Sara Di Pietroantonio aveva 22 anni. Troppo pochi per morire e sopratutto per farlo così: percossa, strangolata e poi data alle fiamme dal suo ex fidanzato; tutto questo a Roma, Italia, non in qualche paese islamico, dove il maltrattamento delle donne viene contiuamente sottolineato dai mass media producendo discussioni infinite nell'occidente che si considera culturamente più evoluto.
Non riesco a togliermela dalla testa questa storia, mi si è radicata dentro assieme al viso di Sara, una ragazza che muoveva i suoi passi giovanili in quella che avrebbe dovuto essere la sua vita, anni che dovrebbero essere spensierati, elettrizzanti, frenetici, colmi di speranza e aspettative e che, invece, sono terminati in una squallida periferia di una grande città che annega nell'indifferenza, nell'egoismo, nell'ignavia.
E' assurdo morire così, per le mani di una persona cui aveva dato fiducia e forse amore, che era stato accolto con benevolenza dalla sua famiglia, che avrebbe dovuto proteggerla sempre e comunque, anche se la loro storia aveva avuto termine; invece no, in una notte inoltrata di primavera il suo corpo è stato brutalizzato e la sua vita spezzata, negandogli il suo diritto a vivere.
Sono indignato, siamo tutti indignati per questo; i social e i giornali sono pieni di parole per lei, tutte sacrosante, tutte giuste, tutte vere, tutte, purtroppo, solo parole.
L'onda emotiva si spegnerà presto, altre fatti e altre parole occuperanno lo spazio a lei dedicato in questi giorni, e quando le luci si spegneranno il dolore resterà tutto a carico della sua famiglia, stuprata nel suo punto vitale, che si ritroverà a vivere un qualcosa che nessuno sano di mente può lontanamente ipotizzare.
Le violenze sulle donne temo continueranno nonostante che tanto sia stato fatto in proposito, e tanta gente sia attiva su questo tema brutale e inaccettabile nella società di oggi; è' insito nella nostra cultura, ne è parte integrante, manifesto o sotto inteso, è così talmente radicato, come purtroppo vediamo, che la sua estirpazione sembra ancora lunga da venire.
E' radicato anche nel profondo degli uomini intesi come maschi, per una qualche ragione che io non riesco a comprendere; cosa possa condurre un uomo ad uccidere una donna per motivi passionali sinceramente sfugge alla mia razionalità.
Sarebbe auspicabile che questa fosse l'ultima onda, e che dopo il suo passaggio le acque tornino tranquille e placide sotto un sole splendente; dobbiamo lottare per questo, ogni giorno, senza arrendersi mai.
Ognuno nel suo piccolo può contribuire a far si che ciò non accada mai più, può sembrare un utopia ma è l'unica strada che possa condurre al risultato auspicato; gli altri siamo noi e con gli altri condividiamo la nostra vita e per crescere socialmente occorre crescere individualmente.
Mi chiedo continuamente cosa faccio io per fa si che questi accadimenti non si ripetano, ma le risposte che mi do mi deludono; da oggi dovrò iniziare a far si che mi piacciano ...
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