martedì 25 giugno 2013

IL BENE SOMMO

... e poi con il tempo tutto diviene più chiaro ... s'allinea alla nutrice cosmica dell'ordine ed entra, in punta di piedi, nella scia che ti conduce nell'universo, dispensando virtù.
E il tuo divenire assume contorni più chiari, lucenti, nel nero profondo delle vie che attraversano lo spazio infinito che ci circonda. L'etereo diviene palpabile, e si modella, nell'autoaccrescimento spirituale che è (dovrebbe essere) proprio dell'uomo, e che conduce (dovrebbe condurre) alla ragione. Che, ora pronta, si divide dall'anima e acquista una vita propria, razionalizzando il nostro essere.
Usciamo dallo stato di minorità iniziale e iniziamo a guardare al tutto, e non più al particolare, assumendo decisioni che riguardano l'intera vita e non più il solo giorno, il solo fatto, accadimento; i dubbi che si manifestano, i consigli che vorremmo avere, hanno sempre più lo sguardo al futuro più lontano; il prossimo ne sarà solo una conseguenza. E tutte le nostre decisioni iniziano ad essere prese sempre tenendo a mente il bene sommo: l'onestà.
La virtù ci fortifica e ci rende più consapevoli; ci conforta e da sostegno nei momenti di dolore, ci fa compiacere e rallegrare dei momenti di serenità. Quello che abbiamo, o non abbiamo, è la diretta conseguenza del nostro agire: la forza interiore, la capacità di sorridere, di amare, la fermezza, la certezza delle nostre facoltà, il possesso non ossessionato dei beni materiali, la calma, pur apparente, nella tempesta, l'elegia stessa del giorno che nasce, l’amicizia, derivano tutte dall'onestà che propugniamo nella nostre azioni quotidiane.

Essere onesti, con se stessi e con gli altri, è quello che ci rende veramente liberi. Che ci conduce nella quiete del nostro vivere, dandoci la capacità di prendere quello che viene per quello che è. Senza le affettazioni necessarie al mascheramento della propria identità, che ci condannano all’isolamento, alla ricerca compulsiva della sublimazione materiale di quello che non possediamo; la virtuosità.
E’ un percorso tortuoso, denso di ostacoli, tentazioni, primitive necessità di soddisfazione, di godimento, di avere. E’ faticoso, impervio, e apparentemente senza fine. È umano, però, ed è raggiungibile. Forse non è possibile condurre tutta una vita improntandola sull’onestà, ma se solo cerchiamo di starci dentro il più possibile, tra le inevitabili precipitazioni dell’anima che si corrompe negli umani sentimenti, la nostra vita sarebbe sicuramente migliore. E potrebbe contagiare positivamente quella degli altri, che contagerebbero altri ancora, e altri ancora …
… e poi con il tempo tutto diverrebbe più chiaro


(pubblicato il 16 marzo 2011)










sabato 8 giugno 2013

GENDER PARITY

Ora, nella mia profonda ingenuità credevo che alcuni equilibrismi "politically corrret" pirotecnici fossero stati possibili solo nel nostro vituperato bel paese, ma stavolta, e non senza soddisfazione, ho dovuto ricrermi.
Mi sono imbattuto in questi giorni in un articolo di Repubblica che prendeva spunto da una iniziativa intrapresa da una delle più quotate università tedesche, quella di Lispia (ex Germania Est), ovvero quella che "i titoli accademici verranno espressi solo al femminile, anche per i docenti maschi. Per tutti si dovrà dire (e scrivere su carte intestate, biglietti da visita, siti web) Professorin, Assistentin, Wissenschaftlerin o Rektorin, cioè professoressa, assistente (ma in tedesco il maschile e il femminile sono diversi), ricercatrice e rettrice.
L'iniziativa, a mio modo di vedere, è ridicola, checché ne dica l'estensore dell'articolo (il quale sostienene, in pratica, meglio questo che nulla...); ridicola e non sense.
Statuire la Gender parity (parità di genere o come comunque la si voglia chiamare) con un editto del genere non fa che acuire la discriminazione fra uomo e donna, come qualsiasi altra iniziativa ricollegabile, ad esempio, alle incredibili "quote rosa" legiferate nel nostro paese.
E' vero, occorre riconoscere che purtroppo nell'anno del signore 2013 questa discriminazione di genere resiste anche nella civiltà occidentale, che dovrebbe stare vivendo il suo periodo aureo.
Eppure  apparteniamo, uomo e donna/maschi e femmine/ trasgender, alla massa biologica di questo pianeta; ci insegnano a parlare, leggere e scrivere allo stesso modo. Gettate le basi per un approccio razionale all'esistenza iniziamo il nostro cammino con il medesimo approccio di curiosità, sul quale costruiamo la  personale legenda della nostra vita, basata su quello che siamo capaci di produrre, inteso come parto dello sviluppo delle capacità intelletive.
Angela Merkel, di fatto, non è la donna più importante del pianeta, ma è una delle persone più potenti in senso assoluto, e questa forza non scaturisce dal fatto che è donna, ma che è, probabilmente, visto che non ho il piacere di conoscerla, una persona molto dotata e di spiccata personalità che è stata capace di divenire ciò che è adesso.
Margaret Thacher, la "Lady di ferro" non è stata la donna più importante della storia inglese, se mai questo titolo il popolo sovrano inglese abbia voglia di riconoscerglielo, ma una delle persone più determinati del '900.
Probabilmente in un contesto di gender parity statutito da una qualche parlamento non sarebbero esistite, perché magari deliberando, ad esempio, una "quota rosa" di una qualche percentuale sarebbero restate fuori.
Medesima considerazione potremmo farla per Mr. Obama, il quale non è quello che è ora perché non bianco, ma perché è sicuramente una persona in grado di convogliare consenso, essendo dotato di un forte carisma.
E così, via.
Credo che tutti i tentativi di stabilire la parità di genere per editto siano non solo patetici, ma ancora più discriminanti. La GENDER PARITY è statuita in natura. La diversità biologica è legata alla riproduzione. Di fatto non saremmo qua a  parlarne se non fosse così. quello che siamo e che siamo in grado di fare è legato alle nostre capacità e a come siamo stati in grado di veicolarle accrescendole, espandodole, ed impiengadole, infine, nel nostro quotidiano.
Esistono persone. Distinguere uomo e donna nel contesto sociale è una assurdità, oltre che controproducente.  Dopo secoli di battaglie (si pensi solo, per ricordarne una, a quella per il diritto di voto per le assemblee parlamentari) ancora siamo invischiati un questa fantozziana distinzione. Siamo ancora a discutere di percentuali, pari opportunità e quanto altro.
Credo che sarebbe ora si smetterla e considerarci tutti delle persone con capacità più o meno spiccate, ed è di questo che dovremmo discutere. Di cosa uno/una è capace di produrre dall'alto della sua istruzione, razionalità, capacità emotiva, determinazione. Il resto è fuffa.
Credo che quando i ragazzi, all'entrata del loro professore in aula all'università di Lipsia dovranno dire: "Guten Tag, Herr Professorin!", cioè "Buongiorno, signor professoressa", a stento tratterranno un sorriso ironico...