lunedì 31 ottobre 2016

BIGNA CHE PEDALI

Lorenzo si laureò alla fine del 1992 alla facoltà di Economia e Commercio della Sapienza con il massimo dei voti con una brillante e visionaria tesi sui futuri e possibili sviluppi del micro prestito; conseguito il diploma di laurea iniziò a proporsi alle aziende che pubblicavano annunci di lavoro cercando profili cui riteneva di avere le qualità per farlo.
Dopo un paio di anni in cui sostenne diversi colloqui si trovava ancora disoccupato, il futuro che si era immaginato uscendo dall'università stentava a palesarsi; le grandi aziende di respiro internazionale cui si era proposto nel migliore dei casi lo ritenevano acerbo ed immaturo per i ruoli cui aspirava.
Non si perse d'animo e continuò la sua ricerca rivolgendosi ad imprese più piccole, in alcuni casi a carattere familiare; l'Italia sembrava vivere un nuovo boom economico ed era certo che avrebbe trovato presto un occupazione degna degli anni impegnati nello studio.
Trascorsero così altri due anni di vani colloqui; si sentiva rispondere sempre le stesse cose: o ora inesperto per il ruolo o era troppo qualificato.
Suo malgrado decise di rivolgersi a persone che potevano aiutarlo ad inserirsi nel mondo del lavoro tramite le giuste conoscenze; questo gli costò fatica, riteneva ciò un qualcosa di inaccettabile, ma alla fine una piccola azienda che produceva mobili alla periferia nord di Roma  lo assunse come contabile.
Vi lavoravano quattro persone alla produzione, compreso il proprietario e suo figlio, una segretaria tuttofare ed un autista per le consegne; su consiglio del commercialista, visto che il lavoro aumentava, decisero di assumere un ragazzo per tenere in ordine la contabilità da trasferire poi allo stesso che avrebbe provveduto agli adempimenti fiscali. Non era quello che aveva sognato ma da qualche parte doveva pur cominciare, e così inizio a dedicarsi al suo primo vero lavoro.
Aveva uno stanzino nel capannone della produzione, buio e umido, dotato di una piccola scrivania, una macchina dattilografica, una calcolatrice, penne, registri ad uso prima nota. Trascorse qualche giorno prima di capire dove fosse finito, fra foglietti di carta con preventivi lasciati in un cestino di paglia, clienti da chiamare per sollecitare pagamenti, urla del proprietario nel capannone e liste della spesa giornaliere che gli telefonava la moglie dello stesso.
Capitò poi che iniziò anche ad usarlo per piccole consegne, riscossioni, versamenti in banca ed altro; lavorava anche dieci ore al giorno con la medesima paga delle sei pattuite al momento dell'assunzione. Alla fine del secondo mese era stremato, lavorava anche il sabato, giorno dedicato alle vendite, a volte anche la domenica, e provò a chiedere al proprietario, al termine di una lunga giornata festiva di febbraio, un giorno di ferie per il lunedì; si trovavano nel parcheggio, faceva freddo ed iniziava a piovere.
Il proprietario lo ascoltò mentre saliva in macchina, chiuse lo sportello, abbassò il finestrino e gli fece cenno di avvicinarsi, quando si chinò per ascoltarlo gli urlò in faccia: "a regazì, se voi lavorà quà bigna che pedali ... bona serata ... "; poi accese il motore e se ne andò dove doveva.
Lorenzo restò immobile nel parcheggio, non aveva compreso la risposta ricevuta; se ne accorse il figlio che scoppiò a ridere, poi gli si avvicinò e gli sussurrò: "a Loré, te voleva di che qua se va 'ferie a metà agosto quanno chiudemo come tutti l'altri, nun se potemo permette de sta a casa quanno ce va. Ce so quattro famie che dipenneno da quello che famo, papà nun ce dorme a notte se a fine mese nun c'ha i sordi pe' paga' li stipendi. Te vole bene, sa che hai studiato e che questo oggi te pò sembrà che nun sia posto pe' te, ma credeme Lorè, papà m'ha detto che co' l'aiuto tuo sta piccola fabbrica un giorno sarà grande perché tu ce la farai diventà. Domani viè a lavorà, nun je da sto dispiacere ...".
Lorenzo rifletté su quelle parole tutta la notte e  l'indomani si ripresentò puntuale al lavoro che non lasciò mai; l'azienda crebbe fino a divenire un marchio internazionale,  nel corso del tempo ne divenne prima direttore e poi socio, nonché un intimo amico della famiglia che gli aveva offerto un'opportunità.
Ieri, a ventiquattro anni esatti da quando iniziò, un ragazzo che aveva assunto per il marketing ha bussato alla sua porta, in verità sempre aperta a tutti, per parlargli; lo ha fatto entrare, lo ha ascoltato con attenzione, si è quindi alzato e si diretto verso la finestra. E' restato alcuni minuti in silenzio guardando il piazzale dove i tir caricano i mobili che vengono prodotti per essere esportati in tutto il mondo, poi si è voltato verso di lui e sottovoce gli ha detto: "a regazì, se voi lavorà quà bigna che pedali ... bona serata ... ".



sabato 29 ottobre 2016

A BODRILLA

Sara era nata quattro anni prima di Veronica: aveva lunghi capelli biondi, un fisico da atleta modellato prima dalla ginnastica artistica e poi dalla pallavolo, possedeva una  notevole capacità di apprendimento e una spiccata capacità relazionale; sembrava aver ricevuto da madre natura le qualità di una predestinata.
Veronica al contrario, era sempre stata goffa; per quel corpo abbondante nel quale era cresciuta, per la sua difficoltà nelle relazioni, per la sua inerzia nell'apprendimento iniziale, per la sua grande timidezza; fino ai quattordici anni non aveva praticato alcuno sport ed aveva superato a fatica le scuole medie.
Erano sorelle, ma  sembravano esserlo solo sullo stato di famiglia per quanto erano diverse l'una dall'altra.
Negli anni dell'adolescenza Sara esplose in tutto il suo vigore, si diplomò al liceo classico con il massimo dei voti e fece il suo trionfale ingesso alla facoltà di psicologia della Sapienza; Veronica, al contrario, soffrì maledettamente gli anni del liceo. Era sempre oggetto di sberleffo da parte dei ragazzi del suo corso: vestiva fuori moda, non aveva praticamente amici e continuava ad ingrassare senza soluzione di continuità.
A casa le cose non andavano meglio; Sara la derideva di continuo, gli faceva scherzi di pessimo gusto e poi iniziò a non appellarla più con il suo nome quando si riferiva a lei con altri ma come "a bodrilla", per via dell'abbondante forma che aveva assunto il suo corpo.
Veronica ne era succube, piangeva di continuo per questo ma era totalmente incapace di reagire; i suoi genitori, oltre tutto, le apparivano indifferenti a quanto le succedeva e ciò la faceva chiudere sempre più in se stessa.
Alla fine del liceo non ne volle sapere di continuare gli studi ed entrò nell'azienda di famiglia, dove il padre la destinò praticamente alla corrispondenza in quanto pur se contrariato dagli studi scelti da Sara, avrebbe voluto che conseguisse una laurea in giurisprudenza, era convinto che sarebbe stata lei a prendere il suo posto quando sarebbe andato in pensione.
Venne così il giorno che Sara fece il suo trionfale ingesso in azienda, dove acquisì una funzione dirigenziale senza aver mai lavorato un solo giorno.
Veronica, nei cinque anni che aveva trascorso al lavoro aveva costantemente migliorato la sua posizione avendo mostrato una certa predisposizione per l'attività di famiglia, ma continuava ad essere relegata nelle retrovie; non partecipava alle riunioni e non veniva interpellata per nessuna decisione strategica.
Nei due anni successivi Sara palesò tutta la sua inadeguatezza per ruolo che le aveva assegnato il padre, mentre Veronica, al contrario, aveva acquisito giorno dopo giorno una grande padronanza del sistema gestionale dell'azienda; pur tuttavia l'organigramma aziendale restò immutato, come restò immutato l'atteggiamento di sua sorella nei suoi confronti.
In un caldo giorno di metà d'agosto i genitori organizzarono un barbecue cui parteciparono anche loro con i rispettivi consorti e figli oltre agli amici di famiglia; Veronica per tutto il tempo si divertì alle spalle di Sara, irridendola per il fatto che la gravidanza l'aveva lasciata ancora più grassa di quanto già non lo fosse. Al culmine degli sberleffi di cui in tanti ridevano Sara si accorse che Veronica piangeva da sola sotto il porticato, si alzò dal lettino dal quale era sdraiata e gridò: "Bodrilla, portaci qualcosa da bere", tornando poi nella posizione iniziale mentre rideva sguaiatamente.
Veronica entrò in cucina, prese due bottiglie di vino e si diresse poi verso il gruppo di persone che attorniavano sua sorella; le posò sul tavolo, poi si piegò su Sara, l'alzò di peso e la scagliò, infine, con una forza inaudita sul prato senza proferire alcuna parola ...
Nei due anni successivi "a bodrilla" assunse le redini dell'azienda, triplicò il fatturato, licenziò tutto il personale con responsabilità dirigenziale e relegò Sara in un ruolo ininfluente nell'organigramma aziendale; si fece crescere i capelli, biondi come la sorella, assunse un personal trainer che rimodellò il suo corpo e divorziò dal marito, in quanto comprese di averlo sposato solo per disperazione.
Oggi Veronica, affermata donna d'affari, viene spesso invitata a parlare  di "meccanismi motivazionali" in convegni industriali; la prima slide della sua presentazione  in power point è bianca con la scritta in grassetto "A BODRILLA" ...



giovedì 27 ottobre 2016

'NDITO AR CULO

Entrò in casa trafelata, chiudendo l'entrata con un calcio dato all'indietro come un cavallo e si fermò lì, all'ingresso, lasciando cadere la borsa di Gucci cui tanto teneva alla fine del lungo sospiro di soddisfazione mista ad angoscia che la pervadeva che emise  accordandosi al tonfo violento della porta che si serrava.
- Che cazzo fai?
La voce di suo marito la colpì con la medesima violenza che aveva appena inferto al pregiato lavoro in noce con blindatura acquistato di recente per via dei ripetuti furti negli appartamenti della zona nella quale abitavano da più di venti anni, che aveva subito un progressivo degrado come la maggior parte della città una volta eterna ed ora sulla via di un inarrestabile declino.
- Torno ora ...
Erano le otto di sera di una troppo calda giornata di ottobre, trascorsa parte nel delirio del traffico di andata e ritorno per il lavoro e parte nella follia di una giornata iniziata con l'amara ed incredula vista della sua stanza trovata chiusa, proseguita con il colloquio surreale con il responsabile delle risorse umane della sua azienda e chiusa con  la proposta di una misera buonuscita previa firma di lettera di dimissioni accompagnata dalla promessa di un aiuto ad un eventuale ricollocamento.
- E ti sembra un buon motivo per sbattere la porta?
L'aggressione verbale stavolta fu più tenue nei toni ma non meno violenta nella sostanza, tanto più che fu emessa senza staccare gli occhi dal televisore acceso su di un canale che proponeva il telegiornale della sera.
- Vaffanculo, Vaffanculo, Vaffanculo !!! Si, è un buon motivo per sbattere la porta, capito stronzo? Vaffanculo!
Le parole esplosero nella stanza uso soggiorno come un tuono di rara potenza annunciato da un lampo di luce in un cielo nero e gonfio di pioggia, spazzando via vent'anni di matrimonio, infrangendosi, infine, sull'uomo che aveva amato per un qualche tempo, ora inerte sul divano come uno scoglio solitario depositato lì da madre natura per un motivo sconosciuto.
- Ma che cazzo dici?
La reazione fu istintiva seppur prevedibile per un uomo che non aveva più nulla da chiedere al proprio destino, confinato nel triangolo fatto di lavoro, sky sport e poker del venerdì con quelli che restavano dei suoi amici, rassegnato nell'inevitabile tramonto di una vita subita più che vissuta.
- Basta, mi hai rotto i coglioni. Non ti sopporto più! Mi hanno licenziata oggi e sai qual'è l'altra novità? Mo' licenzio io a te. Vattene, sparisci dalla mia vita. Sei una presenza insopportabile. Ti guardo e mi fai schifo, ribrezzo. Sei come 'n dito ar culo ...
Le parole uscirono come vomito che prorompe dall'asfissia di uno stomaco attorcigliato da un dolore che ti piega in due, evacuando ciò che il tuo corpo non desidera assimilare, lasciandoti sudato e tremulo, ma libero, finalmente.
- 'n dito ar culo?
- 'n dito ar culo, si 'n dito ar culo ...
Vent'anni scorsero rapidi in entrambi in quel gelido momento di una fine troppe volte annunciata, ma mai concretizzata per motivi che ora appaiono risibili a due persone che si trovano una di fronte all'altra come estranei che litigano per un futile motivo di parcheggio.
Tutto quello che sembrava stato edificato con cura e amore si liquefò su quella rude quanto efficace affermazione; triviale, potente, significativa, inappellabile ...'n dito ar culo ...





domenica 23 ottobre 2016

ECCE HOMO

"ECCE HOMO!" Così Ponzio Pilato (come descritto nel Vangelo secondo Giovanni -v.19,5) presentò  Gesù alla turba; flagellato e coronato di spine, malandato, smunto, indifeso, alla mercé di chiunque. 
"ECCE HOMO! Il contrario di quella specie d'uomo che finora è stata onorata come virtuosa", così Federico Nietzsche scrive nella omonima autobiografia, opera nella quale spiega tutta la sua produzione letteraria, che si conclude nel virulento attacco che egli sferra al cristianesimo: "Il concetto di Dio fu trovato come antitesi a quello di vita, in esso fu riunito in una terribile unità tutto ciò che vi era di dannoso, di velenoso, di calunnioso, tutto l'odio mortale contro la vita. Il concetto dell'al di là, del vero mondo fu creato per disprezzare l'unico mondo che ci sia, per non conservare più alla nostra realtà terrena alcuno scopo, alcuna ragione, alcun compito! I concetti di anima, di spirito, e, infine, anche quello di anima immortale, furono inventati per insegnare a disprezzare il corpo, a renderlo malato, cioè santo, per opporre a tutte le cose che meritano di essere trattate con serietà nella vita".
"ECCE HOMO! Quaerebam unde malum et non erat exitus" (mi chiedevo donde il male, e non sapevo darmi risposta), dice S. Agostino (che troverà poi la risposta nella conversione al Dio vivente) nelle sue  Confessiones (7,7,11).
Eccolo, dunque, l'Uomo? Un essere che deve trovare nella morte la propria ragione di vita? Da condurre in una specie di sottomissione ininterrotta al Divino extraterrestre? Che renderà immortale l'anima a Suo inappellabile giudizio?
Vivo un faticoso ed intenso momento di spiritualità, connesso al grande cambiamento che sta subendo la mia vita, che non riesco ad identificare come volontario. Sta succedendo, ne ho acquisito la sensibilità ora ma credo che abbia avuto inizio un tempo addietro, anche se stento oggi ad individuarne la partenza in modo certo.
Ciò mi ha condotto a riflettere sul significato di essere uomo, ovvero di un entità biologica senziente ma limitata, proprio per volontà di colui che l'ha voluta, nell'apprendimento dello scopo ultimo della sua creazione.
Per quanto approfondisca la mia ricerca mi trovo sempre al punto di partenza, incastrato in un labirinto privo di soluzione di continuità, in un perdurante senso si smarrimento misto a paura comunque scevro di un minimo di certezza; ed ogni giorno che passa mi accorgo di essere sempre più isolato, più appesantito, più vulnerabile, più inidoneo a guardare al futuro con una qualche consapevolezza.
Affronto così i miei giorni come prigioniero di un paradosso apparentemente privo di senso, galleggiando in un liquido impermeabile al mondo esterno dove tutto scivola via senza che io possa interferire in alcun modo con quello che succede.
Mi accorgo di accadimenti che si ripetono come in una equazione matematica, tanto che, a volte, mi ritrovo a predire ciò che mi accadrà a breve, riuscendo quasi sempre ad indovinarlo; questo mi crea scompensi sempre più ardui da gestire, che generano conflitti con la la mia essenza che dovrei riconoscere come umana ma che stento sempre più a considerare come tale.
Forse sto impazzendo, è una possibilità che ho considerato, lo ammetto; forse imploderò dentro a questa follia che dissolverà il mio io in uno spazio tempo a me ora sconosciuto; forse c'è un limite non attraversabile alla conoscenza umana; forse io, ed è la cosa più probabile, non sono in grado di farlo.
A volte mi ritrovo a piangere chiedendomi perché non possa vivere una vita normale come tutta la gente che conosco, ma nelle copiose lacrime che rigano il mio viso non vi è alcuna risposta se non quella di una psicopatia congenita.
ECCE HOMO ... una indefinita ed imperfetta forma vivente alla continua ricerca della ragione della propria esistenza ... Vivere o morire al punto in cui mi trovo non fa più alcuna differenza ...




domenica 16 ottobre 2016

DI CIO' CHE RESTA

Tempo addietro ho scritto un post sul valore dell'amicizia, che ora voglio idealmente concludere in quanto la dubitativa chiosa finale sembra avere trovato una sua ideale risposta.
Il tramonto di un rapporto che usiamo definire amichevole può lasciare segni, è vero, ma è pur vero che traccia un solco invalicabile fra ciò che è stato e ciò che sarà di te, inevitabilmente. Ho smesso da tanto tempo di giudicare le persone in ragione di quello che fanno ed ho smesso, sopratutto, di curarmi di quello che le persone pensano di me, e questo, a ben vedere, racchiude e celebra l'etereo concetto di socialità come riferimento dell'individuo.
Ognuno valuta gli altri in base ai parametri che gli sono noti, che conosce in virtù della propria educazione e cultura, nonché, come ho già detto nel post precedente, delle aspettative di cui investe con chi si relaziona abitualmente.
Ho attraversato un lungo periodo di isolamento vissuto in una profonda riflessione su me stesso, verso cui sono estremamente critico; credo sempre che avrei potuto far meglio quello che ho fatto, che avrei potuto dire meglio quello che ho detto, che avrei potuto e dovuto avere un approccio migliore verso gli accadimenti della mia vita. Ho assunto una posizione cinica, che mi porta ad escludere, appunto, desideri e bisogni facendo leva esclusivamente su una intensa spiritualità che è molto faticosa da raggiungere e mantenere.
Per questo evito ora di fare considerazioni di valore sulle persone, che credo agiscano esclusivamente per soddisfare i propri bisogni pur cercando, almeno quelli più attenti a ciò, di mediarli e temperarli con i bisogni delle persone che a vario titolo gli sono care. 
I condizionamenti continui cui si è sottoposti influenzano inevitabilmente l'agire, l'azione reazione ininterrotta quotidiana cui si deve necessariamente sottostare, e ciò comporta, a sua volta, conseguenze sull'agire delle attività relazionali pur strette ed affettive.
Deve, quindi, essere accettata a priori ogni eventualità? No, credo che la maggior parte delle persone non sia predisposta a questo, non lo possa tollerare che entro una certa misura che può variare nel tempo.
Siamo umani e non facciamo altro che assecondare la nostra natura, cui l'istinto primordiale è sopravvivere; non c'è mai un "forse" in qualcosa che termina, c'è solo un impulso naturale di auto protezione.
Quello che mi resta di ciò che è stato? L'esperienza, che mi ha condotto dove mi trovo ora. Ho dato e ricevuto finché gli istinti si sono alimentati a vicenda con le persone con le quali mi sono relazionato, e questo mi torna dietro soddisfazione. 
Vivo ora in interminabili silenzi di interminabili giornate di interminabili pensieri con la serenità di chi ha smesso di porsi domande cui ha la risposta certa solo che vive nell'illusione si sapere. Io non so, e, dopo tutto, me ne compiaccio.


martedì 11 ottobre 2016

TO BE A POET

accendete la pira
e liberate la taranta
sul rullo del tamburo
ballerò anche io
l’unica danza 
che non avrei mai voluto imparare ! 

Esternare pubblicamente momenti intimi raccolti in versi è quanto di più difficile ci possa essere, rasenta, nel suo eccesso, una sorta di deprivazione dell'io inteso in quanto tale, conosciuto, positivo, glabro, puro.
L'imperfezione linguistica si coagula con l'imperfezione dell'animo scavato nel suo profondo generando un senso ottuso chiaro solo all'esponente, che viola la propria intimità pur continuando a celarla in frasi esoteriche decriptate dal lettore in una reinterpretazione a sua volta intimistica e per questo valida e chiara solo a lui stesso.
Tutto ciò, apparentemente insensato, celebra l'ideale apogeo comunicativo umano, un invalicabile confine costruito su metriche ritmiche a volte di rara bellezza che impreziosiscono l'assuefazione dialettica abituale, attraversando il tempo indelebili, sospese nel persempre, riaffiorando dalla memoria nel momento nel quale soccorrono chi ne abbisogna.
Si è soli quando i versi esplodono e vogliono essere raccolti. Si è soli quando i versi vengono poi riposti. Si è soli quando poi in un giorno qualunque i versi vergati trovano il loro significato.  Si è soli nel momento che valicano la custodia segreta nella quale sono stati relegati e altri occhi vi si posano sopra. Si è soli nei sussulti o nell'indifferenza che possono provocare. 
Ed è proprio per questo che vengono scritti e poi vengono lasciati andare. E'  nell'intimità che lega chi scrive e chi legge che la forma poetica trova la sua ragione di essere. Non in premi né, tanto meno, in celebrazioni critiche; è' in questa trascendenza che il poeta trova la sua giustificazione ...
"Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole" ...  

domenica 9 ottobre 2016

5 DOMANDE A: CULTURE CLUB ALBANO LAZIALE

PAGINA FACEBOOK
richiesta.fb.me/cultureclubalbanolaziale

MESSANGER
m.me/cultureclubalbanolaziale







Come nasce l'idea di "Culture Club Albano Laziale"?

La realizzazione di uno spazio espositivo virtuale sperimentale è un'idea che covavo da molto ma che per vari motivi rimandavo di continuo, sia perché non mi era chiaro cosa mi proponessi di fare sia perché temevo di non trovare il tempo necessario da dedicargli. Poi mi sono convinto che un progetto sperimentale non ha la necessità prioritaria di essere definito ma che proprio in quanto esperimento deve trovare la sua stabilità nel corso del suo divenire e che quindi in ragione di ciò cosa dovrebbe venire fuori mi sarebbe stato chiaro nel corso della sua costruzione.

Un punto di partenza sembra comunque esserci, ovvero divenire un riferimento per il movimento culturale che prolifera all'interno dei castelli romani.

Si, questo è il fulcro attorno al quale dovrebbe svilupparsi il progetto. Ho la fortuna di avere conosciuto e stretto amicizie con persone che praticano varie forme d'arte e/o sono socialmente impegnate, che hanno in comune la voglia di proporre iniziative e sono in continuo movimento per realizzarle, tutte nate e cresciute nei castelli romani. Ho proposto, e continuerò a proporre, già i loro lavori sul mio blog, l'albanense irriverente, ma ho anche preso coscienza che forse creare uno spazio dedicato a disposizione di tutti che esponga in modo permanente i lavori sarebbe stato più efficace a promuovere le tante iniziative che vengono emanate di continuo.

Pensi dunque di circoscrivere territorialmente il tuo progetto?

No, non è questo il punto. L'idea è di mettere a disposizione per chiunque abbia voglia di proporre contenuti un open source  che divenga, appunto, uno spazio espositivo permanente a disposizione di chi abbia voglia di visitarlo. Scritti, fotografie, recensioni, articoli di giornali e riviste, musica, progetti sociali e quant'altro può trovare collocazione in questa galleria aperta 24 ore, di libero accesso e senza fini di lucro, ovviamente. Il riferimento ai castelli romani è identitario, qualificativo, al fine di renderlo riconoscibile in quanto tale come movimento pur se orfano, al momento, di un manifesto che ne celebri la nascita, se mai questo avverrà.

Credi, quindi, che possa nascere un vero e proprio movimento che possa essere ricondotto ad una identità territoriale?

Per l'appunto. Ma già esiste e vive di luce propria. Ci sono già iniziative che stanno divenendo eventi annuali, quali, ad esempio, il Bajocco Festival,  che si svolge ad Albano Laziale la seconda settimana di settembre, o il Primo Maggio dei Castelli organizzato dall'associazione l'Urlo (Libera Associazione di Liberi Musicisti), tutto grazie ad artisti, nonché persone di notevole spessore,come, sempre ad esempio, Andrea Caovini che sta facendo un grande lavoro nel campo musicale. E potrei citarne tante altre significative del fermento culturale che stanno vivendo i castelli romani. Quindi perché no? Tutte le correnti culturali che hanno influenzato il secolo scorso hanno preso vita in un determinato luogo dove si erano create le condizioni per svilupparsi grazie a persone che le hanno proposte ed accompagnate nella loro crescita.

Per concludere, cosa ti aspetti da questa iniziativa?

Nulla, oppure tutto, non lo so. Non ho la minima idea di cosa possa venirne fuori. Per il momento mi limiterò a pubblicare i contenuti che reputo interessanti che trovo nelle mie visite sul web, nella speranza che inizino anche ad arrivare proposte e suggerimenti per lo sviluppo dello spazio. Quello che mi auguro è di avere tempo per curarlo e che altri si affezionino a questo progetto, poi il tempo ci dirà cosa sarà divenuto.


giovedì 6 ottobre 2016

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE

Capita così che in una piovigginosa e querula mattina di ottobre in cui l'eclissi del tuo mantra sembra toccare il suo apogeo negativo tanto da ipotizzarla irreversibile, gettando lo sguardo a terra come resa all'inevitabile fato che avvolge la tua vita gli occhi si posino su dieci centesimi precipitati lì chissà da quale tasca o mano.
Capita così che con un gesto istintivo apparentemente irrazionale tendi il braccio e fai della tua mano una tenaglia per raccogliere quella minuta moneta per portarla prima di fronte ai tuoi occhi per farla scivolare infine nella tasca dei tuoi jeans.
Capita così che nel momento stesso in cui quel valore innocuo nel potere di scambio attuale trova rifugio e calore nel chiuso della minuta sacca cucita dentro i tuoi pantaloni la pioggia cessi e una flebile luce inizi ad irradiarsi dietro il cielo plumbeo.
Capita così che mentre tutto questo accade privo di un apparente significato nella tua testa una limpida cronologia di cose da fare si manifesta come un trascendente imperativo divino che detta regole immanenti.
Capita così che lo spazio alieno che hai vissuto nel perdurare dell'eclissi torni ad essere conosciuto, inoculando nel tuo animo sopito l'ancestrale sicurezza smarrita in eventi vissuti nei tempi recenti da spettatore seduto in una decadente e polverosa galleria di un dimenticato teatro.
Capita così di puntare lo sguardo verso l'infinito dell'orizzonte e sentirlo talmente prossimo da poterlo modellare con il semplice movimento combinato degli occhi e delle palpebre, in un fanciullesco ed estatico gioco.
Capita così di comprendere quello che non credevi possibile, sommerso dal petulante ibrido ricordo di ciò che eri e che mai più sarai e di lasciarlo finalmente andare.
Capita così di sentirti di nuovo respirare.
Capita così trovarti di nuovo a sorridere.
Capita così di scoprirti di nuovo a camminare fra la gente.
Capita così di fermarti di fronte ad una vetrina e vedere di nuovo la tua immagine riflessa.
Capita così, a volte.
Forse non ci crederete, ma tutto questo è successo veramente ...

sabato 1 ottobre 2016

CULTURE CLUB ALBANO LAZIALE

CULTURE CLUB ALBANO LAZIALE è una pagina che si propone di pubblicare contenuti culturali di ogni genere a disposizione di chiunque voglia proporli. Nasce come idea di uno spazio espositivo virtuale del movimento culturale dei Castelli Romani, fertile ed in continua espansione. Eventi, comunicazioni socialmente utili, prodotti del libero pensiero e quant'altro verrà ospitato su questa pagina
( richiesta.fb.me/cultureclubalbanolaziale)
mandando una mail a questo indirizzo: m.me/cultureclubalbanolaziale

Ho aperto questa pagina su FB dopo averci pensato a lungo, non tanto per la paura che possa restare vuota (cosa possibile), ma per il timore di non essere in grado di saperla gestire adeguatamente; ma avendo la fortuna, nonché il piacere, di conoscere molte persone che praticano varie forme di arte e tante altre che hanno cose interessanti da dire, che spero contribuiscano attivamente alla costruzione di questo spazio virtuale affinché possa divenire un riferimento per tutto il movimento culturale che prolifera all'interno dei Castelli Romani (e non solo ...), ho preso coraggio ed ho deciso di tentare.
Non ho idea se l'esperimento funzionerà né, tanto meno, di cosa ne possa uscire, ma continuare a rifletterci sopra non aveva più alcun senso, quindi ho acceso il mio vecchio pc e l'ho fatto.
Ho anche deciso che io non ci scriverò sopra, visto che uso questo blog per fare quello che più mi piace, ma, ovviamente, posterò la comunicazione di ogni pubblicazione, come qualsiasi altro utente spero faccia con assiduità.
Verrà pubblicato ogni contenuto inviato senza alcuna selezione né, e ci mancherebbe, censura, e sarà visibile a tutti gli utenti che vorranno accedere alla visita di questo spazio gratuito.
Credo che non occorrano altre parole ... lo spazio è on line ed in attesa di iniziare a prendere vita ...