commercialista, visto che il lavoro aumentava, decisero di assumere un ragazzo per tenere in ordine la contabilità da trasferire poi allo stesso che avrebbe provveduto agli adempimenti fiscali. Non era quello che aveva sognato ma da qualche parte doveva pur cominciare, e così inizio a dedicarsi al suo primo vero lavoro.
Aveva uno stanzino nel capannone della produzione, buio e umido, dotato di una piccola scrivania, una macchina dattilografica, una calcolatrice, penne, registri ad uso prima nota. Trascorse qualche giorno prima di capire dove fosse finito, fra foglietti di carta con preventivi lasciati in un cestino di paglia, clienti da chiamare per sollecitare pagamenti, urla del proprietario nel capannone e liste della spesa giornaliere che gli telefonava la moglie dello stesso.
Capitò poi che iniziò anche ad usarlo per piccole consegne, riscossioni, versamenti in banca ed altro; lavorava anche dieci ore al giorno con la medesima paga delle sei pattuite al momento dell'assunzione. Alla fine del secondo mese era stremato, lavorava anche il sabato, giorno dedicato alle vendite, a volte anche la domenica, e provò a chiedere al proprietario, al termine di una lunga giornata festiva di febbraio, un giorno di ferie per il lunedì; si trovavano nel parcheggio, faceva freddo ed iniziava a piovere.
Il proprietario lo ascoltò mentre saliva in macchina, chiuse lo sportello, abbassò il finestrino e gli fece cenno di avvicinarsi, quando si chinò per ascoltarlo gli urlò in faccia: "a regazì, se voi lavorà quà bigna che pedali ... bona serata ... "; poi accese il motore e se ne andò dove doveva.
Lorenzo restò immobile nel parcheggio, non aveva compreso la risposta ricevuta; se ne accorse il figlio che scoppiò a ridere, poi gli si avvicinò e gli sussurrò: "a Loré, te voleva di che qua se va 'ferie a metà agosto quanno chiudemo come tutti l'altri, nun se potemo permette de sta a casa quanno ce va. Ce so quattro famie che dipenneno da quello che famo, papà nun ce dorme a notte se a fine mese nun c'ha i sordi pe' paga' li stipendi. Te vole bene, sa che hai studiato e che questo oggi te pò sembrà che nun sia posto pe' te, ma credeme Lorè, papà m'ha detto che co' l'aiuto tuo sta piccola fabbrica un giorno sarà grande perché tu ce la farai diventà. Domani viè a lavorà, nun je da sto dispiacere ...".
Lorenzo rifletté su quelle parole tutta la notte e  l'indomani si ripresentò puntuale al lavoro che non lasciò mai; l'azienda crebbe fino a divenire un marchio internazionale,  nel corso del tempo ne divenne prima direttore e poi socio, nonché un intimo amico della famiglia che gli aveva offerto un'opportunità.
Ieri, a ventiquattro anni esatti da quando iniziò, un ragazzo che aveva assunto per il marketing ha bussato alla sua porta, in verità sempre aperta a tutti, per parlargli; lo ha fatto entrare, lo ha ascoltato con attenzione, si è quindi alzato e si diretto verso la finestra. E' restato alcuni minuti in silenzio guardando il piazzale dove i tir caricano i mobili che vengono prodotti per essere esportati in tutto il mondo, poi si è voltato verso di lui e sottovoce gli ha detto: "a regazì, se voi lavorà quà bigna che pedali ... bona serata ... ".



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