domenica 31 luglio 2011

MANOSCRITTO VOYNICH

1912, Frascati, Villa Mondragone, collegio gesuita. Wilfrid Voynich, un mercante statunitense di  libri rari acquista trenta volumi da padre Giuseppe Strickland (venduti per raccimolare fondi da destinare al restauro della villa), tra cui il misterioso manoscritto oggi conosciuto con il suo nome. All'interno del libro il mercante rinviene una lettera del rettore dell'università di Praga  datata 19 agosto 1665 con la quale egli inviava il testo a Roma al poligrafo Athanasius Kircher affinché lo decifrasse. Il rettore nella missiva affermava che aveva ereditato il manoscritto da un alchimista e che il suo precedente propetario era stato l'imperatore Rodolfo II che lo aveva acquistato per 600 ducati (una somma ingente per l'epoca).

Per lungo tempo si è creduto che il manoscritto fosse un falso, poi nel febbraio del 2011, un gruppo di ricercatori dell'Arizona University lo ha datato (con il radiocarbonio) fra il 1404 ed il 1438.
Il volume è stato scritto su pergamena di vitellino (16 cm di larghezza e 22 di altezza) e consta di 102 fogli, nei quali, oltre al testo, sono presenti una notevole quantità di illustrazioni a colori ritraenti i soggetti più svariati.
Botanica, astronomia, biologia, farmacologia sono le sezioni nel quale il manoscrito è diviso. Oggi è conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library di Yale ( http://beinecke.library.yale.edu/dl_crosscollex/SetsSearchExecXC.asp?srchtype=ITEM).
E' universalmente noto come il libro più misterioso del mondo ed è l'unico libro scritto nel XV secolo che non sia stato ancora decifrato. Contiene immaggini di piante mai viste ed è scritto in un idioma che non appartiene ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto.
Nonostante si siano cimentati nell'impresa i migliori crittografi (tra i quali gli esperti di crittografia della marina statunitense, che registrarono il loro unico fallimento sino ad oggi), nessuno sa dire cosa vi sia stato scritto. Lo studio più significativo resta quello di Bennet, che ha applicato la casistica alle lettere e alle parole del testo, mettendone in luce non solo la ripetività ma anche una sbalorditiva semplicità lessicale (una basilarità linguistica riscontrabile tra le lingue moderne solo all'hawaiano). Il fatto che le medesime sillabe e perfino intere parole vengano ripetute con frequenza tale da rasentare il beffardo sarebbe più attinente ad una intenzione incosciamente accomodante che non volutamente criptica. Sono state riconosciute 19-28 probabili lettere che non hanno nessun legame con gli alfabeti conosciuti. Molto significativa nel testo è anche la completa assenza di errori ortografici e cancellature, oltreché esitamenti nella scrittura, tutte componenti riscontrabili in qualiunque altro manoscritto.
Restano in piedi le ipotesi di una lingua "filosofica", ovvero artificiale o di una costruzione "casuale" in forma di sillabe, per spiegarne la resistenza a qualsiasi tentativo di decifrazione.
E' poco credibile che il testo sia frutto di una burla o di una truffa pepetrata ai danni del sovrano di Praga dell'epoca (seppur dagli storici definito un affezionato esoterico e forse qualcosa di più). E' anche poco credibile che una testo definito a bassa entropia da Bennet sia di così ardua interpretazione.
Resta l'enigma di raffigurazioni di piante a noi sconosciute e di raffigurazioni astrologiche apparentemente senza senso. Un mistero che resiste da secoli sfidando le più moderne tecniche di decifrazione di testi criptici. Forse la spiegazione è molto più semplice, ma il mondo scentifico è da sempre restio a prenderne in considerazioni l'ipotesi (seppur con notevoli aperture negli ultimi tempi), ovvero quello di una civiltà che ha visitato il nostro pianeta e che ha lasciato segni su tutto il pianeta del suo passaggio.
Quello che valutiamo dal punto di vista razionale a volte non è sufficiente a darci le spiegazioni che esigiamo. Occorre affidarsi a qualcosa di meno concreto, ma forse ancora i tempi non sono maturi per aprire un vaso di pandora che potrebbe esploderci fra le mani.
Aspettiamo, fiduciosi, nuove rivelazioni. Nel frattempo il manoscritto è là, a Yale, a disposizione di chi voglia cimentarsi nell'impresa. Forse, dico forse, occorrebbe solo un piccolo sforzo di credere che alcune cose siano possibili.

lunedì 4 luglio 2011

ROMA - PALAZZO VENEZIA - BIENNALE REGIONALE

da quest'anno LA BIENNALE DI VENEZIA  ha anche  sezioni regionali, ideate e volute da Vittorio Sgarbi. Gli artisti del Lazio selezionati, 104, vedono le loro opere ospitate a Palazzo Venezia, che sono la kermesse più corposa. L'arte contemporanea trova quindi spazi ulteriori oltre a quelli concessi dalla Biennale. In pratica chi non è stato selezionato per Venezia ha trovato una collocazione in ambito regionale. Anche se da tutti non è stata digerita, questa novità, che trovo interessante e propositiva, offre uno spazio culturale interessante ad opere che, altrimenti, non avrebbero trovato un loro respiro fuori dai canonici giri delle gallerie espositive.
Anche se molte delle opere non sono inedite, ovvero create per l'occasione (visti anche i tempi ristretti cui sono stati costretti gli artisti interpellati), la mostra di Roma presenta alcune opere veramente notevoli. La prima cosa che colpisce è l'alto numero di quadri esposti (64 su, appunto, 104 opere); considerando che il sistema arte sembra ultimemente snobbare la pittura, questa è una gradita novità (almeno per me...).
Fra le opere pittoriche esposte ho trovato veramente interessanti: Stefania Fabrizio, ORA X, Georges de Canino, GOLE OR, Enrico Manera, ASSENTE, Claudio Valenti, SOGNO, Giovanni Gasparri, DEUS ABSCONDITUS .
Poi il MIMO di Mario De Luca   (foto sotto)



e la ECCE MATER DULCISSIMA, di Ernesta Lamagna,


Seppur da sempre critico verso l'arte contemporanea, devo riconoscere che questa volta sono uscito dalla Biennale regionale di Roma veramente soddisfatto. Nonostante l'assoluto deserto nel quale mi sono trovato sabato pomeriggio (nelle più di due ore trascorse nelle splendide sale di Palazzo Venezia, praticamente ero in visita privata...), la mia sete di novità è stata ampiamente soddisfatta dalla cascata d'acqua fresca nella quale mi sono imbattuto.  C'è bisogno di nuove idee, sperimentazioni, di nuovi materiali da plasmare, di idee e di coraggio. Fateci un salto, e godetevi i nostri nuovi artisti...non vogliamo vedere sempre le stesse cose...oppure no?