Abbattere un muro eretto per dividere e divenuto con il tempo un monumentale monolite dell'umana stupidità è stato per la mia generazione l'evento più incredibile a cui abbia assistito, al di là ogni meraviglia tecnologica che ha cambiato, e sta cambiando, il mondo.
Un atto fisico distruttivo che ha condotto l'umanità fuori dal medio evo nella quale era di nuovo precipitata, dopo aver assaporato l'era dei lumi francese, la rivoluzione industriale inglese e la prospettiva liberale del "nuovo mondo" americano.
Due guerre mondiali combattute in gran parte sul suolo europeo non erano state sufficienti a saziare l'animale che si annida nell'uomo e dal quale è diretta emanazione; occorreva anche una "guerra fredda" combattuta sotto l'egida della minaccia nucleare per completare le portate del pasto assurdo iniziato nel 1915, che contribuiva a dividere il pianeta in due blocchi contrapposti da filosofie e politiche sociali inconciliabili.
L'unica certezza sembrava la fine; un fungo atomico avrebbe dato l'innesco per l'auto cancellazione dell'umanità, supremo atto autodistruttivo da perpetrarsi in nome di un qualcosa che ancora oggi sfugge al pensiero razionale.
Poi, un uomo proveniente da uno sperduto villaggio agricolo dell'ex Unione Sovietica innescò invece la più grande rivoluzione dei tempi moderni, teorizzando e portando a compimento il processo di democratizzazione di quell'immenso Paese, passato alla storia come "Perestroika", che segnò la fine della guerra fredda e che fu celebrato, appunto, dall'abbattimento del muro di Berlino nelle due date consegnate alla storia: 9 novembre 1989 inizio - 3 ottobre 1990 riunificazione della Germania.
IL 15 marzo del 1990 l'umanità celebrò anche lui, Mikhail Gorbaciov, assegnandoli il Premio Nobel per la Pace, in quanto riformatore e leader politico mondiale che ha contribuito al cambiamento in meglio della natura stessa del processo mondiale di sviluppo.
Un sognatore nato in una remota località del pianeta prendeva per mano uomini stolti e li rimetteva sulla giusta rotta, indicando loro la via per un futuro migliore, da discutere, è vero, ma senza l'ausilio di armi e barriere non solo metaforiche.
Un sognatore che non si è limitato a produrre parole seppur belle ad uso e consumo del pensiero positivo in quanto tale, ma che si è battuto attivamente per il suo sogno, che non riguardava lui in quanto essere vivente ma tutti noi come appartenenti alla stessa specie.
La storia dell'umanità ha visto apparire molteplici sognatori positivi che ci hanno condotto a dove siamo oggi, con visioni future a volte ridicolizzate dallo status quo dominante nel momento storico nel quale sono apparsi; l'hanno combattuto e l'hanno vinto, dimostrando che si può.
Si può cambiare in meglio rendendo la società mondiale potabile per se stessa, coadiuvandosi nel nome della continuità, eliminando barriere che sembrano ineludibili, manifestando idee scomode, illustrando visioni future di organizzazioni societarie improntate sul bene comune, scevre dei confini geografici, politici e religiosi che le stesse organizzazioni hanno creato e sui quali hanno proliferato.
Sognare un mondo diverso si può e si deve ma, sopratutto, occorre che si voglia: aspettare il Messia potrebbe rivelarsi cosa buona e giusta, ma se nel frattempo la strada per il suo passaggio inizia a lastricarsi con il nostro contributo, questo non potrà che rendergli il cammino più agevole ...
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