domenica 23 ottobre 2016

ECCE HOMO

"ECCE HOMO!" Così Ponzio Pilato (come descritto nel Vangelo secondo Giovanni -v.19,5) presentò  Gesù alla turba; flagellato e coronato di spine, malandato, smunto, indifeso, alla mercé di chiunque. 
"ECCE HOMO! Il contrario di quella specie d'uomo che finora è stata onorata come virtuosa", così Federico Nietzsche scrive nella omonima autobiografia, opera nella quale spiega tutta la sua produzione letteraria, che si conclude nel virulento attacco che egli sferra al cristianesimo: "Il concetto di Dio fu trovato come antitesi a quello di vita, in esso fu riunito in una terribile unità tutto ciò che vi era di dannoso, di velenoso, di calunnioso, tutto l'odio mortale contro la vita. Il concetto dell'al di là, del vero mondo fu creato per disprezzare l'unico mondo che ci sia, per non conservare più alla nostra realtà terrena alcuno scopo, alcuna ragione, alcun compito! I concetti di anima, di spirito, e, infine, anche quello di anima immortale, furono inventati per insegnare a disprezzare il corpo, a renderlo malato, cioè santo, per opporre a tutte le cose che meritano di essere trattate con serietà nella vita".
"ECCE HOMO! Quaerebam unde malum et non erat exitus" (mi chiedevo donde il male, e non sapevo darmi risposta), dice S. Agostino (che troverà poi la risposta nella conversione al Dio vivente) nelle sue  Confessiones (7,7,11).
Eccolo, dunque, l'Uomo? Un essere che deve trovare nella morte la propria ragione di vita? Da condurre in una specie di sottomissione ininterrotta al Divino extraterrestre? Che renderà immortale l'anima a Suo inappellabile giudizio?
Vivo un faticoso ed intenso momento di spiritualità, connesso al grande cambiamento che sta subendo la mia vita, che non riesco ad identificare come volontario. Sta succedendo, ne ho acquisito la sensibilità ora ma credo che abbia avuto inizio un tempo addietro, anche se stento oggi ad individuarne la partenza in modo certo.
Ciò mi ha condotto a riflettere sul significato di essere uomo, ovvero di un entità biologica senziente ma limitata, proprio per volontà di colui che l'ha voluta, nell'apprendimento dello scopo ultimo della sua creazione.
Per quanto approfondisca la mia ricerca mi trovo sempre al punto di partenza, incastrato in un labirinto privo di soluzione di continuità, in un perdurante senso si smarrimento misto a paura comunque scevro di un minimo di certezza; ed ogni giorno che passa mi accorgo di essere sempre più isolato, più appesantito, più vulnerabile, più inidoneo a guardare al futuro con una qualche consapevolezza.
Affronto così i miei giorni come prigioniero di un paradosso apparentemente privo di senso, galleggiando in un liquido impermeabile al mondo esterno dove tutto scivola via senza che io possa interferire in alcun modo con quello che succede.
Mi accorgo di accadimenti che si ripetono come in una equazione matematica, tanto che, a volte, mi ritrovo a predire ciò che mi accadrà a breve, riuscendo quasi sempre ad indovinarlo; questo mi crea scompensi sempre più ardui da gestire, che generano conflitti con la la mia essenza che dovrei riconoscere come umana ma che stento sempre più a considerare come tale.
Forse sto impazzendo, è una possibilità che ho considerato, lo ammetto; forse imploderò dentro a questa follia che dissolverà il mio io in uno spazio tempo a me ora sconosciuto; forse c'è un limite non attraversabile alla conoscenza umana; forse io, ed è la cosa più probabile, non sono in grado di farlo.
A volte mi ritrovo a piangere chiedendomi perché non possa vivere una vita normale come tutta la gente che conosco, ma nelle copiose lacrime che rigano il mio viso non vi è alcuna risposta se non quella di una psicopatia congenita.
ECCE HOMO ... una indefinita ed imperfetta forma vivente alla continua ricerca della ragione della propria esistenza ... Vivere o morire al punto in cui mi trovo non fa più alcuna differenza ...




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