domenica 10 novembre 2019

LETTERA A M.

E se tu fossi il Bosone di Higgs rivelatosi all'umanità spontaneamente? Me lo sto chiedendo da qualche giorno, oramai ... cioè, in effetti sembra alquanto assurdo, ne convengo, paragonarti ad una particella che conferisce massa alle altre particelle elementari garantendo consistenza al modello standard, permeando tutto lo spazio vuoto dell'universo in un istante.
Ma materia per materia l'associazione mi è sembrata congrua fino a prova contraria, ovvero che qualcuno confuti questo mio ardito, quanto sconclusionato, paradigma: che asserisca, cioè, in sostanza, che io sono pazzo. Ma se io mi astenessi dall'avere un costante, quanto pericoloso, rapporto con la pazzia, sarei sempre me stesso? O sarei altro? E se in questo controverso rapporto fra ragione  e follia che permea il mio universo non fossi entrata tu, questa tesi, piuttosto estrema, avrebbe ragione di esistere? Sto vivendo la realtà dell'universo che credo di abitare o sono stato catapultato in un altro fra quelli teorizzati dalla fisica quantistica? 
Rimugino da giorni su questa possibilità, e per quanto le probabilità mi siano contrarie, anzi statisticamente inesistenti direi, l'idea non mi molla perché quello che sta accadendo sta erodendo le già mie poche certezze, creando un ruvido attrito fra il mio intelletto e la mia anima, un ruvido attrito che, stranamente e contro ogni logica, non mi procura alcun dolore.
Come definire, allora, questo stato controverso? Catartico? Parossistico? Elegiaco? Sapresti tu trovare un aggettivo compiuto che possa essere adeguatamente indossato da quanto sto cercando disperatamente di spiegare? La tua razionalità lineare, e per questo più efficace di quella mia, contorta e spigolosa, può riuscire a dare un senso a quello che sembra stia per accadere? 
Io non riesco, per quanto stia provando, a farlo, tu credi di poter risolvere questo dilemma incuneatosi fra ragione e sentimento? La domanda può apparire retorica, ma in effetti non lo è; io credo che solo tu possa trovare una risposta, ammettendo che questa possa esistere e che tutto questo stia effettivamente accadendo; io, al momento non ne sono capace. Mi è dura ammetterlo, ma così è.
Ti saluto lasciandoti a questa riflessione, semmai tu abbia voglia di farla.

sabato 26 ottobre 2019

UNA TESTA DI CAZZO

Me lo domando spesso: perché mi trovo sempre ad aspettare domani? La retorica mi porta a dire che sperare in un domani migliore di quello che vivi è umano, semplicemente umano. Bene. Quindi, essendo umano sperare in un domani migliore di oggi è rapportabile alla speranza religiosa di un paradiso dopo la morte? E sulla base di questo assioma, quindi, essere umano significa solo vivere nella speranza? Rifletto spesso sul significato di "essere soddisfatti", cioè ritenere soddisfacente la propria vita; cosa significa, in realtà? Non avere sogni? Non chiedere nulla di più di ciò che si ha? Se non chiedere nulla è il tutto perché allora aneliamo sempre a chiedere di più? In effetti vivere, per come lo concepiamo noi, non ha molto senso: nasci senza chiederlo e muori senza volerlo; nel mezzo? Per la maggior parte dell'umanità il nulla.
Se sei fortunato e nasci in una famiglia benestante avrai, ragionevolmente, quella che è considerata una buona vita: una casa, magari due, una macchina, magari due, un lavoro, un marito o una moglie, dei figli, una pensione (o una rendita). Poi muori: game over; se sei credente con la speranza del paradiso, se non lo sei con nessuna aspettativa (ma non ci credo a questo: tutti hanno una aspettativa, nella ragione in cui aspettano "domani"). Allora, ripeto: tutto questo che senso ha?
Se dio, o chi per lui, ha deciso che, ad un certo punto, qualcuno su questo cazzo di pianeta doveva pur esserci, perché non ha pensato alle conseguenze del fatto che, appunto, qualcuno ci fosse? Non poteva, con il senno di poi, lasciare tutto come era? Forse non si divertiva? Aveva bisogno di creare un essere che inseguisse qualcosa che non esiste solo per il gusto di farlo? Ovvero come una cazzo di fiction, o peggio, un reality sul quale lui si diverte a scommettere sulla sorte delle sue creature con qualche altro dio di un qualche altro universo? Perché cazzo sono sono stato messo al mondo? Mi rompono i coglioni da quando sono nato: questo non si fa, devi essere ubbidiente, devi studiare, devi lavorare, devi essere inserito, devi santificare le feste, devi avere dei figli, dei essere buono, devi essere ... ma vattene affanculo dio, se mai esisti!Chi cazzo ti credi di essere? Per quale cazzo di ragione io dovrei sottostare a questa fottuto gioco? Hai puntato su di me? Hai fatto male!E poi, con quale criterio del cazzo hai deciso chi dovesse fare cosa? Perché ci sono umani che muoiono come le mosche e umani che possiedono tutto quello che gli altri umani non hanno? Tu non non sei un cazzo di dio, tu sei una grande testa di cazzo! Si, si, hai capito bene, una grandissima testa di cazzo! Allora, non so quante cazzo di umani sono morti nel tuo nome, a tutti gli effetti il più grande genocidio mai visto (a parte il cazzo di diluvio: era proprio necessario sopprimere tutte le tue creature? Ti eri svegliato male? Avevi bevuto troppo? Tirato troppa coca?); perché, pur con tutti questi omicidi, tanti umani ancora credono che tu sia un dio? Ma poi, che cazzo significa la parola dio? Se qualcuno avesse scritto che tu fossi un ebete oggi ebete avrebbe significato di dio?  C'é qualcosa che non va in tutto questo, testa di cazzo ... Se domani non mi sveglio perché ti ho insultato, allora bene, ci sei ... ma se mi sveglio pensando ancora a "domani" non sei altro che una fottuta testa di cazzo ...

martedì 27 agosto 2019

STATO DI FATTO (ASSOLUTO) E STATO DI DIRITTO

Per quanto possa apparire contraddittorio e, forse, troppo esasperato, il concetto di legebis solutus sembra di nuovo in auge in un certo contesto politico sia della così detta destra che nell'impalpabile ed indefinibile sinistra.
L'ennesimo governo caduto, nato da un improbabile contratto sottoscritto da un partito radicato nel nord industriale allergico al potere politico stabilito a Roma e un esperimento sociale esploso, forse, inaspettatamente anche al suo ideologo, in maniera fragorosa alle elezioni politiche del 2018, ripiomba l'Italia nel periodo apostatico  del presidente Napolitano, che impedì nuove elezioni dalla caduta del 16.11.2011 dell'ultimo governo Berlusconi (IV) imponendo i governi Monti (16.11.11-27.04.13), Letta (28.04.13-21.02.14) Renzi (22.02.14-27.02.16), con il presidente Mattarella a farne le veci, in quanto eletto il 31.01.2015 eredita il governo Renzi per poi farlo transitare in quello di Gentiloni (tutti del partito PD eccetto Monti) fino al 01.06.2018 per assegnarlo, infine, al termine delle elezioni dello stesso anno allo sconosciuto Conte, primo caso di Presidente del Consiglio non autenticato da una volontà popolare.
Ora che l'improbabile Governo Lega-5Stelle è caduto (anche se paradossalmente il fondatore del Movimento fosse più indirizzato verso politiche di destra che di sinistra), il presidente Mattarella cerca una soluzione che non contempli la consultazione popolare.
Su questo punto resto fermo  (come già avuto modo di scrivere nei post Eutanasia della Repubblica del 25.04.13 e G.N. e l'apostasia della  democrazia del 15.01.15) sull'idea che uno Stato di Diritto non può in alcuna maniera vedersi imporre alcunché che non sia stato legittimato dalla volontà popolare.
Uno Stato di Diritto può dirsi tale solo se se è in grado di assicurare il rispetto dei diritti del popolo e garantire un equo stato sociale, attraverso l'utilizzo dei principio della separazione dei poteri e di quello legalità.
In questo Paese è in corso una pericolosa deriva ideologica di cui si sono appropriate alcune élite, che facendo leva sulla ragion di stato si sono assoggettate il compito di decidere per conto del popolo; nel caso in questione, poi, oltre a questo, occorre anche sottolineare come anche il governo nato dalle elezioni sia stato una imposizione delle élite fatta passare come espressione di maggioranza.
Ora il presidente Mattarella ha dato inizio alle consultazioni e sta cercando di far credere che stia  valutando le possibilità di dar vita ad un governo formato dal PD e dai 5Stelle, già sottoscrittori di un contratto di governo con Lega stracciato con buona pace degli elettori; nella realtà la cosa è già stata decisa da tempo come è facilmente intuibile e le finte risse verbali di questi giorni sono solo ad uso e consumo dei giornali e per valutare le reazioni del popolo: così facendo  le élite avranno modo di consolidare ulteriormente la loro posizione, continuando a presentare facce pulite da esibire in TV (ad esempio Conte) ma vuotate di ogni contenuto di pensiero.
Ritengo che questa situazione sia in gran parte anche colpa nostra, che, forse, per assuefazione abbiamo iniziato a credere normali queste imposizioni che tutto possono riflettere meno che il concetto di democrazia (il presidente Mattarella è, in proposito, giudice costituzionale, e sa bene cosa sta facendo). Forse dovremmo riorganizzare i nostri pensieri e iniziare a rumoreggiare ogni qual volta i nostri diritti vengono calpestati in ordine a volontà estranee a quella popolare (in Spagna per le nostre stese condizioni hanno votato per tre volte). Uno Stato di Diritto è tale non solo per i principi  espressi ma anche e, sopratutto, perché chi lo vive e ne usufruisce dei contenuti lo comprende e vuole mantenerlo tale anche a costo di combattere. Ecco, forse è proprio questa voglia che sta scemando non solo nei nostri pensieri ma anche nei nostri cuori; "l'état c'est moi" è stato abbattuto da una rivoluzione; dovremmo considerare che forse sia giunta l'ora di affrontarne un'altra.

mercoledì 17 luglio 2019

SE VIVERE E' IL MEGLIO CHE CI SIA

(brano tratto da )
  Tropico del Cancro - 1934 - Henry Miller

Nell'aria c'è una sorta di sommesso pandemonio, una nota di violenza repressa, come se per l'esplosione che si aspetta occorresse l'avvento d'un ultimo minuto dettaglio, qualcosa di microscopico ma assolutamente non premeditato, assolutamente inatteso. In quella specie di semisogno che ti consente di partecipare ad un fatto pur restandone completamente estraneo, il minuto particolare che mancava comincia oscuramente ma insistentemente a coagularsi, ad assumere forma capricciosa, cristallina, come il gelo che forma disegni sul vetro d'una finestra. E come quei disegni di gelo che paiono tanto bizzarri, così liberi e fantastici, ma che tuttavia sono determinati da leggi rigidissime, così questa sensazione, che aveva cominciato a prender forma dentro di me, pareva anch'essa obbedire a leggi ineluttabili. Tutto l'esser mio rispondeva al dettato di un ambiente di cui mai prima di allora avevo fatto esperienza; quella cosa che io avrei potuto chiamare me medesimo pareva contrarsi, condensarsi, accorciarsi rispetto ai limiti vieti, usuali della carne, la cui periferia conosceva soltanto le modulazioni delle terminazioni nervose. E quanto più sostanziale, quanto più solido diventava il nocciolo di me medesimo, tanto più minuta e stravagante appariva la realtà vicina, palpabile, che mi si stava strizzando. Nella misura in cui sempre più io diventavo metallico, nella stessa misura si gonfiava la scena dinanzi ai miei occhi. Lo stato di tensione era ormai così perfettamente equilibrato che l'introduzione di una sola particella estranea, anche d'una particella microscopica,  diciamo, avrebbe squassato ogni cosa. Per una frazione di secondo, forse, io provai quell'estrema chiarezza che all'epilettico, dicono, è dato di conoscere. In quel momento io persi completamente l'illusione del tempo e dello spazio: il mondo spiegò il suo dramma simultaneamente, lungo un meridiano che non aveva asse. In quella specie di eternità, arrischiata come in punta al grilletto più sensibile di un arma, io sentivo che ogni cosa aveva la sua giustificazione, la sua giustificazione suprema; sentii le guerre dentro di me che s'erano lasciate dietro questa melma, questi relitti; sentii i crimini che bramavano di emergere domani in titoli cubitali; sentii miseria che si macinava da sé con pestello e mortaio, la lunga opaca miseria che sbava via nei fazzoletti sporchi. Sul meridiano del tempo non c'è ingiustizia; c'è soltanto la poesia del movimento, che crea l'illusione della verità e del dramma. Se in un momento qualsiasi, in un posto qualsiasi, uno si trova faccia a faccia con l'assoluto, allora si gela quella grande simpatia che fa sembrare divini  uomini come Gotamo e Gesù; la cosa mostruosa non è che gli uomini hanno tratto rose da questo mucchio di sterco, ma è invece che essi per una qualche ragione, debbano volere le rose. Per una qualche ragione l'uomo cerca il miracolo, e per ottenere questo egli è pronto a guadare un fiume di sangue. Si corromperà con le idee, si ridurrà un ombra,purché per un secondo soltanto la sua vita possa chiudere gli occhi all'orrore della realtà. Ogni cosa si sopporta: sfacelo, umiliazione, miseria, guerra, delitto, ennui nella fiducia che dalla sera alla mattina accada qualcosa, un miracolo, che ci renda sopportabile la vita. E intanto dentro di noi gira un contatore e non c'è mano che possa giungere a fermarlo. Intanto qualcuno mangia il pane della  vita  e ne beve il vino, un grasso sudicio bacherozzo di prete che si nasconde in cantina a gozzovigliare, mentre sopra, nella luce della strada, una moltitudine di fantasmi si sfiora con le labbra e il sangue è pallido come l'acqua. E dal tormento interminabile e dalla sciagura non può venir miracolo, nemmeno il più microscopico vestigio di conforto. Soltanto idee, idee pallide, estenuate, che bisogna ingrassare con la strage; idee che vengono su come la bile, che affiorano come le budella di un maiale quando si sventra la carcassa. 
E così io penso che miracolo sarebbe se questo miracolo che l'uomo aspetta in eterno si dimostrasse non essere altro che quei due stronzi enormi che il fedele discepolo molla nel bidet. E che, se all'ultimo momento, quando il tavolo del banchetto è imbandito, e strepitano i cembali, comparisse all'improvviso, del tutto senza preavviso, un vassoio d'argento su cui persino un cieco vedesse che non c'è niente più, e niente meno, di enormi pezzi di merda. Questo, io credo, sarebbe più miracoloso di ogni qualsiasi cosa l'uomo abbia mai desiderato. Sarebbe più miracoloso del sogno più pazzo perché chiunque potrebbe immaginarne la possibilità, ma nessuno la mai immaginata, né probabilmente la immaginerà mai più.
Non so come, la costatazione che non c'era più nulla da sperare ebbe su di me un effetto salutare. Per settimane e mesi, per anni, anzi per tutta la vita, io avevo atteso che qualcosa succedesse, un evento intrinseco che alterasse la mia vita , e ora all'improvviso, inspirato dall'assoluta disperazione d'ogni cosa, mi sentii sollevato, mi sentii come se m'avessero tolto dalle spalle un grande peso. All'alba lascia il giovane indù, dopo avergli scroccato qualche franco, quanto bastava per pagarmi una stanza. Mentre m'incamminavo verso Montparnasse decisi di lasciarmi andare alla corrente, di non fare la minima resistenza al destino, in qualsiasi forma si presentasse. Niente che m'era successo finora era bastato a distruggermi; nulla era andato distrutto, se non le mie illusioni. Io ero intatto. Il mondo era intatto. Domani poteva anche esserci la rivoluzione, l'epidemia, il terremoto; domani poteva non restare viva un'anima a cui rivolgersi per compassione, per aiuto, per fede. A me sembrava che la grande calamità già si fosse manifestata, che io non potevo esser più veramente solo che n quel preciso momento. Decisi che non mi sarei attaccato a nulla, che non avrei atteso nulla, che d'ora in poi non avrei atteso nulla, che d'ora in poi avrei vissuto come un animale, una bestia da preda, un pirata,un predone. Anche se dichiarassero la guerra e toccasse a me di andare, io afferrerei la baionetta per affondarla, affondarla fino all'elsa. E se stupro fosse ordinato, stuprato io avrei, con il massimo zelo. E proprio in quell'attimo, nell'alba tranquilla di un giorno nuovo, non era forse la terra vertiginosa di delitti e di miserie? La marcia incessante della storia aveva mai alterato, vitalmente alterato, un solo elemento della natura dell'uomo? DA ciò che egli chiama la parte migliore della natura, l'uomo è stato tradito, ecco tutto. Ai limiti estremi del suo essere spirituale l'uomo si ritrova nudo come un selvaggio. E quando trova, per modo di dire Iddio, allora è pulito e schietto: uno scheletro. Bisogna intrufolarsi nella vita per mettere su carne. Il mondo deve diventare carne; l'anima ha sete. Su qualunque crosta mi si fermi l'occhio, io voglio piombarci sopra, e divorare. Se vivere è il meglio che ci sia, allora voglio vivere, a costo di diventare cannibale. Finora ho cercato di salvare la mia pellaccia preziosa, ho cercato di conservare i pochi pezzi di carne che mi nascondono le ossa. Ne ho abbastanza. Ho raggiunto i limiti della sopportazione. Son con la schiena al muro; non posso ritrarmi più indietro. Per ciò che riguarda la storia sono morto. Se è rimasto qualcosa più in là, dvrò balzare indietro. Ho trovato Dio, ma è insufficiente. Io sono morto spiritualmente. Fisicamente sono vico. Moralmente sono libero. Il mondo da cui mi sono staccato è un serraglio. Erompe l'alba su di un mondo nuovo, una giungla in cui gli spiriti magri vagano con artigli aguzzi. Se io sono una iena, sono una iena magra e affamata: vado a ingrassarmi.

venerdì 3 maggio 2019

QUARANTA GIORNI CIRCA

Esiste realmente la possibilità di incontrare la donna che hai sempre sognato? Dopo tutte le volte che mi ero posto questa domanda ero arrivato alla conclusione che no, in effetti, non lo credevo possibile. In fondo sogniamo proprio quello che la realtà non ci propone o comunque non crediamo possibile che si avveri. Già, proprio così, i sogni sono belli, forse, proprio per questo. Ma poi un giorno entrando in un locale ti imbatti in una ed il primo pensiero che ti salta in testa vedendola è più o meno questo: "e questa chi cazzo è?" Ma tutto sembra finire lì, su quell'assurdo e scurrile pensiero, frutto, ti sembra, più della tua idiosincrasia ad avere rapporti con l'altro sesso piuttosto che essere riferito ad una persona che per una qualche ragione ti ha colpito. E così, sul momento, te ne fotti, e continui a far scorrere la tua vita come se nulla fosse accaduto. Ma poi tornando nello stesso posto ogni volta che la vedi quella domanda retorica ti continua ad assillare e lì per lì cerchi di non darci peso, forse come retaggio nostalgico e profondamente egoista della tua splendida, in apparenza, solitudine. Ma poi il suo volto inizia ad apparirti in ogni momento delle tue monotone giornate sempre uguali a se stesse, così identiche da sembrare di vivere in un video gioco piuttosto che nella vita reale; ma poi, a pensarci bene, che cos'è in effetti veramente reale? E mentre il tempo scorre, ed ogni tanto torni in quel posto in cui lei lavora inizi a pensare che forse e questa chi cazzo è non esplica in maniera chiara il tuo pensiero, non lo chiarisce, non la rappresenta. Inizi, allora, a porti delle domande che per ovvie ragioni non possono avere una risposta se non tenti di approfondire la sua conoscenza. Ma seppur pacifica questa considerazione entra in contrasto con il tanto tempo che hai trascorso in solitudine, e per una qualche ragione cerchi di convincerti che si tratti, a tutti gli effetti, solo di un estremo momento di debolezza. Poi capita che per ragioni estranee alla tua volontà non la vedi più per un lungo tempo, ma lei resta nei tuoi pensieri in un modo che mai avevi provato prima. E tutto ciò ti rende nervoso, perché proprio nel momento in cui credevi di essere impermeabile ad ogni sentimento che potesse avvicinarsi, minimamente, a ciò che gli umani chiamano amore quella fiamma inizia a scaldarti, ed il fastidio provocato dal suo pensiero sembra bruciare nello zampillare di quel fuoco che divampa in te senza che tu possa minimamente controllarlo. Poi capita che una sera nel locale tenti di dirglielo. Poi capita che non ci riesci. Poi capita che il giorno dopo ci riprovi. E lo fai recitando come fossi su di un palco teatrale, forse solo per vincere la tua paura di un rifiuto, o peggio, che possa mettersi a ridere. Ora che scrivo queste righe sono trascorsi circa quaranta giorni da quel momento; quaranta giorni che hanno capovolto il mondo come lo conoscevo, o meglio, credevo di conoscere. Quaranta giorni circa per essere precisi; ma la sostanza non cambia: quello che è cambiato è tutto il resto. Ora stiamo assieme. Quella folgorazione che credevo possibile solo nei film ha colpito noi, ed ora so che è possibile innamorarsi a prima vista. E questa chi cazzo è oggi ha una risposta: è la donna che amo. Altre parole non servono, anche perché per quante ne conosca non sarebbero mai abbastanza per descrivere quello che provo da quando la frequento. Ti amo. E questo è quanto. Quello che posso dirti, ora, amore e che è vero, non succede solo nei film ...

lunedì 8 aprile 2019

LA LINEA


Let it roll, baby, roll
Let it roll, baby, roll
Let it roll, baby, roll
         Let it roll, all night long
...

Un ottimo chitarrista suona un'ottima Roadhouse Blues dei Doors accompagnato da un buon vocalist nel piccolo locale pieno di gente in questa domenica sera di inizio primavera; c'è una ragione perchè io mi trovi qui ora, e la cosa mi eccita ed impaurisce nello stesso tempo ma non potevo non esserci.
Quando ho ricevuto il suo messaggio che c'era ottima musica da ascoltare nel posto in cui lavora,  per una qualche misteriosa logica esoterica mi sono ritrovato sospeso fuori dal mio appartamento nel nero pece di una notte senza stelle e sempre per la medesima logica mi sono trovato a riflettere che, a volte, tra avere tutto ciò che un uomo possa desiderare e avere la possibilità di vedere ogni giorno il sorriso più bello che essere umano abbia mai visto sul pianeta, beh non ci sia alcuna possibilità di scelta ... ed ecco per cui ora io mi trovi in questo posto seduto davanti a lei: per il suo inarrivabile sorriso.

Bevi qualcosa? 
si
Bevi qualcosa?
si 
si, ma che cosa? 
cosa vuoi che io possa bere?
il solito ...
gia ...

 Avrei potuto continuare a rispondere si alla sua richiesta per un tempo infinito solo perché smarrito nei suo occhi e vinto dal suo modo ridere nel pormi una domanda di cui conosceva in anticpo la risposta;  ecco questo è lei: un nonsenso temporale che mi trascina dentro gli sterminati confini di un nonsenso estetico.
Mentre la musica continua sulle note di Fly Away di  Lanny Kravitz  ed a me viene voglia di ballare, la luce che prorompe dai nostri occhi s'interseca ripetutamente frantumandosi ogni volta in cristalli colorati che si disperdono sul pavimento per poi materializzarsi magicamente di nuovo all'interno delle nostre anime, travolte, infine, dal drum circle che ora stanno suonando un decina di persone comparse all'improvviso nel locale o forse qui da quando sono entrato, ma capirete che ora questo particolare per me non è di alcun interesse.
Poi d'improvviso ci coglie un lungo silenzio; due calici allineati appaiono sul bancone del bar con lei pronta a riempirli con il vino che qualcuno ha richiesto, ed inizia a versarlo, lentamente, chinandosi, infine, per vedere ciò che io non riesco a capire: la linea ... mi dice, chiarendomi che sta cercando di versare in entrambi la medesima quantità di alcol.
La linea ... come perfezione ... come passione ...  ortodossia ... come un tutt'uno con lei stessa; ed è lì, in quel momento, che tutto mi è chiaro. Mi alzo, faccio leva con le braccia sul bancone e la bacio su entrambe le guancie salutandola mentre le lascio i soldi per pagare il mio drink.
Ora sono fuori e ogni emozione vissuta in quell'ora nel locale accanto a lei sembra liquefarsi nella quiete della notte; accendo una sigaretta e socchiudo gli occhi mentre li alzo verso il cielo liberandomi da ogni pensiero potenzialmente negativo.
D'improvviso il gingle che annuncia i messaggi wapp sul mio cellulare suona :"Non mi hai dato il tempo di chiederti ... dove mi porti martedi?  è il messaggio che leggo, ed è il suo; martedì è il giorno di chiusura del locale.
E' vero, a volte non c'è alcuna possibilità di scelta perchè quella che percorriamo non è niente altro che una linea retta verso un punto chiamato infinito ...





mercoledì 3 aprile 2019

REPRESSIONE E DINTORNI


 L’attacco a qualsiasi forma di “aggregazione sociale” attraverso la negazione di tutte quelle libertà, ritenute ormai acquisite e quindi consolidate,  la repressione che il potere, attraverso i vari livelli istituzionali, sta esercitando nel nostro Paese sembra davvero non conoscere limiti.
L’attacco alle libertà sindacali vedi diritto allo sciopero, la ghettizzazione delle persone migranti e dei poveri, la cancellazione del diritto non solo all’abitare ma alla cittadinanza attraverso leggi anticostituzionali (vedi art.5 decreto Lupi), la minaccia di chiusura di tutti gli spazi sociali nei quali l’aggregazione rappresenta  il comun denominatore, la demolizione sistematica della scuola pubblica, il luogo dove nasce l’humus dell’idea e del pensiero, una informazione la cui funzione è rimasta soltanto nel nome visto che  il vero esercizio della stessa è quello non solo di disinformare, ma soprattutto di manipolare la realtà.
 Insomma un’azione repressiva a 360 gradi che parte da lontano, praticata in luoghi e situazioni insospettabili, come una sorta di prova generale che, spesso, ci ha visto distratti o comunque poco attenti rispetto a quei segnali che avrebbero dovuto metterci quanto meno in pre-allarme.
Già da qualche anno negli Stadi italiani, infatti, si sono svolte quelle  prove generali di cui sopra, si sono attuate pratiche che poi abbiamo visto espandersi  in tutti i settori aggregativi e sociali. Una omogeneità di pensiero delle classi dominanti è dimostrata dal sistema securitario inaugurato dal Ministro Minniti e portato oggi a compimento da Salvini (tutti sulla stessa barca o barcone …).
Il cambio di rotta da parte delle Istituzioni rispetto al luogo di aggregazione per antonomasia e più antico in assoluto, spesso usato dal potere per foraggiare il popolo e distrarlo dai problemi sociali, ha rappresentato l’apripista, il modello comportamentale da applicare in qualsiasi momento e in qualsiasi spazio di aggregazione della società civile, perché è chiaro che tutto ciò che rappresenta ancora qualcosa di autenticamente “popolare” fa paura e deve essere represso.
Cambia dunque la gestione del  cittadino/tifoso/lavoratore, controllato e oppresso  in ogni spazio sociale: il tifoso chiuso nelle quattro mura di casa a foraggiare il buissness delle pay tv; l’utente dei mezzi pubblici  perso nei meandri del proprio telefonino incapace di comunicare con chi gli sta intorno; il lavoratore precarizzato che vede nel prossimo solo il potenziale ladro del proprio incerto posto di lavoro e il lavoratore a tempo indeterminato che, grazie al concetto di “meritocrazia”, è attore più o meno consapevole della guerra tra lavoratori  ormai in atto.
            Lo stadio, lo spazio sociale e il posto di lavoro sono luoghi  di raduno di persone di diverse età, diverse estrazioni sociali, diversi orientamenti politici, luoghi che se vissuti con  un comune denominatore, creano aggregazione, solidarietà e soprattutto confronto, scambio di idee e di punti di vista.
            La comunicazione, l’aggregazione, il confronto e anche lo scontro potrebbero generare conflitto sociale e dunque ogni luogo potenzialmente “eversivo” da questo punto di vista deve essere abbattuto, ostacolato, arginato o chiuso.
           Cercare di scardinare, di dividere fisicamente il popolo  è la manifestazione inquietante dell’ esercizio repressivo da parte del potere, divisione che viene esercitata con un raggio di azione totale, se pensiamo appunto al Daspo cittadino quindi all’impossibilità di aggregarsi anche soltanto per puro divertimento: solo pochi giorni fà a Roma zona Trastevere nelle ore serali a qualche ragazzo che passeggiava chiacchierando è stato intimato da Carabinieri a piedi (ormai costantemente presenti nelle vie delle zone centrali) di “abbassare” la voce …
            Se sei dunque “lavoratore” devi considerare nemici i tuoi colleghi, se sei tifoso non devi “osare” di usare il tuo ruolo appunto da tifoso per pensare ad altre questioni sociali (pensiamo agli striscioni su Cucchi e Aldovrandi sistematicamente sequestrati), se sei studente non puoi avere l’ardire di uscire la sera e divertirti e, se lo fai, solo a bassa voce …
La tentazione di aprirsi ad un conflitto sociale è sistematicamente repressa attraverso i  tipici strumenti che hanno la funzione di spostare l’attenzione: “sicurezza e legalità”.
Oltre quindi alla “paura” , vecchio ma sempre efficace spauracchio per tenere chiusa in casa la gente, questa volta l’aggravante è costituita dalla cosiddetta “garanzia di legalità”…
            Uno strano modo di esercitare la legalità, una sorta di doppio binario attraverso il quale per esempio, sempre rimanendo a Roma, non si scioglie una Giunta Comunale inquinata  (neanche dopo l’arresto di De Vito) ma si chiude una curva di uno stadio all’interno del quale non si verificano da tempo  episodi di violenza .
            Una strana legalità quella di un Paese dove occupare una casa è diventato reato ed il falso in bilancio è, invece, prova di abilità e competenza professionale;  dove cambiare posto allo stadio prevede sanzioni pesanti ma dove la lotta all’evasione fiscale di fatto non c’è.
Una ancor più strana legalità che con il Decreto sicurezza di Salvini raggiunge il suo apice  laddove si istituisce di fatto il reato di “protesta”, visto che per presidi di lavoratori non autorizzati si rischia dai 2 ai 7 anni  quando per i reati dei colletti bianchi il massimo della coercizione è l’arresto domiciliare.
            In questo, solo apparentemente confusionario modello di società, in realtà appare evidente la determinazione a sradicare anche l’appartenenza che ognuno di noi sente verso una “classe sociale”.
            Infatti si tende a delineare la figura del brutto e cattivo che osa ribellarsi al sistema  avulsa dal suo essere comunque anche cittadino quindi studente o lavoratore o piuttosto pensionato se non disoccupato, e dunque contro chi lotta si possono fare leggi speciali, anti-costituzionali e fasciste relegando “chi dissente” e le classi subalterne in un ghetto ben preciso.
E forse qui si chiude il cerchio del disegno sociale che si va delineando: una società che tende all’esclusione sociale, con pochi ricchi i quali sicuramente non frequentano le curve degli stadi ma forse solo le tribune, che senz’altro non hanno la necessità di occupare case ma quella di essere il più possibile tutelati per eventuali “reati tributari”; gente che non ha bisogno del sussidio di disoccupazione o di migliori condizioni di lavoro ma piuttosto di essere assolti per disastri ambientali.
D’altra parte il “dividi et impera” ha sempre funzionato e se costruire una gabbia che chiuda l’individuo in tutti i suoi “ruoli sociali” potrebbe essere piuttosto complicato, scippare ad ogni singolo individuo la sua  trasversalità di cittadino  e confinarlo in un unico  profilo per poi annichilirlo, diventa un’azione repressiva a cui ci si dedica con metodo. Non c’è niente di occasionale nell’azione delle forze che oggi dominano la scena politica.
E forse la risposta potrebbe stare proprio all’interno di questa contraddizione, le nostre provocazioni e le nostre proposte dovrebbero essere trasversali alle classi sociali, dovremmo affrontare temi spiazzanti da questo punto di vista per essere di nuovo convincenti ed inclusivi … se il potere chiude e relega in spazi angusti, non solo fisici ma anche e soprattutto mentali, noi dovremmo essere e praticare altro.
   Tonino e Alessandra
     Osservatorio Represione 

                                                               














giovedì 14 febbraio 2019

SAN VALENTINO


Eravamo tre figli della terra che tentavano di decidere qualcosa nella notte e con tutto il peso dei secoli passati che si gonfiava nel buio davanti ai loro occhi. nell'apprtamento c'era una strana quiete. Io andai a dare un colpetto sulla spalla di Dean e gli dissi di andare da Marylou; e mi ritirai sul divano. Potevo dentire Dean sussultare freneticamente. Solo un tipo che ha passato cinque anni in prigione può arrivare a tali maniaci irreparabili estremi; implorare alle soglie della dolce sorgente, pazzo per la realizzazione completamente fisica delle origini della vita; cercare ciecamente di tornare da dove era venuto. Questo è il risultato degli anni passati a guardare film erotici dietro le sbarre; ad ammirare le gambe ed il petto delle donne sulle riviste popolari; valutando la durezza dei cancelli di ferro e la morbidezza della donna che non c'é. La prigione è il luogo dove si promette a se stessi il diritto di vivere. Dean non aveva mai visto in faccia sua madre. Ogni nuova ragazza, ogni nuova moglie, ogni nuovo bambino era un aggiunta alla sua desolante povertà. Dov'era suo padre? ... Il vecchio vagabondo Dean Moriarty il Lattoniere, che viaggiava sui treni merci, lavorava come lavapiatti nelle cucine delle ferrovie, inciampava, cadeva per terra pieno di vino nei vicoli, la notte, spirava infine su un mucchio di carbone, facendo cadere i suoi denti ingialliti a uno a uno nei fossati del West. Dean aveva tutti i diritti di morire della dolce morte di un completo amore per la sua Marylou. Io non volevo interferire, volevo solo seguire.

(ON THE ROAD - JACK KEROUAC)