Incastonati nell'apogeo del loro
successo che li ha visti protagonisti attivi della politica italiana fra la
fine degli anni '70 e gli anni '90, pietrificati dentro il loro sistema anacronistico,
abbarbicati alla gestione di varie forme di potere, inespressivi come gli
uomini senza volto di Magritte, i Sindacati Stantii italiani rappresentano oggi
le SS del lavoro che non c'è.
Ululanti nel deserto
occupazionale come iene in cerca di cibo, affondano i loro denti nei cadaveri
putrefatti dei lavoratori italiani ancora attivi in cerca di brandelli di
autostima, fagocitando pagine di giornali e servizi televisivi brandendo
l'unica arma che abbiano mai saputo usare, la scure dello sciopero, scevra
ormai di capacità tagliente.
Hanno un colpevole per tutto ed
una soluzione per tutti; illustrano a menadito la filosofia marxiana della
Sovrastruttura e spiegano come applicarla ai tempi moderni ricollocando il
Capitale dalla fine dell'800 nel XXI secolo, profondendo oralmente teorie
economiche all'avanguardia.
Profeti del futuro, tutelano in
maniera impeccabile quello che non c'é assicurando che un giorno ci sarà,
elevando così spiritualmente schiere di giovani depressi in cerca di
occupazione.
Chiedono democrazia, pur vivendo
al loro interno il sistema più antidemocratico che c'è; eleggono i loro capi
con il sistema feudale della spada sulla spalla, ovvero trasmissione ereditaria
di potere.
Chiedono trasparenza, ma tutto
quello che riguarda le loro organizzazioni è criptato, a tutela del messaggio
massonico di conoscenza del quale sono depositari e guardiani.
Chiedono, chiedono e non danno;
non un posto di lavoro retribuito, non un gesto benefico di solidarietà
economica verso gli esodati: reclamano si, ma quello che conta è che sia tu a
darlo.
Nel dramma politico ed economico
che stringe l'Italia in una morsa che potrebbe essere fatale, i Sindacati
Stantii interpretano la farsa; SS in cerca di autore, SS in cerca di un motivo
per esistere, SS che hanno avuto un ruolo primario nella conduzione del nostro
Paese a questa commedia che non fa ridere più nessuno.
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