venerdì 12 settembre 2014

LA PAURA DI PERDERE LA PROTEZIONE DELLO STATO SOCIALE



di ROBERT CASSEL (sociologo francese )

 http://adieuxarobertcastel.tumblr.com/post/

brano tratto da "IL DEMONE DELLA PAURA" di Zygmunt Bauman

... E' all'inizio degli anni 70 che si è iniziato a parlare di crisi, che poi si è dimostrata ben più di una turbolenza passeggera; e in effetti si trattava del cambiamento del modello di capitalismo, l'uscita dal capitalismo industriale e il passaggio a un nuovo regime di capitalismo più aggressivo che gioca orami la concorrenza più esacerbata a livello planetario. Questo nuovo modello di capitalismo danneggia gli equilibri e i regolamenti che erano stati creati prima e la cui chiave di volta era lo Stato sociale.
Si può dunque parlare, a mio avviso, di crisi attuale dello Stato sociale come rimessa in discussione di ciò che è stato definito "compromesso sociale" degli anni 60-70, vale a dire, di alcuni equilibri tra gli interessi di mercato, giocati in termini di competitività, di efficacia delle imprese e gli interessi del mondo del lavoro misurati in termini di sicurezza e di protezione dei lavoratori.
Questo equilibrio era certamente fragile e un po' acrobatico, ma garantiva di gran lunga la protezione alla maggior parte dei cittadini dell'Europa occidentale e fondamentalmente aveva permesso di procedere negli anni che hanno seguito la Seconda guerra mondiale di pari passo tra uno sviluppo economico notevole e il progresso sociale continuo in termini di diritti sociali, diritti del lavoro. Schematizzando, si può affermare che la crisi di questa forma di Stato sociale può essere interpretata come la ridefinizione, la contestazione dei due pilastri principali sui quali poggiava lo Stato sociale e cioè, innanzitutto, il suo carattere nazionale.
Lo Stato sociale si è, infatti, costruito nel quadro degli Stati-nazione come Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e la sua forza partiva dal fatto che questi Stati-nazione disponevano di un margine di autonomia alquanto importante per definire e finanziare le proprie politiche economiche e sociali. Evidentemente, nell'era dell'europeizzazione e della globalizzazione la base su cui poggiava la costruzione dello Stato sociale si trova ad essere quanto meno più fragile ed erosa.
In secondo luogo, questo Stato sociale si è sviluppato sotto l'impulso dello sviluppo economico e della pressoché piena occupazione che ha seguito la Seconda guerra mondiale e supponeva condizioni di lavoro  stabili in una situazione salariale solida. Le trasformazioni importanti che hanno riguardato il mercato dell'occupazione si traducono ora in disoccupazione di massa o precarizzazione delle condizioni di lavoro, cassa integrazione del mondo del lavoro, che lacera profondamente questo modello sociale al quale erano collegate le principali garanzie del diritto del lavoro e della previdenza sociale ...
Ma quali sono le ragioni principali della crisi dello Stato sociale?
La prima è la perdita di potere degli Stati-nazione. Lo Stato sociale è uno Stato nazional-sociale. Questa espressione, che non ha chiaramente niente a che vedere con il nazional-socialismo, sottolinea la caratteristica che ha lo Stato sociale di essersi sviluppato in un quadro nazionale; più esattamente nel perimetro di alcuni Stati-nazione dell'Europa occidentale che avevano una posizione dominante nell'economia del mondo. Ciò significa che Paesi come l'Italia e la Francia avevano il potere di controllare i principali parametri del loro sviluppo economico e sociale e di dispiegare allo stesso tempo politiche sociali ambiziose sulla base di questo rapporto di forza in un'economia dei cambi  ineguali.
La globalizzazione degli scambi e la libera circolazione di merci e capitali fa in modo che questi Stati-nazione non abbiano più autonomia sufficiente per attuare loro stessi le proprie politiche economiche e sociali ...
Sul piano europeo sorge la questione di un'Europa sociale e, a livello mondiale, l'esigenza di istituzioni internazionali dotate di poteri reali per controllare effettivamente il mercato. Ma allo stesso tempo credo che sia sufficiente enunciare queste esigenze per vedere quanto siamo lontani dalla meta ...

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