sabato 19 novembre 2016

CARAVAGGIO IN FUGA NELLE TERRE DEGLI ALDOBRANDINI - di Maurizio Centi


L’amico scrittore Andrea De Rossi è un uomo molto curioso, si guarda sempre intorno. Io rispondo alla sua curiosità con queste poche righe sul romanzo storico “Caravaggio in fuga nelle terre degli Aldobrandini”, edizioni Annales, scritto a quattro mani da me e da Marco Passeri.

Perché un libro Caravaggio

Perché c’è di mezzo la storia di due quadri quasi identici, raffiguranti entrambi un San Francesco in meditazione dipinto agli albori del 1600. È stato lungo il tempo occorso per l’attribuzione al Caravaggio della tela carpinetana, e invece la velocità con la quale è stato sottratto alla comunità un elemento dalla forte connotazione identitaria è stata impressionante. E ancora oggi nessuno pensa di restituirglielo neppure in prestito.
La lunga stesura del Caravaggio in fuga è andata di pari passo con una ricostruzione storica avvincente, portata a termine col massimo rigore con il supporto di diversi ‘collaboratori’ sparsi tra Roma e il territorio dei Monti Lepini, ma grazie soprattutto ai preziosi suggerimenti della Dott.ssa Fiora Bellini, Funzionario Storico dell'arte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Ma in fondo il libro mirava semplicemente ad affermare un postulato: che se si può ragionevolmente affermare che il quadro originale del San Francesco, come ritenuto da diversi autorevoli studiosi del settore,  era destinato al convento francescano di San Pietro, allora sarebbe bene che tornasse a Carpineto, magari in quel bellissimo Museo della Reggia dei Volsci che dispone di tutti i requisiti per poterlo ospitare.
Questo l’intento del racconto e il tentativo fatto. Ma se alla fine questa storia non avrà convinto tutti, speriamo che abbia perlomeno il pregio di voler restituire anche solo idealmente il San Francesco al luogo al quale è stato un tempo dedicato.

Il Caravaggio a Carpineto, feudo Aldobrandini

L’ipotesi che i quadro, scoperto casualmente nel coro della chiesa di San Pietro a Carpineto Romano, nel 1968, dalla storica dell’arte Maria Vittoria Brugnoli, fosse destinato al convento francescano di San Pietro, dicevamo, è del tutto plausibile.
Basti pensare che Il Cardinale Pietro Aldobrandini, signore del feudo detto Carpineto ricomprato assieme ai borghi di Maenza e Gavignano dalla disastrata casata Conti di Segni e Valmontone, assillata ormai da debiti e creditori, volle costruirvi strade, fontane, bei palazzi, conventi e luoghi di preghiera da abbellire con le opere degli artisti del momento. Ciò sia per aggiungere prestigio a quel suo feudo che per compiacere la sorella Olimpia, detta la Rossana. E poiché il Caravaggio, grazie alla sua fama già diffusa poteva di sicuro aggiungere valore a quel progetto, fu quasi certamente una committenza del Cardinale Aldobrandini per la nuova chiesa di San Pietro, ultimata a ridosso della morte dello stesso Caravaggio.
Quanto poi alla sua presenza in carne e ossa a Carpineto, pur restando aderenti ai fatti storici, abbiamo voluto riempire di immagini la zona d’ombra che va dalla fuga del pittore da Roma, a fine maggio del 1606, a causa dell’omicidio di Ranuccio Tomassoni, fino al suo documentato arrivo a Napoli nel mese di settembre di quello stesso anno.
Contenuti di pura fantasia, dunque, anche se dopo aver studiato le mappe dell’epoca non sembreranno poi così improbabili come può sembrare a prima vista.

Perché Carpineto

Qui entrano in ballo gli affetti. Oltre la mia nascita romana io ho tra le mie origini questo paese e parte del suo sangue scorre nelle mie vene. Mio padre ci era nato nel ’27 e lì ho trascorso tutte le mie estati fino all’adolescenza. La mia seconda patria. Marco Passeri è nato non distante, a Valmontone, ma ha trascorso tutta la vita a Carpineto e ci vive ancora con la sua bella famiglia. Evidentemente abbiamo entrambi voluto restituirgli almeno una parte di tutto quello che ci ha donato lui nel tempo. Gli era dovuto.
Maurizio Centi

Caravaggio in fuga nelle terre degli Aldobrandini è stato presentato a Carpineto Romano all’interno dei festeggiamenti della Sagra della Callarosta, il 29 ottobre 2016, nel Teatro della chiesa di San Pietro.
http://www.annalesedizioni.it/wordpress/?page_id=432

Colgo l'occasione per ringraziare Maurizio per la sua sempre grande disponibilità a fornirmi materiale per il mio blog e per la pagina di facebook Culture Club Albano Laziale, con l'augurio che questo nuovo lavoro gli renda le soddisfazioni che merita.

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