lunedì 28 novembre 2011

Cèzanne, Palazzo Reale, Milano

Ero a Milano il 17 novembre scorso e ne ho aprofittato per andare a Palazzo Reale, di fianco al Duomo, per andare a vedere la mostra , per la prima volta in questa città sull'autore, curata da Rudy Chiappini con la collaborazione di Denis Coutagne.
Sono esposte 40 opere del maestro francese provenienti da diversi musei internazionali.
Non amo particolarmente Cèzanne, ma ogni occasione è buona per alimentare la mia sete "pittorica" e così sono riuscito a trovare il tempo, fra riunioni ed altro, di infilarmi, appunto, a Palazzo Reale, e godermi l'arte del francese.

"Ho giurato a me stesso di morire dipingendo..."

La frase collocata alla fine del percorso espositivo esplica inequivocabilmente quale passione, ferocia e determinanazione Cèzanne abbia messo nel proprio lavoro (suo padre voleva farne un banchiere sembra...); ed è possibile vederla questa sua volontà nelle tele esposte in ordine di sviluppo, se così si può dire, della sua tecnica e originalità, che ne hanno fatto un cardine per le strade che la pittura imboccherà dopo di lui.
Le quattro stagioni all'entrata sono foriere di un messaggio di imbarazzante semplicità nel suo esordio come pittore, autodidatta...poi il percorso si snocciola in realizzazioni di forme indefinite, con forti colori tendenti ad una confusione "astratta" (paesaggio con oratorio - viadotto e l'estaque per dirne due).
Poi si arriva alle due rappresentazioni del grande pino e terre rosse,



delle quali quella provenienente dall'Hermitage di San Pietroburgo rapisce e incanta..

"Dipingere dal vero non significa copiare la natura ma realizzare sensazioni..."

e questa altra frase del Maestro trova la sua verità, secondo il mio modesto parere, nel bosco incantato della roccia rossa,



opera sublime ed inarrivabile, dove l'occhio è rapito dalla magia della creazione, facendosi trasportare all'interno, in una sublimazione spettatore/opera che rare volte mi è capitato avvertire... una forte emotività direi esoterica, alquanto trascendente, un qualcosa che è di più ma del quale non riesco a trovare le parole per descriverlo efficacemente....


"...non modellare, ma "modulare", complessa operazioni di sintesi delle emozioni..."

Sebbene il modulare di Cèzanne anziché il modellare sia un concetto ancora sfuggente, la sua complessa sintesi delle emozioni esplode chiaramente nell'opera il giardiniere vallier,



un opera meravigliosa e densa, un'oasi di pace e silenzio attraverso la quale il tempo si ferma, entrando in una dimensione metafisica che ti fa perdere il contatto con la realtà...

fino al 26 febbraio 2011 a Palazzo Reale, Milano
magari siete di passaggio...ne vale la pena...

mercoledì 23 novembre 2011

....parole, e non solo, per Lei...

... Mentre passeggio davanti al Dome, un poco più tardi, vedo una faccia pallida, pesante - occhi spiritati - e l'abitino di velluto che ho sempre adorato, perché sotto il velluto morbido c'erano sempre i suoi seni caldi, le gambe di marmo, fresche, salde, muscolose. Si leva da un mare di facce e mi abbraccia, mi abbraccia con passione; mille occhi, nasi, dita, gambe, bottiglie, finestre, borse, piatti, tutti ci fissano e noi uno nelle braccia dell'altro, dimentichi.
Mi siedo accanto a lei ed ella parla, un fiume di parole. Frenetici vaneggiamenti di isteria, perversione, lebbra. Non sento una parola, perché lei è bella e io l'amo e ora sono felice e sarei pronto a morire. ...

Henry Miller, Tropico del Capricorno, 1935

mercoledì 16 novembre 2011

...prigioniero...

...l'agognata e sospirata libertà può trasformarsi in un boomerang, che tornando dietro ti picchia in testa lasciandoti in terra svenuto. Libero, libero, libero, nel senso più lato del termine, nel suo senso assoluto, puro, cristallino; l'abuso sfrenato della condizione di "sentirsi"libero elevata all'ennesima potenza come condizione sine qua no della propria vita. O così o niente. una condizione estrema, da ultimo posto sul pianeta terra nel quale vivere, un polo sud nel quale la necessità non è vivere ma sopravvivere.
Così la libertà giorno dopo giorno assume contorni diversi dal suo significato originale. Essere liberi e sentirsi liberi ti accorgi che sono due cose completamente diverse, divergenti, opposte, rifrangenti.
Nella sua assolutezza la magnifica idea di essere il Luigi XIV del tuo impero minimalista via via scema, riducendosi piano piano ad assuefazione da anfetamina che porta dopamina a cellule corrose dal tarlo della "rota".
La verità diviene così un limite da bypassare continuamente in uno standby permanente: l'illusione. Di poter metabolizzare ed espellere successivamente ogni fremito del cuore e dell'anima.
Libero, ma prigioniero; prigioniero della mia libertà. Fittizia, artificiale,costosa, mutevole, inorganica, eterea...
Libero e prigioniero nel medesimo folle momento...ma non "sentirmi" libero mai...
Prigioniero, si prigioniero della mia libertà...
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