Da quando nel lontano 1972 (gli esperimenti sulle reti iniziarono in realtà alla fine degli anni 60 su progetto ARPA per conto, manco a dirlo del Ministero della difesa degli Stati Uniti) il primo byte contenente un file fu trasferito da un computer all'altro nell'Università dello Utah realizzando così un controllo a distanza (protocollo FTP - file transfer protocol), al 1992 quando il CERN mostrò al mondo l'architettura di sistema che oggi regna incontrastata nel pianeta, ovvero il World Wide Web (WWW) gettando le basi per un fenomeno di massa, tanta acqua è passato sotto i ponti.
Le stime, non so quanto attendibili, parlano oggi di circa 5 miliardi di utenti della rete, una cifra enorme pur se fosse vera solo per metà.
Internet è da considerare ad oggi la più incredibile rivoluzione culturale che abbia investito l'umanità, rendendo fruibili in tempo reale per gli utenti una quantità enorme di informazioni che risiedono in archivi informatici dove vengono immagazzinate e custodite.
Ci troviamo di fronte ad un qualcosa che forse era stato solo immaginato, forse sognato, o ad un qualcosa basato su di una profonda e accurata programmazione tesa ad ottenere quello che oggi è?
Alla fine degli anni 90 Bill Gates, fondatore di Microsoft, profetizzò che di lì a breve ci sarebbe stato un computer in ogni casa; la profezia è stata poi portata a compimento da Steve Jobs (fondatore di Apple), che ha reso fruibile a tutti, anche e sopratutto a chi non in grado di usare un computer, tramite un telefono (e poi ancora con il tablet) l'accesso al linguaggio informatico.
Gates, con il suo sistema "a finestre" aveva già semplificato in maniera significativa l'uso di un computer, legato prima di lui alla conoscenza sia dei comandi del sistema operativo DOS sia di un linguaggio di programmazione; Jobs ha permesso ha tutto il mondo di navigare tramite le APP ("c'è un app per tutto", ricordate il messaggio pubblicitario di lancio?), ovvero con la semplice pressione del dito sul vetro, eliminando tastiera e mouse e, sopratutto, eliminando di doversi portare dietro un pc per essere connessi ovvero recarsi in un centro utilizzato a tale scopo.
In qualunque momento abbiamo bisogno di un informazione, di acquistare qualcosa, di inviare un messaggio, di commentare un fatto, di "fare cronaca", postando in rete magari la foto di un incidente o quanto altro, ci basta tirare fuori il telefono (o il tablet), fare pressione sul vetro e aprire la app che ci interessa, ed il gioco è fatto: la rete ci da quello che chiediamo.
Più ci inoltriamo nel futuro più dipendiamo dalla tecnologia, questo senza soluzione di continuità.
Ora i byte che attraversano il pianeta in un secondo sono in un numero difficile da quantificare, per noi ovviamente; da uno a miliardi con prospettive ulteriori di crescita.
E' cambiata la nostra vita? Certo che si. Possiamo fare molte cose da un controllo remoto (il telefono): verificare il conto corrente, prenotare un posto a teatro o ad un concerto, sapere se la strada che dobbiamo percorrere è libera, cercare un posto per acquistare un prodotto a prezzo conveniente, curare le nostre relazioni sociali pur non potendo essere presenti fisicamente, commentare fatti di quotidianità senza dover andare in piazza o al bar, sapere se tuo figlio è andato a scuola o a fatto sega, auto diagnosticarsi una malattia per i più audaci, ecc.ecc.
E' migliorata la nostra vita? Certo che sì. Usando il controllo remoto possiamo dedicare più tempo a noi stessi, avere più tempo libero, lavorare con più semplicità, essere aggiornati culturalmente, creare reti per vari scopi che possiamo prefiggerci, ecc. ecc.
Tutto questo avrà un prezzo (a parte quello che paghiamo per l'utilizzo)?
Non sappiamo nulla di questa tecnologia, e comunque anche se cercassimo di saperne di più non ne capiremmo nulla. Reca con sé un messaggio iniziatico, massonico, che si trasmette uno a uno e non uno a molti; la sua conoscenza fa la differenza. Quello che viene rilevato è solo quello che si vuole far sapere.
L'idea del protocollo è militare, come tutte le innovazioni che vengono proposte al pubblico: vengono pensate, testate, realizzate, usate e, quando controllate, riversate alla massa dagli apparati militari (a scopo di lucro per chi le produce e per altri scopi da chi ne detiene i diritti di veto).
Oggi internet è parte integrante della nostra quotidianità: ci serve, ci aiuta, ci agevola; ma non dobbiamo diventarne dipendenti, anche se in parte lo siamo già. Quello che riversiamo nella rete diventa dominio di pochi; contestualmente proliferano gli allarmi sociali cui è possibile dare profondo eco tramite lo stesso mezzo, in nome della difesa della struttura sociale che abbiamo contributo a creare.
Ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni ed è dotato di razionalità. Far vivere meglio la vita è certamente un nobile scopo; voler controllare la vita di ognuno no.
A noi la scelta.
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