Cosa porta con se il "NO" decretato dal popolo sovrano alla presunta riforma costituzionale che è stata proposta e sbandierata come ineludibile?
Non è facile di sicuro una analisi certa degli effetti collaterali che si dipaneranno dalla bocciatura emersa dal referendum, in primis in quanto l'elettore italiano è volubile per natura, ovvero molto di quello che produce nelle urne è dettato nella grande maggioranza delle volte dalla spinta emotiva della situazione storica che vive.
Poi, quasi mai l'aggregazione politica sui temi referendari può essere replicata nelle votazioni politiche, o amministrative, in quanto le ragioni che muovono queste alleanze vivono solo ed esclusivamente in ragione del momento, ovvero della convenienza che sembra emergere nell'appoggiare una tesi piuttosto che un'altra.
Inoltre, la situazione economica europea, riflessa in quella mondiale, incide profondamente nelle politiche degli stati moderni, influenzandone, in ragione degli scopi, la formazione dei governi in virtù della possibilità di ricatto, più o meno velata, che possiede in ragione della probabilità di effettuare investimenti e creare, di concerto, occupazione, temi dominanti, oramai, di tutti gli indirizzi socio politici delle sovranità nazionali (e sovranazionali).
Tutto quello che verrà detto, in proposito, sarà, per forza di cose, molto aleatorio e condizionato, per l'appunto, dagli scopi che verranno proposti da chi in possesso della forza economica per farlo.
Ragionare sulle percentuali virtuali in possesso di questo e di quello appare, in conseguenza, un gioco sterile fine a se stesso, buono per occupare spazio sui media che, nonostante tutto, veicolano ancora oggi l'informazione verso quello che l'editore, non più puro ovvero con lo scopo di fornire solo ed esclusivamente informazione tout court, ritiene utile in relazione della causa da sostenere.
Ritengo, comunque, che qualcosa sia emerso dalla votazione del quattro dicembre, al di là di quanto è risultato dalle urne, perché reca con se, a mio avviso, un messaggio nuovo che non è possibile sottovalutare, ovvero la necessità di un ampio consenso condiviso nelle scelte degli indirizzi che determineranno il futuro del nostro Paese.
Continuare a considerare ininfluente il pensiero sociale reale credendo di possedere una verità assoluta non è più accettato in quanto tale; ignorarlo conduce solo a nuove fratture che presto diverranno insanabili.
Il sistema politico così come è attualmente strutturato è inadeguato ad affrontare le nuove sfide che il futuro ci proporrà senza soluzione di continuità, e la vera riforma da affrontare dovrà essere, per forza di cose, quella per sostituire l'odierno modello cui si fa riferimento.
Le dicotomie ideologiche che ancora sussistono nel nostro Paese appaiono, allo stato attuale, dinosauri preistorici inconciliabili con le necessità della moderna società "liquida" (Zygmunt Bauman docet) che viviamo, disancorata dai blocchi di pensiero che hanno regolato il secolo scorso; non comprenderlo sarebbe l' errore più grave che si possa commettere.
Come un errore altrettanto imperdonabile, se non maggiore, sarebbe quello di cercare, o aspettare, un messia in grado di rivoluzionare questo modello desueto ed inefficace; l'aggregazione attorno ad una figura simbolo è essa stessa un retaggio culturale antiquato di acclarata minorità e sottomissione che conduce, inequivocabilmente, all'annientamento del libero pensiero per il mantenimento di status quo acquisiti.
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