domenica 5 giugno 2016

COPPIA DI SETTE

Il piatto era molto cospicuo, l'"over" l'aveva alzato a circa mille euro e tutti e quattro i giocatori avevo deciso di giocarlo. Il primo del giro cambiò tre carte. Il secondo si diede servito. Il terzo ne prese soltanto una. L'ultimo ero io. In mano avevo una coppia di sette, un otto, un dieci ed una donna. Non essendo costretto avrei potuto passare la mano, ma visto che non ne prendevo una da più di un ora ho deciso di tentare. Sul servito del secondo giocatore presi una decisione apparentemente assurda: mi diedi servito anche io. Mentre lo facevo mi accesi una sigaretta e posai le carte sul tavolo e diedi la parola al primo servito. Lui aprì e chiuse le carte, poi iniziò a contare le fiches e nel farlo chiese tempo per il rilancio. Alzò gli occhi i mi guardò. Poi aprì nuovamente le carte e le richiuse. Poi disse "parola". Il terzo giocatore fece altrettanto. Io aspirai l'ultima boccata di tabacco, spensi le sigaretta e senza alzare le carte dal tavolo dissi "piatto", mettendo con calma le fiches corrispondenti al valore presente a quel momento al centro del tavolo. Il primo giocatore passò. Il secondo, ovvero il primo servito, chiese nuovamente tempo al rilancio. Aprì nuovamente le carte mentre io lo fissavo. Poi si passò una mano nei capelli. Posò le carte. Prese a contare le fiches. Arrivato alla cifra per restare in gioco la mise di lato alle altre che possedeva. Riprese la carte. Poi disse "passo". Il terzo giocatore gettò le carte senza proferire parola e mi passò le fiches al centro del tavolo. Il mazziere successivo, il primo giocatore, prese le carte coperte di ognuno degli altri giocatori e iniziò a mischiarle per il giro successivo. Dopo alcune mani in rigoroso silenzio il secondo giocatore mi chiese che punto avevo in quella mano; gli risposi che avevo una coppia di sette. Non mi credette. Continuammo a giocare in silenzio. Dopo altri giri a carte coperte ne uscì uno di telesina, quattro carte scoperte a giocatore più una coperta; sul tavolo due carte coperte. Ricevetti quattro carte di quadri "a scala reale": un otto, un nove, un dieci ed un jack: la mia carta coperta era il K di quadri. A forza di rilanci al piatto, per ottenere la carta occorre pagare la puntata che decide il giocatore con il punto più elevato in quel preciso momento ovvero rilanciare la sua posta, restò in corsa solo il primo giocatore. Aveva fuori due carte di cuori. Due cuori scoperti li aveva anche il secondo giocatore e uno il terzo, ma entrambi avevano lasciato la mano. Restavano, a quel punto, solo due carta di cuori disponibili. Il terzo giocatore aveva fuori anche  il sette di quadri, una delle due carte che mi avrebbe permesso di chiudere una scala reale; l'altra era la donna di quadri e poteva, ammesso che non l'avessi io (ma questo, ovviamente gli altri non potevano saperlo), essere, quindi, una delle due carte coperte ancora da girare. A parlare toccava al primo giocatore in quanto pur senza una coppia aveva l'asso di cuori. Mi diede la parola. Feci "piatto". Lui vide. Il mazziere girò la donna di cuori. Ora a parlare toccava a me con una scala alla donna. Feci nuovamente "piatto". Il primo giocatore contò nuovamente tutte le carte fuori; aveva tre cuori, una carta coperta, una carta coperta al tavolo e poteva ancora chiudere teoricamente il colore di cuori ma non poteva chiudere, per il 10 fra la carte del secondo giocatore, la scala reale. Vide. il mazziere girò il K di cuori. Toccava me parlare con la scala alla donna fuori. Feci di nuovo "piatto"; a quel punto eravamo oltre i mille e cinquecento euro. Il primo giocatore mi guardò. A quel punto era ovvio che avesse chiuso il colore di cuori ma se io avessi avuto coperta la donna di quadri avrebbe perso. Vide. E prese il piatto. Contro ogni logica aveva giocato da perdente per tutte le mani, con la bassa probabilità statistica che le due carte coperte fossero di cuori e l'alta probabilità statistica che io avessi già in mano una scale reale che lui non poteva chiudere.
Persi, alla fine, quella partita, ma la coppia di sette da allora mi ha accompagnato nella mia vita; la fortuna mi aveva girato le spalle nella mano dei due colori rossi ma comunque il primo giocatore aveva una possibilità dettata dalla visibilità delle carte e l'ha sfruttata. Nel mio bluff, invece,  non era possibile fare calcoli: la scelta era cieca. 
A volte  quando può sembrare che non si abbia via di uscita da una qualunque situazione quello che conta non è ciò che è ma quello che si riesce a far credere che sia ...

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