a volte mi trovo a riflettere sul
coefficiente di difficoltà, inteso come conseguenze reali di un’azione
ipotetica che ho in mente, in relazione agli sviluppi possibili del tentare un
qualcosa che appare “realmente”
difficile da realizzare; e quali
potrebbero essere le reazioni della persona o persone interessate dall’evento.
in sostanza sperimentare una
idealizzazione che si è fatta strada in me e che reputo possibile,
teoricamente, ma complessa da attuare e che, soprattutto, vede coinvolti
elementi terzi.
le idee nascono nei momenti di
abbandono, così lascivi e terapeutici. quando tutto è ipotizzabile e tutto,
proprio tutto, è sotto controllo.
si dipanano teneramente e costruiscono
megastrutture di pensiero sulle sabbie mobili degli istinti primordiali.
le accarezzi, le lasci lievitare, gli
doni la giusta dose degli elementi che le compongono, il “quanto basta”, che è il segreto di cucina di ogni cuoco che si
rispetti.
e poi attendi. che il pensiero voli
via e la realtà prenda di nuovo il sopravvento.
coefficiente di difficoltà.
ah, se potessi condurle verso un unico
desiderio, che sento appartiene al nostro insieme, seppur ancora sommerso e
imberbe.
ma il rischio è altissimo. sono in
gioco troppi fattori. personalità distanti. con orbite diverse e forze di
gravità eterogenee. i calcoli sono complicati. le reazioni possibili
numericamente incontrollabili. l’animo umano è imperscrutabile. quando tutto
sembra andare verso una direzione improvvisamente vira, e tende, deciso, verso
un altro approdo, in modo particolare quello delle donne. così emotivamente
instabili, ed ancorate alle certezze che le hanno condotte fino a dove sono
arrivate. soprattutto “quelle due donne"
che adesso vorticano nelle correnti ascensionali dei miei pensieri.
coefficiente di difficoltà.
ma se non rischi, che vivi a fare?
potrebbe essere ancora più semplice di
quello che penso. oppure estremamente più complesso. no, no. non è il caso di
addentrarmi in cunicoli privi di luce e irti di pericoli a me sconosciuti. dopotutto
sono un essere razionale. dotato di buon senso. fragile si, ma ancora stabile e
ben piantato nella realtà.
no, no. non è il caso. quello che
verrà, se verrà, nascerà d’improvviso al diradarsi delle nebbie che oggi
ostacolano la nostra vista e inibiscono i nostri sensi. almeno i miei. occorre
fiducia, non programmazione. istinto, non freddo calcolo. cuore, non formule
matematiche.
coefficiente di difficoltà.
e se per aggirarlo fosse sufficiente
solo attendere? si, è questo quello che farò. resterò in attesa, acquattato,
come un predatore. fin quando l’istinto non mi darà il segnale che attendo.
e sono sicuro che non tarderà …
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