martedì 29 marzo 2016

LA RAGION DI STATO

Realizzare un'azione contraria a certi interessi o ideali dello Stato per evitare conseguenze peggiori ai suoi cittadini è divenuto il motivo principale dell'abuso, oramai consueto, anzi direi sistematico che si fa di questo nobile e, purtroppo, necessario principio regolatore della vita democratica di uno stato di diritto.
Argomentato in maniera compiuta da Macchiavelli nel suo "Il Principe", ha subito nel corso del tempo una distorsione per giustificare comportamenti a volta inaccettabili, come sta avvenendo in Italia con l'incarico di premier assegnato senza votazioni per tre volte consecutive, e per secretare attività rientranti nel presunto principio del "segreto di stato" che possiamo equiparare, senza possibilità di smentita, alla medesima ragion di stato.
In un crescendo di presunte necessità di tenere all'oscuro dei cittadini le ragioni per le quali i dominus del potere democratico indirizzino verso alcune strade la vita democratica del Paese privandola della dovuta discussione stiamo assistendo inerti ad un ribaltamento dei principi statuiti nella nostra Costituzione, la Legge Primaria da cui dovrebbero discendere tutte le altre che stabilisce i confini del come e del perché il sistema politico si autoregola.
Due guerre mondiali combattute sul territorio europeo avevano condotto ad una diffusa democrazia negli stati legati territorialmente, ed in parte culturalmente, deponendo infine le armi per gli anni futuri statuendo l'alleanza che oggi è definita Unione Europea dopo essere transitata dalla Comunità Economica Europea e la successiva Comunità Europea.
I cittadini europei hanno assistito più o meno passivamente a questa rivoluzione culturale e politica, stabilita in centri di comando e di indirizzo non negoziati all'interno dei singoli stati che si sono via via affiliati; così la "ragion di stato" ha assunto una duplice veste: quella dell'Unione e quella di ogni singolo membro all'interno della stessa.
Questa elevazione al quadrato ha prodotto, e produce, veicolazioni degli indirizzi economici e politici, oltre ad altri, sui quali è stato posto, di fatto, diritto di veto, seppur, come ho già spiegato nel post nel quale mi sono occupato dell'Unione Europea grazie ad un referendum svolto in due paesi membri non è stata sancita la Carta Costituzionale Europea che, di fatto, avrebbe cancellato quella dei paesi facenti parte dell'Unione.
Pur in questo diniego, cui non è stata data comunque rilevanza nel centro di comando, la ragion di stato, pur priva a tutti gli effetti di uno stato di diritto in quanto non si può considerare l'Unione come tale, continua a essere la giustificazione per la quale alcune scelte vengono operate sulla pelle di circa 500.000.000 di persone.
Tra questo oscurantismo e quello praticato nei veri stati di diritto inglobati in questa unione, gli argomenti di discussione della vita pubblica sono divenuti alquanto irrilevanti in ordine alla strada che si sta intraprendendo riguardo al nostro futuro.
Non a caso vengono estratte in serie problematiche comunque minori sulle quali vengono puntualmente accesi feroci dibattiti con il solo scopo di deviare l'attenzione sul gioco che si sta mettendo in atto, come ogni discreto mago/illusionista ben sa, in maniera da tirare fuori dal cilindro quello che in realtà si vuole infine imporre fra gli ooohhh degli attoniti cittadini europei (non ha più senso alcuno definirsi francesi, italiani o spagnoli, questo credo che ora dovrebbe essere chiaro).
In tutto questo si è inserita la "strategia del terrore", ovvero la diffusa insicurezza a cui si stanno abituando i residenti europei che fa si che ci si aggrappi sempre più a chi può più o meno tenere sotto controllo il dilagare del terrorismo islamico che sembra inarrestabile nonostante che l'occidente evoluto abbia mezzi tecnologici a disposizione che dovrebbero agevolmente drenare questo fenomeno;  ciò ha, di fatto, abilmente blindato "la ragion di stato".
Ognuno di noi è responsabile di ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi, questo è bene non dimenticarlo mai.
Poi, libero arbitrio.
Se la famosa e famigerata "maggioranza" ritiene che questo sotto ogni aspetto sia comunque il meglio pace.
Io non credo. Ma sono uno. E forse non sono nemmeno così tanto lucido. Si, forse è così, o forse, magari, no ...





lunedì 28 marzo 2016

NABUCODONOSOR

Noto in antichità per essersi dedicato alla ristrutturazione di Babilonia, pavimentando strade, ricostruendo templi e scavando canali, è famoso invece ai posteri per essere accreditato alla costruzione dei Giardini Pensili, una delle sette meraviglie del mondo antico, e per aver distrutto il tempio di Salomone, causando la prima deportazione del popolo ebraico, meglio conosciuta come Esilio babilonese. È inoltre menzionato nel Libro di Daniele e in altri testi della Bibbia (FONTE WIKIPEDIA)


La prima guerra in Iraq, meglio conosciuta come "Guerra del Golfo" è stata combattuta tra il il 2 agosto 1990 e il 28 febbraio 1991 con il proposito di non permettere all'allora dittatore dello stato Saddam Hussein di utilizzare le così dette "armi di distruzione di massa" di cui sembrava essere in possesso dopo che questi aveva attaccato e occupato il Kuwait.
Le famose armi, la celeberrima "pistola fumante" indicata dal capostipite della dinastia dei Bush, non furono, in effetti, mai trovate; c'è un buon film americano che narra di come la storia fu costruita apparentemente su di un equivoco per l'acquisto da parte dell'Iraq di materiale che in gergo viene definito Dual Use, ovvero materiale che può essere utilizzato sia per fini civili che materiali.
Questo è ciò che è stato tramandato alla storia e che si legge e leggerà sui testi formativi in uso nei vari livelli scolastici di apprendimento.
L'Iraq moderno corrisponde in gran parte a quella che nell'antichità era definita Mesopotamia, ovvero la "Terra dei fiumi", dove è nata è si è sviluppata la civiltà umana come la conosciamo e dove, da indicazioni contenute nelle Sacre Scritture tra cui la Bibbia, era individuato il "Paradiso Terrestre".
Saddam Hussein, definito "un pazzo", per quello che vuol dire, era convinto di essere la reincarnazione di Nabucodonosor II, sovrano Babilonese vissuto tra il 634 ed il 562 a.c., tanto che fece costruire un edificio con impresso su ogni singolo mattone usato per la costruzione questa dicitura.
Durante l'assalto al Tempio di Salome in Gerusalemme si verificò un episodio, sempre riportato nelle Sacre Scritture, alquanto indecifrabile proprio nel tempio; questo fu dato alle fiamme e mentre bruciava Nabucodonosor costringette tre saggi del popolo ebraico, eminenti rappresentanti dello stesso, ad entrarvi per ucciderli.
Questi non solo non perirono ma uscirono integri dal tempio accompagnati da una entità biologica soprannaturale che, una volta fuori, si eclissò alla vista; i tre saggi furono, successivamente, deportati a Babilonia; Saddam Hussain conosceva bene questa storia e forse sapeva anche altro.
Il Tempio di Salomone è il centro nevralgico di tutte e tre le grandi religioni Monoteiste del pianeta terra e riveste un'importanza che viola anche i confini estremi della stessa religione intesa come credenza; si ritiene che la struttura sia in effetti uno Stargate (porta delle stelle).
Gli stargate sono considerati dei portali con i quali connettersi con l'universo, ovvero porte dalle quali è possibile accedere per viaggi interspaziali, muoversi, cioè, nello spazio in un continuo temporale fra diverse dimensioni.
Gli Usa rappresentano la struttura societaria vivente sul pianeta più enigmatica, con conoscenze precluse agli altri; sono gli unici, in effetti, ad aver violato il confine della gravità terrestre ed aver visitato mondi alieni, di cui diffondono notizie parche e frammentarie.
Che la guerra del golfo sia stata pretestuosa lo sanno anche i bambini, che della pistola fumante non ci fosse neanche l'ombra era chiaro già all'epoca, che il petrolio sia stato usato come alibi da chi era contrario alla guerra indicandolo come vero obiettivo ne è piena la letteratura storica; che Saddam Hussain fosse in grado di utilizzare lo Stagate del Tempio di Salomone, invece, lo sapevano solo gli USA, ovvero la massoneria americana che detiene la conoscenza suprema della cose umane.
Forse il Dittatore irakeno non è stato attaccato per quello che è stato fatto credere. Nei paesi islamici è in corso una distruzione sistematica di reperti archeologici di estrema importanza nel silenzio pressoché generale; è la medesima operazione condotta dai crociati al tempo dell'imposizione del cristianesimo in quelle medesime zone.
E' lì che tutto è nato ed è lì che può essere trovata la chiave che spiega le ragioni dell'esistenza umana.
Quando si è scartato l'impossibile, quello che resta, per quanto improbabile, è sempre la verità ...





domenica 20 marzo 2016

L'ABBANDONO

Le mie profonde crisi depressive hanno infine prodotto una catarsi spirituale che mi sta conducendo in una nuova genesi, bruciando i miei demoni e frantumando i conflitti interiori che mi attanagliano da quando sono divenuto senziente.
Intellettualmente vivo ma deceduto nell'animo ho vissuto gli ultimi anni della mia vita come uno zombie, dentro un limbo di vita apparente, nella diaspora dei sensi, nell'eco dei ricordi, nell'estrema e straziante solitudine, sull'orlo di un precipizio invitante, nello specchio che nulla rifletteva.
Ho camminato nella mia stessa ombra, parlandogli e ricevendone risposte, in un assurdo kafkiano di rara potenza.
Ho posseduto la follia gratificando il mio ego, in un crescendo esoterico e misterioso, a volte così violento da imprimere lividi che segneranno per sempre il mio corpo.
Ho violato le soglie inviolabili della percezione destrutturando la mia psiche, entrando in un mondo oscuro popolato da spiriti ansimanti in un delirio corrodente come acido.
Ho assaporato la vacuità dell'umana specie vedendone la fine nello spegnimento solare, così impotente e fragile nel suo nanismo cosmico.
Ho creduto di essere, compenetrato e infine vinto dalla mia presunta unicità nel mondo conosciuto.
Ho lottato e perso battaglie cruente in campi di battaglia sterminati, privi di protezione, assolati come deserti, freddi come la luna, sanguinanti come una macelleria di bovini.
Ho visto ciò che non volevo vedere pur tenendo gli occhi serrati, come un profeta del nulla asserragliato sulla montagna divina in attesa della parola di un dio.
Ho vomitato quello che avevo ingerito, in un continuo da girone infernale dantesco, nella speranza di espiare le mie colpe terrene.
Ho pianto, sommerso da onde marine annaspando in cerca d'aria per non affogare, in tramonti struggenti e malinconici, privi di fede di un domani nascente.
Giunto nel limite massimo dell'umana sopportazione e con in mano il coltello per il taglio finale ho voluto dare un ultimo sguardo al mondo terreno, affacciandomi alla finestra in un alba vitrea e uggiosa, permeata del senso della solitudine a me cara, e nell'incanto di un qualcosa che è impossibile descrivere pur con tutte le parole che conosco ho pianto di nuovo.
E nelle lacrime riganti il mio viso depauperato della voglia di lottare ancora per un giorno il pallido sole nascente ha iniziato a brillare, riaccendendo occhi spenti.
Il coltello è scivolato via dalla mano finendo in terra nel silenzio dell'immateriale, evaporando infine nella luce accecante penetrante dalla finestra senza più vetri.
Una forza mai percepita prima ha manifestato la sua presenza in un vigore crescente, riequilibrando uno spirito alla deriva nell'oceano della pazzia.
Immobile come una statua classica nell'elegia della sua bellezza ho pianto ancora, assaporando di nuovo l'estasi della vita ...







mercoledì 16 marzo 2016

MARTE

Il 14 marzo  è stato lanciato dalla base di Bajkonur (Kazakhstan) il razzo Proton con a bordo il lander Schiapparelli, una sonda che servirà ad esplorare il pianeta rosso per conto dell'ESA (in realtà solo dieci paesi sono coinvolti dei 22 facenti parte dell'European Space Agency), che vede l'Italia in prima fila con le industrie Thales Alenia Space Italia, Telespazio e Altec (32% quale quota di un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro) per questa prima missione denominata EXOMARS.

La sonda Schiaparelli (astronomo esploratore di Marte che proprio il 14 marzo avrebbe compiuto 171 anni) dovrebbe atterrare il 19 ottobre 2016 dopo un viaggio di 143 milioni di chilometri, e il suo compito, manco a dirlo, sarà cercare tracce di vita biologica sul pianeta che più di tutti ha una stretta relazione con il nostro.

La NASA, come è noto, ha già inviato sonde su Marte, ed ha un satellite in orbita attorno ad esso che invia foto del pianeta, a volte veramente sorprendenti, di strutture che sembrano manufatti artificiali e non naturali, tra cui: tre piramidi allineate come nella pianura di Giza in Egitto, una di ciò che appare come un sarcofago,

e quella oramai famosissima dell'enorme viso umanoide che tanto ha fatto discutere.


E' innegabile che Marte eserciti sulla nostra specie una attrazione direi fatale e quello che stiamo spendendo tra americani e resto del mondo per cercare di studiarlo al fine di inviarci sopra la nostra specie per colonizzarlo sta lì a dimostrarlo.

Che sul pianeta rosso fosse presente acqua è oramai innegabile, al di là delle comunicazioni ufficiali che la NASA dirama in proposito delle ricerche che sta effettuando (mi ripeto in proposito ma la National Aeronautics and Space Administration pur se ufficialmente è classificata come agenzia governativa civile è in realtà ricompresa all'interno del ministero degli interni e deve sottostare al segreto di stato, ragion per cui quello che comunica sono le informazioni non classificate Top Secret),ed in ragione di ciò è molto probabile che ci sia stata vita biologica in un tempo remoto che, per una qualche di ragione, potrebbe essersi trasferita sul pianeta terra dando vita alla nostra specie, non necessariamente uguale ma forse simile.

Questo spiegherebbe in parte il senso di attrazione che noi umani abbiamo verso Marte, un richiamo così forte da apparire come un elevato desiderio di risalire alla vera storia dell'origine dell'umanità. Da tempo accanto alle teorie che vengono accreditate come ufficiali dalla scienza di riferimento ne sono nate altre molto interessanti, grazie alla tecnologia oggi a disposizione di una moltitudine di persone che non si accontentano più di quanto viene riferito ma cerca spiegazioni alternative credibili a quelle che, in molti casi, appaiono improponibili seppur certificate a livello mondiale.

Una teoria è credibile finché il paradigma che la sostiene è accettato a livello scientifico, quanto questo cambia la teoria muore ed è sostituita da una nuova (la terra è stata piatta fino a quando non è stato dimostrato il contrario); ovviamente i referenti scientifici della teoria in voga cercano sempre di screditare quella nuova finché è dimostrato che non è più possibile sostenerla.

L'evoluzione della nostra specie è legata alla nuova conoscenza, che ha sempre bisogno di tempo per essere metabolizzata e accettata e quindi riconosciuta come vera; ciò che viene scoperto comporta sempre riflessioni sui modi e i tempi per comunicarlo in quanto potrebbe incidere profondamente sui futuri comportamenti sociali.

Seppur possa apparire paradossale la struttura sociale umana è legata indissolubilmente all'aspetto religioso, che ha una funzione regolatrice, tralasciando tutto ciò che è legato alla trascendenza, della stessa: ci lega e ci veicola, calmierando istinti primordiali che, nonostante tutto, esplodono in continuazione causando gravi ripercussioni sulla stabilità del pianeta.

La dicotomia scienza/religione al contrario di ciò che si pensa come acclarato, non è stata superata, una qualunque rivelazione scientifica che andasse ad intaccare il credo religioso riguardo alle nostre origini creerebbe ripercussioni non controllabili sulla nostra specie; è per questo che le informazioni vengono dosate e fatte uscire al momento che si pensa possano venire socialmente accettate.

Qualcuno sa, o è in procinto di sapere. A breve molta di quello che crediamo la nostra storia verrà cambiata. Ci stanno preparando. I nuovi profeti hanno già parlato o stanno parlando. Forse le future generazioni, definite già oggi  "figli delle stelle", saranno giudicate pronte alle nuove rivelazioni. Forse verrà scritto un ulteriore Testamento che avrà un fondamento scientifico piuttosto che religioso.

Forse, chi vivrà saprà ...




lunedì 14 marzo 2016

IL VALORE DELL'AMICIZIA

Si arriva ad un punto della vita in cui, volente o nolente, si inizia a pesare ogni singola cosa; una di queste è il valore dell'amicizia.
Può essere genericamente definito come un sentimento affettivo relazionale, che può vedere coinvolte due o più persone, teoricamente basato sul rispetto, sulla fiducia, sulla stima, sulla disponibilità reciproca; questa definizione ha un senso se la consideriamo da un punto di vista sociale, ovvero ciò che dovrebbe intendersi quando si pronuncia la parola amicizia: poi c'è quello che viene sviluppato nella realtà attorno a questo sentimento.
Occorre che prima che io sviluppi la mia tesi faccia una premessa: forse sono la persona meno indicata per discutere e trarre conclusioni su questo nobile valore in quanto faccio molta fatica ad essere accettato dal genere maschile e ho sempre trovato grande diffidenza verso di me da parte del genere femminile; mi sono sempre fatto molte domande in proposito ma alla fine ho smesso di ponermele: è così, lo accetto e basta.
Detto questo, ho cambiato molte volte idea su questo tipo di relazione speciale che si instaura fra gli umani  nonostante che io gli attribuisca ancora oggi un notevole significato; ho sempre più remore ad usarlo ovvero ad indicare quella persona come amico/amica. 
Ho compreso, mio malgrado, che questo sentimento poggia molto del suo credo su una stima degli interessi congiunti sui quali, appunto, due o più persone possono convergere e nulla altro; fino a che esiste una unità di intenti, ovviamente di varia natura, la relazione sussiste; cessate le comuni finalità la relazione subisce un degrado progressivo fino a dissolversi.
Per questo, con il tempo, le amicizie cambiano: rapporti che sembravano ferrei si palesano in realtà eterei ed evaporano nello sciame sociale seppur con varie giustificazioni, o, a volte, con imbarazzanti silenzi; e si aggiungono nuove persone alla lista delle amicizie in virtù dei nuovi interessi o in virtù del consolidamento di quelli datati.
Ho sempre considerato l'amicizia per i difetti, chiamiamoli così, dei miei amici/amiche più che per i loro pregi, li ho, cioè, sempre accettati in quanto tali e mai per la "cosa giusta" che mi sarei aspettato da loro; siamo persone e reagiamo alle cose la maggior parte delle volte per istinto.
Quello che ho sempre ripudiato è stato il calcolo, l'opportunismo, la convenienza di avere relazioni in quanto potenziali occasioni per avere opportunità altrimenti precluse; niente aspettative, solo ed esclusivamente un rapporto leale e sincero di un cammino fatto assieme a persone inizialmente estranee e poi col passare del tempo parte integrante della tua vita.
Faccio errori di continuo, seppur con gli anni sempre meno vistosi, e non posso pretendere che gli altri non ne facciano. Cresciamo, consolidiamo una nostra personalità, con il trascorrere degli anni diventiamo altro da quello cui siamo partiti; a volte la crescita è comune, di pari passo con le nostre relazioni, altre volte no, è disarmonica, si crea un distonia che in alcuni casi sembra insanabile.
Nascono così fratture che nel tempo si dilatano sino ad essere impossibili da ricongiungere; le strade divergono e ci si ferma, incontrandosi, magari solo per un saluto di educazione, ma si evita un contatto diretto come era poco tempo prima.
Subentrano fattori esterni condizionanti il rapporto e il più delle volte non si ha la forza per superarlo questo condizionamento, o renderlo meno influente, in alcuni casi, forse, non se ne ha neanche la voglia, resta così magari il ricordo dei momenti trascorsi assieme e nulla altro; l'orizzonte cambia e ci si adegua al nuovo scenario.
Nonostante sia possibile comprendere determinate situazioni resta, almeno per me, l'amaro in bocca ancora oggi per perdite di rapporti che rendono la vita monca di un qualcosa che è stato e non sarà più.
Mi sto abituando, è vero, ma non vuol dire che lo accetti di buon grado. Forse un giorno mi sveglierò e mi accorgerò che tutte le persone che hanno camminato assieme a me condividendo questo che credevo un valore assoluto ed immutabile non ci saranno più; mi ritroverò solo e cercherò nuove relazioni che, per forza di cose, non potranno avere quel senso di trascendenza e potenza che quelle andate recavano in se.
Forse non ci ho capito molto. Forse è così che deve andare. Forse è nella nostra natura. Forse gli diamo troppa importanza. Forse si generano aspettative impossibili da sostenere. Forse ...


domenica 6 marzo 2016

LA RETORICA DEL SINDACO

Prima della ultima votazione per nominare il sindaco attualmente in carica ad Albano Laziale sono stato contattato da una lista civica per una candidatura a consigliere; a recapitarmi l'offerta è stata una persona di cui ho una stima infinita che ho la fortuna di conoscere da tempo.
Devo riconoscere che quando mi arrivò la telefonata ne fui piacevolmente sorpreso nonché gratificato.
Il successivo incontro che avemmo per i chiarimenti relativi allo scopo che si prefiggeva il gruppo di persone cui lui faceva riferimento non fece che confermare quanto di buono già conoscevo di questa persona; dopo di che mi presi qualche giorno di tempo per riflettere sulla proposta e poi diedi il mio assenso.
Poco dopo la struttura amministrativa per la quale lavoro mi diede un incarico particolarmente gravoso in termini di impegno che mi portò a dover riconsiderare la cosa e, seppur a malincuore, dovetti rinunciare.
Pur non partecipando attivamente alla vita politica, non voto oramai da più di venti anni, mi sono sempre impegnato indirettamente tramite i miei scritti su questo blog a esternare il mio pensiero su ciò che accade in quello strano mondo popolato da figure di vario genere; d'altronde mi sono laureato in scienze politiche e relazioni internazionali non per caso, in quanto, appunto, questa sfera sociale ha da sempre attirato la mia attenzione.
Incidentalmente la proposta che mi era pervenuta mi ha portato in seguito a fare alcune considerazioni su cosa rappresenti oggi la carica di sindaco; l'analisi effettuata mi ha portato a considerala, allo stato delle cose, una figura retorica quindi inutile.
L'amministrazione di un comune è regolata dal diritto, ovvero dalle funzioni che a questa carica vengono attribuite; le funzioni sono, a loro volta, regolate dalle norme che vengono emanate dal legislatore riguardo ad ogni settore della vita sociale sottoposto a tale vincolo.
Ne discende che ogni decisione che dovrebbe essere presa da chi ricopre tale funzione è già stata predeterminata, ovvero, tutte le istanze che pervengono all'amministrazione comunale sono accettate o rifiutate in forza di una legge; l'apparato amministrativo permanente considera le proposte, le valuta ed infine le accetta o le rigetta, al limite ne chiede modificazioni.
Iperboli decisioniste in questo senso rappresentano tutte forzature di legge cui occorre risponderne nei competenti tribunali; nella sostanza, chi ricopre la carica di sindaco non può che prendere atto di quanto già disposto sui temi che gli vengono proposti.
Quello che resta è in genere quello per cui nessuno è contento della persona che ha votato, o meglio, che gli hanno indicato di votare.
Costruire una scuola, creare centri di formazione, riparare una buca piuttosto che un buco nel soffitto  ecc. ecc. possono anche restare nobili attività ma che possono essere eseguite senza che si metta in piedi la farsa delle votazioni e di ciò che le precede, ovvero le roboanti idee cui vengono innaffiati quelli che una volta erano definiti comizi elettorali, che restano, quasi sempre, lettera morta.
Il sistema politico tieni in piedi queste cariche, nonché quelle regionali, al solo scopo di auto legittimarsi nonché, ovviamente, di distribuire poltrone ai portatori di voti.
In  uno stato moderno efficace e teso al bene comune questa figura dovrebbe essere abolita e sostituita con un manager amministrativo cui dare un incarico predefinito da effettuare in un tempo prestabilito. Alla scadenza valutare la performance effettuata e confermarlo oppure destinarlo ad altro incarico.
Oggi la gestione di un comune rappresenta la gestione di un conto economico dare/avere, nulla di più e nulla di meno; lo spazio da destinare al "sociale" è talmente esiguo che può, e deve, essere gestito diversamente.
Perché spendere tanti soldi in termine di elezioni e stipendi per persone che nulla possono in effetti? La demagogia del possesso che invaso la nostra scena politica ha prodotto guasti inenarrabili. Ma non vi fa orrore quando nell'altra tragicommedia che va in scena al momento dello spoglio dei voti si parli di "vincitori", di "conquista", di "ritorno alla legalità", di "abbiamo in mano tot comuni e rappresentiamo la parte sana del paese" e di chi più ne ha più ne metta?
La presa del feudo con le bandiere sventolanti di "chi a vinto" non è, nella sostanza, la più grande sconfitta di quella che chiamiamo, a torto, democrazia?
Considerare i cittadini numeri da enunciare per tenere in mano il pallino del comando non è, sempre nella sostanza, la più grande forma di autarchia legittimata dall'espressione del così detto voto popolare?
Aboliamola questa votazione; pretendiamo la formazione di manager in grado di amministrare con competenza la cosa pubblica invece di affidarci a persone sconosciute presentate come la panacea di mali strutturali che essi stessi hanno contribuito ad alimentare. 
Perché un noto chirurgo avrebbe lasciato quello che sapeva fare meglio ovvero curare persone per andare a fare il sindaco di Roma e contribuire a farle ammalare quelle medesime persone?
La risposta credo la conosciate. 
Questo sistema va cancellato; questa apoteosi di futilità bruciata nel più grande falò popolare mai acceso.
Poi, democraticamente parlando, se la maggioranza vuole aprire un buco nella tua casa per defecarci dentro può farlo; ha i voti ...