Se alla fine degli anni 70 avessi avuto l'età della ragione invece che dieci anni probabilmente avrei aderito al così detto movimento freak, da noi italianizzato in frikkettone.
I frikkettoni in quell'epoca rappresentavano l'ala della controcultura, della ribellione allo status quo vigente all'epoca, ispirati più che dal movimento hippies dalla beat generation spinta da Kerouac e Ginsberg; poi, come tutti i movimenti si dissolse in tutte le variabili culturali che fiorirono negli anni successivi.
Ma pur non avendo potuto partecipare attivamente alla controcultura di quegli anni ne sono stato sempre attratto e idealmente ne sono stato partecipe, continuando ad esserlo ancora oggi; sono, in sostanza, un "frikkettone ad honorem".
La controcultura si identica in ogni epoca storica come ribellione, appunto, al sistema sociale che viene vissuto nel momento, germogliando sempre dalle nuove generazioni che non accettano quello che trovano e provano a cambiarlo.
Come tutti i movimenti culturali anche chi cerca di identificarsi in una controcultura di fatto ne crea uno nuovo, che pur apparentemente refrattario alle regole ne detta nel suo svolgersi di nuove, cercando di proporre modelli societari alternativi che possono o meno resistere nel tempo.
Ma il movimento freak, seppur con tutti i limiti dettati dalla necessità di diversificarsi, credo che abbia resistito nel tempo, seppur diluendosi in altre espressioni dettate dal nuovo modo di essere "diversi" dallo status quo dominante al momento.
Seppur possa apparire romantico oggi riproporre un modello di controcultura nato alla fine degli anni settanta, credo che il nostro modello societario abbia bisogno di un propulsore che cerchi di destabilizzare la quieta struttura si cui esso posa oggi, seppur alcuni movimenti alternativi ad esso siano già esistenti ed operativi , a mio modo di vedere, sia in Europa che nel resto del mondo: i 5 Stelle, i No qualcosa, gli Zero Waste, i 15-M Indignados ecc. ecc.
La diversificazione è un valore aggiunto irrinunciabile, ma nel proporla ed esercitarla occorre che guardi al passato per capire gli errori che sono stati commessi nelle proposte che si sono succedute negli anni e che si sono dissolte in quelli a seguire.
Proporre e non imporre deve assurgere a dogma di un nuovo movimento freak che cerchi adepti che poi facciano proseliti, fondato su poche e semplici regole che assumano un valore per chi le accetti e che come tale cerchi di diffonderle nella parte di struttura societaria che vive.
Un movimento che non si aggreghi attorno ad un leader ma che accetti gli aderenti come tali, ispirati da un comune senso di appartenenza e di obiettivi, che non rappresentino conquiste, ovvero che non vengano considerate come tali ma come mattoni su cui poggiarne di nuove.
Una struttura astratta per definizione ma concreta nell'operare, che non abbia bisogno di sedi per riunire né di mezzi per diffondere la sua proposta, da realizzare nella comunicazione one to one, impossibile da controllare e cercare di veicolare dal potere precostituito.
Utopico? forse. Sognatore? forse. Folle? forse.
Di sicuro, frikkettone ...
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