martedì 16 settembre 2014

5 DOMANDE A: SIMONA ROSATELLI


Simona Rosatelli (Marino, 1970)
Educatrice di asilo nido.
Poetessa.
A dicembre 2012 ha pubblicato la raccolta di poesie "Datemi ancora una parola".

La poesia con la rima cadenzata utilizzando il metro canonico ... sembra di fare un viaggio nel tempo leggendo i tuoi versi;  invece così attuali ... come nascono?
 
I miei versi nascono in modo spontaneo, nei momenti più toccanti del mio vivere. Ritengo che questa sia cosa comune ad ogni poeta. Scrittori lo si può diventare (e in questo tu hai di che insegnare), ma poeti no. La poesia nasce dall'anima, è frutto di dolore, passione o gioia. E' per questo che tra una mia poesia e un'altra intercorre a volte un lungo spazio temporale, perché in esse non vi sono forzature: l'ispirazione quando viene, viene. Quanto alla rima cadenzata, sebbene ritengo sia un dono per la naturalezza con cui mi sorge dal cuore, credo tuttavia che abbia avuto modo di radicarsi in me così profondamente a seguito dei miei studi liceali, dove ho avuto i primi approcci con i poeti classici (come Leopardi, Carducci ecc.) e con i più moderni (quali ad esempio Montale).

Da "Datemi ancora una parola" a "Quel che manca è una parola" ...  l'hai trovata "quella" parola?

"Datemi ancora una parola per dire ciò che penso o la mia vita tacendo non avrà più senso".

La libertà di espressione è un Diritto di ogni essere umano e un Dovere di tutti garantirla. Stante il fatto che la libertà di ognuno finisca laddove inizia la libertà degli altri, tutti dovremmo avere spazio e diritto di esprimerci in ogni luogo. Ma i miei versi vogliono esprimere oltre che un diritto un bisogno di comunicare, in una società dove c'è sempre più incomunicabilità, in una società individualista, priva di valori e sentimenti veri. Da ragazza ho vissuto con difficoltà questa voglia di esprimermi per dire ciò che pensavo: ho ricevuto un'educazione molto rigida ed ho faticato a trovare ed esprimere il mio vero essere. Oggi ritengo di averla trovata quella parola e ne ho trovate tante altre, che mi hanno permesso di esprimermi pienamente come donna e come persona.
"Vorrei quel tempo di semplicità per non perdermi nelle futilità"; "Tempo irreale, inconsistente, sei tutto e non sei niente" ...  questi due versi (da "Vorrei" - 1991 e da "Tempo perduto" - 1992) li hai scritti da giovanissima, ma sembrerebbero appartenere a considerazioni di una età più matura. Cosa ti sfugge del "tempo"?
In virtù, come ti dicevo, di una educazione piuttosto rigida, ma anche delle forti esperienze personali che già da bambina mi hanno segnata, hai ragione nell'affermare che le mie a 21/22 anni fossero considerazioni di chi al tempo era cresciuto più in fretta. Non ho avuto spazio, né libertà di vivere a pieno la mia adolescenza o di fare le esperienze e gli errori che competono quel periodo nella vita di ognuno. All'epoca già sentivo il peso della vita e non avvertivo lo stesso senso di leggerezza di alcuni miei coetanei. Percepivo già una carenza di valori, l'inconsistenza e l'irrealtà del tempo che scorreva frenetico senza lasciarmi spazio per recuperare le tappe che avevo saltato. Oggi, da adulta, credo che il passare del tempo non rappresenti più un limite per me. Dopo che due anni e mezzo fa ho avuto il cancro, vivo giorno per giorno non guardando più al futuro come a qualcosa che è troppo in là. Il mio futuro è adesso, è oggi ... e cerco di vivere a pieno la vita, amandola e rispettandola. Nell'ultimo anno insieme alla mia famiglia ho fatto anche una scelta di alimentazione vegetariana (sia per motivi di salute sia per motivi etici). Non mi perdo o almeno cerco di non perdermi nelle futilità, perché ho imparato che nella vita a contare di più sono le persone e non le "cose", mentre oggi tutti si affannano per ottenere e raggiungere "cose" o uccidono per toglierle agli altri.

La vigorosa prefazione di Aldo Onorati alla tua silloge è stata una sorpresa per me ... per te un 
onore, credo ...

La prefazione di Aldo Onorati, carissimo amico di famiglia, è un vero onore, in quanto gli avevo proposto la lettura della mia silloge con un certo timore. Lui è un professore, uno scrittore e un poeta illustre, pertanto il mio sentirmi "niente" rispetto alla sua persona, mi aveva messo in crisi da principio nell'avergli proposto di leggere i miei versi. Oggi ne vado fiera e lo ringrazio di cuore per i consigli che mi ha dato in privato e per le parole con cui si è espresso riguardo il mio modo di scrivere.
 
Infine, per chiudere, una riflessione sul tuo ruolo sociale. Essere oggi un educatrice cosa comporta?

 Essere un'educatrice oggi per me oltre che una vocazione rappresenta una missione. Viviamo in una società che fa veramente schifo, consentimi questo termine. Siamo come un rudere diroccato e a breve cadremo a pezzi del tutto. La contraddizione è il nostro leitmotiv. Cerchiamo di costruire il futuro, la carriera, la casa, la famiglia, ma poi distruggiamo il nostro pianeta giorno per giorno, minuto per minuto. Non c'è più rispetto per l'infanzia, perché i bambini vengono sempre più lesi da violenza o indifferenza. Ecco io credo che nei bambini sia riposto il nostro vero futuro, per questo dobbiamo prendere seriamente in considerazione che educarli non è un gioco. Dobbiamo educarli "rieducandoci". Non si educa solo a parole, ma soprattutto con l'esempio. Dobbiamo insegnare loro il rispetto per ogni essere vivente e dunque per tutto il pianeta (rispetto che noi adulti non abbiamo). E' nostro compito trasmettere loro il messaggio che il futuro dipenda dalla loro capacità di amare e rispettare se stessi e gli altri. Tanto più ameremo i nostri bambini, tanto più essi ameranno gli altri e li rispetteranno e tanto più ci sarà civiltà e il nostro pianeta vivrà più a lungo. Ma rispettare i bambini ed amarli non significa lasciarli crescere come un fiume senza argini. Bisogna educarli e contenerli nelle regole, ma sempre con amore, essendo autorevoli piuttosto che autoritari.
 
ANGELI SENZA ALI (2012)

Angeli senza ali,
distillati di bontà senza uguali:
vigilanti anime sofferenti,
gladiatori feriti senza paramenti.
Camici bianchi macchiati dal dolore,
anime afflitte dal sorriso di chi muore.
In lotta per la vita che giovane si spezza,
senza raggiungere la sua interezza,
o che vecchia, affaticata,
si spegne sconsolata.

Angeli con la maschera del sorriso,
precipitati lenti dal Paradiso.
Angeli dalla tristezza repressa,
echi di voci nella gente oppressa.
Eroi silenziosi senza gloria
che lasciano il segno
nella mia storia.
 
Il mondo di Simona è un mondo complesso nella sua semplicità apparente, un mondo che l'ha vista adulta già nella sua adolescenza. I suoi versi navigano agitati in questa profonda inquietudine, cercando forse un approdo sicuro nella loro stessa scrittura. Una ricerca non ossessiva ma continua, nello scorrere del tempo che non può essere drenato, ma che oggi può essere accompagnato ("Vorrei farmi compagnia/ e senza fatica/ essere ancora amica mia" - da FEBBRAIO 2003"). E in questo vortice le sue parole ti lasciano sempre uno spazio di riflessione su quella che, a volte,  sembra l'inerzia della vita ("Sembrava 'n giorno come tanti/ quella domenica d'agosto:/ er corso tale e quale/ i negozi ar solito posto" - da 14 AGOSTO 1989). Appropriate e concludenti mi appaiono, quindi, ora le parole usate da Aldo Onorati nella sua prefazione: "Simona ha un pensiero sotteso alla sua scelta metrica, una visione della vita amara, dolorosa, che ella porge con la massima sinecura dell'intreccio poetico, raggiungendolo, invece, proprio là dove meno se lo aspetta lei stessa ...".







 
 
 
 
 

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