sabato 6 febbraio 2016

DEL PENSIERO DOMINANTE

Ogni periodo storico reca in se un pensiero dominante, ovvero che trova larga diffusione fra quella che viene definita massa, definizione ambigua e, diciamo così, datata che oggi è stata parzialmente sostituita con la locuzione "società civile".
Il pensiero dominante è un qualcosa che aggredisce il pensiero individuale, cercando di portarlo al suo scopo, quello per il quale è stato coniato.
E' sempre molto difficile risalire alla sua genesi, pur se qualcuno, o più di uno, di fatto l'ha partorito. Nel nostro Paese parte attiva nella costruzione del dettato da seguire sono sempre stati i partiti politici, che usando lo schema caro alla religione hanno cercato di produrre proseliti alle imposizioni culturali da essi ideate a prescindere che queste fossero state valide o meno.
Per fare ciò sono state usate le istituzioni di socializzazione famiglia e scuola, per una maggiore e sicura radicalizzazione di quello che doveva essere.
Con l'introduzione nel nostro sistema culturale della rete e più recentemente dei social network lo schema non è cambiato ma si è, ovviamente, evoluto sulla base delle nuove esigenze che la massa reclamava.
E' stata così cambiata la comunicazione, adeguandola ai nuovi sistemi globali; non più, o non più solo, nelle ristrette stanze dei circoli di partito, nelle grandi piazze cittadine o nei giornali e telegiornali di regime, ma estendendola, appunto, a tutti i frequentatori della cosi detta "rete", dunque da un contatto visivo o comunque personale ad un contato impersonale.
In questo passaggio epocale la differenza che balza subito agli occhi è l'aspetto fiduciario; nella comunicazione qualsiasi cosa venga detta viene creduta o meno in base alla fonte che l'ha emanata.
Oggi, di fatto, pur se apparentemente sembra ci sia stata solo la sostituzione della parola parlata con quella scritta, non vi è alcuna sicurezza su ciò che appare sui video in dotazione alla massa, né, tanto meno, su chi ci sia effettivamente dietro a quel messaggio proposto.
Considerando poi quante persone usano sistematicamente la rete e quanto sono in grado di valutare ciò, molte poche in relazione alla popolazione attiva occidentale, ci troviamo di fronte a un virus che si è lentamente incuneato nel pensiero dei ricettori e che ha iniziato a fare il lavoro per il quale è stato creato.
Usiamo tecnologia di cui non sappiamo nulla, se non accenderla e poco altro. Ci vengono fornite istruzioni per l'uso e ci rassicurano dotandoci di una password di accesso affinché il nostro materiale o a quello cui accediamo sia riservato. La password è scritta da noi, ma viene, di fatto, ricevuta dal sistema al quale la chiediamo; qualcuno, o qualcosa, comunque la conosce.
Conoscendola può accedere al materiale che usiamo nella rete e, in conseguenza di ciò, conosce, di fatto, una nostra linea di pensiero in relazione agli accadimenti sociali, alla situazione politica ed economica e così via.
L'accesso a questa informazione, molto più significativa di quelle a cui accediamo noi, ha un valore che non si può pagare per quanto è elevato nei termini di ritorno a chi ne usufruisce.
L'analisi strutturata di questa enorme massa di informazione porta a risultati di indirizzo, indica, cioè, la strada da seguire per veicolare quello che si vuole.
L'assuefazione al sistema delle rete da parte dei ricettori produce un abbassamento dell'attenzione su cosa viene proposto loro, e, per traslazione, questi si affidano all'aspetto fiduciario della frequentazione della fonte di informazione per accettarla come tale.
La dicotomia partito rete conduce, a conti fatti, al medesimo risultato: imporre un pensiero dominante; acclarato nella forma tradizionale e subdolo in quella di nuova genesi.
Siamo passati da  "l'ha detto tizio alla riunione" o "l'ha detto la televisione", mezzo tradizionale di comunicazione partitica di regime per raggiungere un vasto numero di persone, a "è scritto sulla rete", qualunque sia il sito che propone ciò di cui stiamo argomentando al momento.
Siamo di fronte a un punto di non ritorno; se perdiamo il controllo di ciò che andiamo a condividere e, successivamente, ad affermare come nostro, il dettato di quello che poi si affermerà come "dominante" sarà, di fatto, il pensiero indotto per condurre alla meta prefissata da chi l'ha costruito ed inoculato come un veleno.
Forse la prossima rivoluzione, se ci sarà ancora la forza di produrne una, non sarà condotta contro persone fisiche, ma macchine che analizzano dati producendo come risultato indirizzi di dominio delle masse.
Alla faccia della libertà di pensiero della rete così sbandierata dagli stessi che l'hanno costruita e la usano per scopi contrari a questo nobile principio.



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