giovedì 18 ottobre 2018

MITO & MITOLOGIA

Mito: Personaggio non reale; elaborazione fantastica di avvenimenti o persone reali, persona o fatto che sembra leggendario.
MitologiaStudio dei miti nelle singole religioni
(vocabolario della lingua italiana Zanichelli)

La narrazione così detta "mitologica" ci è stata propinata come tale da sempre; dagli dei mitologici greci e romani ai fatti narrati dai popoli vissuti nei millenni prima di Cristo: egiziani, sumeri, maya e quanti altri ancora.
Per una qualche ragione a noi ancora oscura negli albori dell'uomo, secondo il paradigma scientifico su cui si fonda la storia dell'umanità, il primo bisogno di questi popoli non appena inventato (o preferibilmente appreso?)  l'uso della scrittura non è stato quello di descrivere fatti realmente accaduti e di cui sono stati spettatori ma bensì di inventare di sana pianta storie incredibili (ai nostri occhi) di dei che condividevano con loro la vita quotidiana, ovvero con i quali interagivano e colloquiavano: ora, ne converrete, tutto ciò appare alquanto assurdo nonché più inverosimile delle storie tramandate.
Le recenti scoperte archeologiche e il nuovo paradigma scientifico, definito dai sostenitori di quello classico "eretico" come ogni nuovo pensiero che cerca la sua affermazione su quello in uso, che si sta formando sostiene invece come storici quegli stessi accadimenti che sino a ieri erano etichettati come fantastici: ciò, obiettivamente, ha un senso.
In sostanza tutto quello additato come mito costituirebbe per la scienza non eretica una sorta di fantascienza o fumetto ante litteram, qualcosa a metà tra Star Wars e Superman per intenderci; possiamo accettarlo visto che molti di quei racconti fantastici hanno costituito la base di molte delle religioni ancora oggi praticate? Direi proprio di no.
Le popolazioni abitanti sul nostro pianeta dall'inizio dei tempi non avevano nulla di primitivo, e le loro capacità razionali erano pari, se non superiori, alle nostre, come le loro conoscenze; può darsi che non fossero effettivamente terrestri di origine ma hanno comunque dato il via alla progenie umana che ha abitato, ed abita ancora, la Terra.
Il muro di omertà teso all'auto affermazione, nonché alla sua residua credibilità, della scienza fondata su principi ottocenteschi sta per essere abbattuto dalle nuove teorie e dalle nuove scoperte che si susseguono. Affermare ancora oggi che costruzioni incredibili siano state erette con funi e legni rotolanti per trasportare pietre che noi oggi non saremmo in grado di trasportare; continuare a sostenere ciò che non è più sostenibile, come le misurazioni del passaggio di stelle e pianeti fatte ad occhio nudo in alcuni casi ancora più precise di quelle effettuate ai nostri giorni con sofisticati sistemi di misurazione,  non solo è patetico, ma anche profondamente falso e fuorviante.
Esiste un limite a ciò che può essere accettato come imposizione culturale; se questo poi riguarda la storia dell'umanità questa violenza non può in alcuna maniera esistere. In fondo, a ben vedere, se fosse vero, come credo che sia, che l'uomo è il risultato di una manipolazione genetica effettuata da visitatori extraterrestri che l'hanno creato usando parte del loro dna, che ci sarebbe di male? Ciò non dovrebbe nemmeno avere riflessi su quella che definiamo religione, in quanto la questione di fondo resterebbe aperta: se loro hanno creato noi, chi ha creato loro?
Allora, perché continuare a negare ciò che è sempre più evidente? Oltre a mantenere lo status quo nel quale muove, la scienza non eretica vuole volutamente nasconderci qualcosa?




THE NUANCE OF DREAMS IV - CONTEMPORARY ART

ROGUE SPACE, 508W
26th St, NEW YORK
from the 25 October - 1 november 2018


Press release - testo intro mostra - per gentile concessione di Rosi Raneri , art curator dell'evento

La ricerca sperimentale di ogni singolo artista presente in mostra si rivolge  all'osservazione della bellezza e della condizione propria del mondo artistico, di essere ai confini dell'esistenza, a metà tra la realtà ed il sogno per ritrarne ogni limite.Vogliamo presentare la bellezza dell'arte contemporanea e alcuni fulcri di incontro rappresentativi. Differenti scambi, richiami, echi di modalità espressive e singole identità artistiche (proprio come all'interno delle sfumature dei sogni, da cui prende il titolo la mostra) divengono e si esprimono come le parti affioranti, di congiunzione, che legano un frammento di sogno all'altro. Oltre al singolo stile dell'opera vogliamo analizzare l'aspetto rilevante di unione tra gli artisti, tale congiunzione scaturita proprio dall'intensità delle loro lontananze. Prendono vita opere così talvolta più iconiche, altre volte ad indagare le trame del reale in maniera più vasta e descrittiva, altre ancora  più rivolte alla ricerca di dimensioni quasi metafisiche che trascendono la realtà, come quasi se ogni artista divenisse una singola voce espressiva rappresentativa di un coro comune, di un'arte contemporanea attuale volta a cercare, seppur con forme diverse, una bellezza a volte irraggiungibile ma tuttavia ancora afferrabile, come stelle di una notte distanti e brillanti. Presentiamo inoltre il concetto di immigrazione (opera esposta in mostra) inteso come entità individuale o collettiva "Uno nessuno e centomila" proprio come i sogni hanno centomila prospettive, una luce bianca illumina la loro superficie e ne svela sempre differenti centomila, se vogliamo, possibilità interpretative. Ogni identità, ogni opportunità, ogni via di lettura, ogni strada diviene un sogno e le sfumature sono i collegamenti tra differenti visioni oniriche. Esistono incroci caotici tra queste differenti strade e letture e la collettività le tiene insieme e ne rappresenta la loro forza, proprio come nell'immigrazione acquisisce valore l'identità collettiva, il riconoscersi intorno ad un idea. Non è niente altro ciò che facciamo noi artisti, riconoscerci di fronte alla smisurata tonalità di assoluto e in qualche modo volerla manifestare.
Rosi Raneri - art curator

Exhibiting artists:

Stefania Alibrandi - Alessandra Baruzzo - Carla Battaglia - Roberto Bellucci - Flavio Bragaloni - Sara Twomey - Karl Gufler - Lalage Florio Hacker - Lufer - Yuri Perin - Barbara Monaro - Tapio Hirvonen - Stephan Mundi - Gisella Pasquali - Mascia Venceslao - Rebie Ramoso - Umberto Squarcia Jr - Peter Riss -  Caroline Tschumi - Hedi Maiman


mercoledì 3 ottobre 2018

GIUSEPPE FLAVIO - TACITO - PLINIO IL VECCHIO

GERUSALEMME 70-100 A.C. circa

"Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; e in realtà io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall'altra la conferma delle sventure che seguirono. Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione dei carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano la città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno (di Gerusalemme) per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: da questo luogo noi ce ne andiamo"

(Giuseppe Flavio - Guerra giudaica)

"Avvennero prodigi che quella gente schiava della superstizione, ma ostile ai riti non ritiene lecito espiare né con sacrifici né con le suppliche. Si videro nel cielo scontrarsi eserciti, rosseggiare spade e il tempio risplendere di subitanei bagliori. Le porte del santuario si spalancarono d'un tratto e una voce sovrumana esclamò che gli dei fuggivano: e nello stesso tempo un gran frastuono come di gente che fugge. Questo suscitò paura in pochi: nei più era la convinzione che negli antichi scritti dei sacerdoti si predicesse che in quel tempo l'Oriente avrebbe prevalso e uomini partiti dalla Giudea avrebbero conquistato il dominio del mondo. Per enigmi queste profezie annunciarono Vespasiano e Tito, ma il volgo, come è proprio dell'umano desiderio, interpretando a proprio vantaggio così grandi destini, neppure spinto dalle sciagure mutava parere per credere al vero".

(Tacito - Historiae)

GUERRE CIMBRICHE  (Umbria) 113-101 A.C. circa 

"Clangore d'armi e squilli di tromba furono uditi nel cielo, si riferisce, al tempo delle guerre cimbriche, e spesso anche in precedenza ed in seguito. Ma nel terzo consolato di Mario, quelli di Amelia e Todi scorsero armi nel cielo scontrarsi fra loro, venendo da oriente e occidente. Che persino il cielo si infiammi, non ha nulla di stupefacente, e in effetti lo si è visto spesso, quando le nubi sono invase da un incendio particolarmente grande".

(Plinio il Vecchio - Naturalis Historia)

domenica 30 settembre 2018

IL POPOLO

1) Il complesso degli abitanti ordinati in un reggimento civile, di uno stato o di una città ...
2) L'insieme dei cittadini che costituiscono le classi economicamente e socialmente meno elevate ...
3) Insieme di uomini, accomunati da caratteristiche o elementi comuni, anche molto generici ...

Le tre definizioni sopra riportate riferibili alla voce "popolo" sono elencante nel vocabolario della lingua italiana Zingarelli; perché farlo? Visto che in questi giorni in Italia la parola popolo è usata come mai accaduto prima ed in un modo che io non capisco,  ho voluto assicurarmi che conoscessi il significato della parola prima di esprimere un mio, modesto alquanto direi, pensiero sull'argomento.
A quale popolo fanno riferimento oggi i personaggi politici che governano l'Italia nonché i commentatori pubblici, ospitati cioè sui media, quando usano questa parola? Io, francamente, non sono riuscito a comprenderlo, ma ciò, evidentemente, deve essere riferito alla mia scarsa conoscenza della lingua italiana nonché alla mia difficoltà di capire il raffinato linguaggio usato dagli attuali politici, nonché dai commentatori di cui sopra.
Tuttavia, pur nella mia evidente ottusità, ho tentato, leggendo tutti i quotidiani che sono riuscito a comperare, di colmare questo vuoto per allinearmi al presunto pensiero corrente; ma essendo evidentemente non pienamente capace di apprendere concetti di così alto livello intellettuale, alla fine mi sono arreso: in parole povere, le uniche che conosco, non ho ancora capito quale sarebbe il popolo che beneficerebbe di quanto promesso in questi giorni dalla classe politica dominante; ho concluso che me ne farò una ragione.
Mi farebbe comunque piacere sapere, qualora fosse possibile, quanti in Italia hanno compreso a quale popolo fanno riferimento i dioscuri di cui sopra, ovvero in quale delle tre definizioni sopra riportate si identificano e perché; ma purtroppo la mia curiosità non potrà essere soddisfatta, per ovvie ragioni.
Mi resta così il dubbio che forse il termine "popolo" in questi giorni sia usato impropriamente negli slogan che riempono i media (questo oramai è divenuto il modo di comunicare) e che anche chi lo usa, e ne abusa, forse non ne comprende appieno il significato. 
La scienza e l'arte di governare lo Stato (la politica) ha raggiunto forse il suo punto più basso, in linea, sempre forse, con l'emorragia culturale che ha colpito il nostro paese (p minuscola); il bene comune non può mai essere confuso con il bene di alcuni (se mai ci fosse un bene per questi "alcuni", cosa di cui dubito profondamente) e quello che viene additato come "populismo", come ho scritto nel mio recente post "Del Populismo", in realtà non è altro che un "camminare a tentoni nella speranza che qualcosa cambi" ...
Del resto, nella mia profonda ignoranza, c'è un'altra locuzione in voga in questi giorni sui social che faccio fatica a comprendere (ovvero mi fa orrore): me ne frego ...

mercoledì 12 settembre 2018

DEL POPULISMO - NOAM CHIMSKY

Noam Chimsky (linguista, teorico della comunicazione e attivista politico) è stato intervistato da Fabrizio Rostelli per il Manifesto. Riportiamo uno stralcio dell'intervista che è possibile leggere per intero su Culture Club Albano Laziale.
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Domanda)

Negli USA e in Europa stiamo assistendo a un progressivo spostamento a destra di una grande fetta della classe lavoratrice. I media lo chiamano "populismo", ma non credo che questo sia il termine adatto. Da cosa è dipeso questo processo? Cosa dovrebbe fare la sinistra per recuperare terreno?

Risposta)

Porrei la questione un po' diversamente. I lavoratori si stanno rivoltando contro le élite e le istituzioni dominanti che li hanno puniti per una generazione. Oggi negli Stati Uniti, ad esempio, i salari reali sono inferiori rispetto a quando fu portato avanti l'assalto neoliberale a partire dalla fine degli anni 70', intensificandosi bruscamente sotto Regan e Thatcher, con prevedibili effetti sul declino del funzionamento di istituzioni formalmente democratiche. C'è stata una crescita economica e un aumento della produttività, ma la ricchezza generata è finita in pochissime tasche, per la maggior parte a istituzioni finanziarie predatorie che, nel complesso, sono dannose per l'economia.
In Europa è accaduto più o meno lo stesso, in qualche modo anche peggio, perché il processo decisionale su questioni importanti si è spostato sulla Troika che è un organismo non eletto. I partiti di centro-destra/centro-sinistra (democratici americani , socialdemocratici europei) si sono spostati a destra, abbandonando in gran parte gli interessi della classe lavoratrice.
Ciò ha portato alla rabbia, alla frustrazione, alla paura e al capro espiatorio. Poiché le cause reali sono nascoste nell'oscurità: deve essere colpa dei poveri non meritevoli, delle minoranze etniche, degli immigrati o di altri settori vulnerabili. In Tale circostanze le persone si arrampicano sugli specchi. Negli Stati Uniti molti lavoratori hanno votato per Obama, credendo nel suo messaggio di "speranza" e di "cambiamento", e quando sono stati rapidamente disillusi, hanno cercato qualcos'altro.
Questo è terreno fertile per demagoghi come Trump, che finge di essere la voce dei lavoratori mentre li indebolisce di volta in volta attraverso le brutali politiche anti-sindacali della sua amministrazione, che rappresenta l'ala più selvaggia del Partito Repubblicano. Non ha nulla a che fare con il "populismo", un concetto con una storia mista, spesso piuttosto rispettabile.
Al tempo stesso ci sono reazioni costruttive, come le campagne di Sanders e Corbyn, avvenute sotto il rancoroso attacco delle élite dell'establishment, in particolare nel Regno Unito dove quest'ultimo è insolitamente violento. Per quanto riguarda il continente, DiEM25 (Democracy in Europe Movement 2025) è piuttosto promettente ma affronta ostacoli rilevanti ...

...
Non c'è molto da aggiungere alle parole dette da Chimsky, se non ribadire il concetto su questo blog più volte espresso della fine della democrazia come la conosciamo oggi e l'inizio di un era post-democratica il cui sviluppo è, per forza di cose, ignoto.  L'unica difesa resta il pensiero proprio, da tenere scevro da ogni condizionamento "social" o "media", mezzi di diffusione nei quali prevalgono "slogan" piuttosto che analisi reali di ciò che è. 
E' un compito arduo gestibile solo mediante l'autocontrollo, esercizio complesso ma divenuto ineludibile. Il nostro futuro non può restare appeso a moti dinamici predeterminati cui i programmatori attendono pazienti il fine che si sono preposti. Le carte sono in nostra mano. Vedere, o meno, un bluff significa portare a casa il piatto, ovvero il nostro futuro e quello dei nostri figli.

lunedì 10 settembre 2018

STAND UP FOR LIFE ONLUS - MISSIONE LUGLIO 2018 - DAL DIARIO DEL PRESIDENTE


Valentina Bargelli, Presidente della Onlus Stand Up for Life con la quale ho l'onore, nonché l'onere, di collaborare ha pubblicato il resoconto della missione svolta nel luglio 2018 in Madagascar di cui pubblico un estratto tratto dalla  pagina del suo diario personale ...

Il link per vedere il resoconto completo è il seguente: 

https://standupforlife.wordpress.com/2018/08/09/report-missione-madagascar-luglio-2018/


Report Missione Madagascar: Luglio 2018 


VORREI INIZIARE QUESTO REPORT CON UN TRATTO DEL MIO DIARIO CHE VOGLIO CONDIVIDERE CON VOI

“Ci sono emozioni che solo l’Africa può darti … si può piangere per gioia e stupore e un minuto dopo piangere di dolore … quel dolore che ti trafigge il cuore e ti fa sentire sconfitta. 
Sconfitta perché di fronte a tanta povertà forse niente può essere mai sufficiente, tutte queste vite che si mostrano ai tuoi occhi, tutte queste anime sul tuo cammino … 
Si, mai a nessuno dirò di no … 
I bambini sono angeli, esseri innocenti che hanno il diritto di poter vivere e sorridere. Quei volti inermi delle madri, rassegnate di fronte alla malattia del figlio sono per me ogni volta un pugnale nel cuore … Là sperduti nella brousse, forse dimenticati anche da Dio, chi può aiutarli? Ricorderò sempre quella bellissima fanciulla, 11 anni, nata in perfetta salute mi dice la madre … ma poi è stata a un passo dalla morte e dall’età di 4 anni è un vegetale. 
Ho pianto, perché la madre aveva fatto km per venire da noi e noi non abbiamo potuto darle una speranza per sua figlia. Ed è qui che ti senti sconfitta … ed è qui che provi quel dolore che ti trafigge il cuore. Il bimbo orfano di 7 mesi di soli 3,5 kg ci ha invece donato gioia e stupore quando solo dopo 2 giorni di cure e latte era aumentato di mezzo kilo. 
E ti domandi ma perché un paese così ricco di materie prime è così povero. Tutto è alla deriva:le strade, le capanne, ma soprattutto le “vite” sono alla deriva, con una natura in alcune zone così rigogliosa che è in totale contrasto con questa “deriva". 
Esistenze rassegnate a quel ciclo di vita: sorge il sole e nella miseria più vera aspetti che arrivi la notte, ma il giorno successivo sarà talmente uguale al giorno prima e al giorno prima ancora che rimani completamente inerme e con rassegnazione aspetti ancora il nuovo giorno. 
Ma in questo ciclo di vita non mancano mai i sorrisi dei bambini; nonostante la deriva intorno a loro, sorridono … sorridono per il piatto di riso ricevuto, per i vestiti nuovi donati, per la tua visita ... perché tu, dicono loro, sei colei che viene da lontano per salvare loro la vita. 
E allora tu non puoi altro che piangere dalla commozione e dirgli GRAZIE! 

Il Presidente
Valentina Bargelli




venerdì 24 agosto 2018

CABALA

cabala (cà·ba·la)

Dottrina ebraica diretta all'interpretazione simbolica del senso intimo e segreto della Bibbia, quale è stato trasmesso per tradizione, attraverso una catena ininterrotta d'iniziatori.


Aleister Crowley, esoterista, scrittore ed alpinista britannico, è l'esponente più noto della Magia Ermetica[27] o "Magick" come preferiva chiamarla; per Crowley La Cabala è: 

1. Un linguaggio atto a descrivere certe categorie di fenomeni e a esprimere certi tipi di idee che sfuggono alla normale fraseologia. Puoi paragonarla alla terminologia scientifica della chimica. 

2. Una terminologia multiforme ed elastica mediante la quale è possibile mettere a confronto processi mentali che appaiono diversi a causa delle costrizioni imposte dalle peculiarità delle varie espressioni letterarie. Puoi paragonarla a un lessico, o ad un trattato di religione comparata. 

3. Un simbolismo che consente a chi pensa di formulare le proprie idee con assoluta precisione e uno strumento per interpretare simboli, il cui significato è divenuto oscuro, è stato dimenticato, o è mal compreso, stabilendo le necessarie connessioni fra l'essenza delle forme, i suoni, le idee semplici (come i numeri) ed i loro equivalenti spirituali, morali o intellettuali. Puoi paragonarla all'interpretazione delle arti antiche mediante considerazioni estetiche determinate da fatti fisiologici. 

4. Un sistema di classificazione di idee multiformi, che rende in grado la mente di aumentare il suo vocabolario di pensieri e di fatti mediante la loro organizzazione e correlazione. Puoi paragonarla alla tavola pitagorica

5. Un sistema per procedere dal noto all'ignoto mediante principi simili a quelli della matematica. Puoi paragonarla all'uso della radice quadrata di meno uno, o del numero « e », eccetera. 

6. Un criterio sistematico mediante il quale l'esattezza delle corrispondenze può essere verificata grazie all'esame delle scoperte nuove alla luce della loro coerenza con l'intero corpo della dottrina. Puoi paragonarla all'esame del carattere e della posizione di un individuo in base alle convenzioni educative e sociali. 

(Fonte: Wikipedia) 

Eliphas Levi (Parigi 1810-1875), più famoso occultista e studioso dell'occultismo dell'800, nel suo scritto "Fables et symboles" del 1863, suggerisce al perfetto cabalista i comandamenti a cui deve rigorosamente attenersi. Tra gli imperativi più interessanti vi sono quelli di cercare l'infinito solo nel campo intellettuale e morale; di non ragionare mai sull'essenza di Dio; rispettare la coscienza degli altri, astenendosi dall'imporre le proprie convinzioni, anche la stessa verità; di non spezzare il giogo degli schiavi, se essi amano il giogo cui sono sottoposti (Giuseppe Gangi - Misteri Esoterici - pagg. 240-241).






...
Il nostro pensiero che definiamo razionale, lo è veramente? La Cabala è un linguaggio "sorgente" a tutti gli effetti? Una matrice? Cosa conoscevano i precursori dell'attuale umanità che a noi è ignoto? Cosa spinge uomini di elevato intelletto ad approcciare all'ignoto? E questo è veramente tale? Perché se in tempi remoti qualcuno era depositario di una qualunque verità afferente l'umanità ha cercato di tramettere la sua conoscenza non in maniera palese ma occulta? Cos'è che ci sfugge? E in ultimo, perché se mai esiste una qualunque verità su ciò che in realtà siamo questa deve essere a disposizione di pochi eletti, illuminati, o come in qualunque altro modo vogliamo chiamarli?

venerdì 17 agosto 2018

IERI - OGGI - DOMANI (PLATONE )

"Se i filosofi non governeranno le città o se quelli che ora chiamiamo re o governanti non coltiveranno davvero e seriamente la filosofia, se il potere politico e la filosofia non coincideranno nelle stesse persone e se la moltitudine di quelli che ora si applicano esclusivamente all'una o all'altra non sarà col massimo rigore impedita a farlo, è impossibile che cessino i mali delle città e anche quelli del genere umano"
 (Platone - La Repubblica - dialogo - Libro V 390-360 A.C.)

"Io vidi che il genere umano non sarebbe mai stato liberato dal male,se prima non fossero giunti al potere i veri filosofi o se i reggitori di Stato non fossero, per divina sorte, diventati veramente filosofi"
 (Platone - La Repubblica - dialogo - Lettera VII 390-360 A.C.)
 
 
 
 
Rileggendo in questi giorni "La Repubblica" di Platone mi si è rafforzata la convizione non solo, questa acclarata, dell'universalità del suo pensiero ma sopratutto della sua modernità nonché, per certi versi, profeticità.
L'idealizzazione del "filosofo", di colui, cioé, che secondo Platone "vede" le idee, ovvero realtà oggettive quali il buono, il bello, il giusto e l'utile, non considerati più quindi, come insegnava invece Socrate, puri ideali, a guida perfetta di una ipotetica forma di governo priva di degenerazioni resta, nell'attuale società contemporanea, la più futuribile, nonché auspicabile soluzione per le enormi difficoltà che vivono le attuali democrazie occidentali.
L'attuale democrazia occidentale, con particolare riguardo a quella italiana da qualche anno oggetto e soggetto di un esperimento sociale di vasta portata, nella quale i cittadini sono liberi e ad ognuno sembra lecito fare cò che gli pare ovvero con la tendenza ad abbondonarsi a desideri smodati sembra proprio vivere la sua massima degenerazione (così come profetizzato da Platone nel dialogo sulla Repubblica) in quanto non più capace di esercitare un auto controllo sulle assunzioni dei ruoli dominati nei quali esplica la sua funzione, in quanto incastrata, irrgidita, in una moltitudine di  opinioni manifestate da ogni singola persona e/o gruppi autoproclamatisi tali in virtù di un qualche ideale/obiettivo da raggiungere (che Platone avrebbe definiti "filodossi" per distinguerli dai filosofi, nel senso che questi ultimi non sarebbero in grado di "vedere le idee" ma solo la molteplicità delle cose particolari).
La considerazione di  Platone delle "opinioni", ovvero qualcosa di intermedio tra l'ignoranza e la scienza, ovvero ciò che non è e non sarà, sottindende quindi che i cosidetti filodossi non sarebbero in grado di guidare una forma di governo tendende al giusto e scevra di sperequazioni sociali, seppur suddivisa in classi (Filosofi, Guerrieri, Artigiani) e questa  si è rivelata come una profezia che si sta manifestando nei giorni nostri, nei quali qualità e virtù individuali  vengono completamente ignorate nel momento della delegazione di un compito supremo quale gestire un sistema/paese a individui che non avrebbero dovuto mai assurgere a tale compito anche, e sopratutto, in ragione della loro profonda ignoranza.
Pur non volendo, come sempre Platone indica nella sua iperbole, individuare i "filosofi" quali intermedi fra l'Uomo e Dio (il Sapiente Supremo) in quanto è la stessa filosofia ad essere "intermedia" tra sapienza ed ignoranza, si appalesa estremamentre complicato afferrare il senso delle degenerazione delle attuali post-democrazie in fatto di ascesa ai sui vertici di umani che non dovrebbe trovarsi dove si trovano in quanto non pronti, adatti, per tale ruolo assumendo la conditio sine qua non di Platone quale presupposto fondamentale perché nello Stato si realizzi la giustizia è l'identificazione di filosofia e potere politico come dogma inalienabile per fa si che un sistema/paese possa funzionare nel giusto e nell'equilibrio permanente.
Forse potrebbe essere giunto il momento di riconsiderare ciò che veramente debba intendersi per Governo e Stato e maggiormente il ruolo di ognuno nella Struttura Sociale che ne deriva, che dovrebbe essere adeguato a ciò che questo è in grado di apportare in essa e non su cosa egli pensa che possa apportare (opinione), per fa sì che la profezia di Platone (è impossibile che cessino i mali delle città e anche quelli del genere umano") possa essere smentita e non solo ...

martedì 3 luglio 2018

ARTICOLO 49

"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".
(art. 49 della Costituzione Italiana)

... "Saggezza profonda, secondo la quale il compito dei partiti non si consuma esclusivamente nell'esercitare il potere da parte di alcuni, ma si misura nella capacità di garantire e trovare le forme efficaci per permettere alla maggior parte dei cittadini di associarsi liberamente. Se anche volessimo tornare a questa saggezza costituzionale, cosa dovremmo fare?"
(Passioni e politica - P. Ginsborg e S. Labate - pag. 72)

"Al voto si attribuisce sia il valore di un simbolo, come espressione di rispetto di sé e autostima, sia quello d'essere uno strumento che consente di respingere potenziali attacchi a tale autostima da parte dello stato. L'importanza vitale del diritto al voto ai fini della dignità e della sopravvivenza, accanto alla seducente eguaglianza formale dell'operazione di voto e alla sensazione di adempiere il proprio dovere di cittadino-soggetto che essa procura, generano quella profonda sacralità che dona carattere morale ed emotivo agli elementi dell'elezione, attirando irresistibilmente gli elettori indiani".
<< Mukulika Benerjiee a proposito della partecipazione appassionata e diffusa alle elezioni in India, che vedono coinvolti 700 milioni di votanti e 8 milioni di seggi elettorali, non un posto qualsiasi, quindi, ma un Paese enorme in cui le diseguaglianze sono scolpite con il tratto irreversibile delle caste e la democrazia non sembra godere di una salute di ferro >>
                                 (Passioni e politica - P. Ginsborg e S. Labate - pag. 69)

"Le passioni sono insomma l'impulso essenziale che spinge ad attivarsi in occasione delle elezioni. Partecipare alle elezioni fa bene all'autostima e al rispetto di se, permette ai cittadini indiani di difendersi dai potenziali attacchi dello Stato. Questo sentimento di appagamento e di potenza accresciuta è ciò che restituisce alla democrazia, nel suo momento topico, la tonalità sacra che in Europa conoscevamo bene, un po' di tempo fa. La democrazia riesce ancora da qualche parte a catturare le passioni e a mostrarsi capace di accrescere la dignità di ognuno.
                               (Passioni e politica - P. Ginsborg e S. Labate - pagg. 69-70)

...

Ci sono pensieri teoretici, che pur espressi in un contesto razionale scientifico, leggendoli si palesano, in realtà, come trascendenti; ti colpiscono come un pugno nello stomaco e ti lasciano piegato in due senza fiato, come in una rissa da bar di periferia. La domanda sul valore di stima che oggi siamo in grado di attribuire a quella che chiamiamo nell'obsolescente Europa "democrazia"reca con se il valore medesimo che noi stessi attribuiamo alle nostre scelte, seppur faccio sempre più fatica a ritenerle "veramente nostre" e non indotte. L'attuale sistema societario, che io sono arrivato a definire "egocentrico", ovvero basato su ogni singola convinzione personale e non più su spinte motivazionali collettive, si nutre, appunto, di micro pensieri valutati dagli "altri" solo sulla base del ritorno personale, ovvero sulla scala di una possibilità di guadagno personale, che è possibile esemplificare come qualunque cosa cioè venga valutato come tale da chi lo recepisce. Il progressivo deperimento di valori condivisi, seppur richiamati a gran voce da ogni presunto leader che la dea bendata ha deciso di premiare solo ed esclusivamente per occultare il vero obiettivo che gli è stato assegnato da chi lo ha messo lì per la sua ingordigia ed amoralità, ci sta conducendo al dissolvimento.
Tutte le grandi civiltà del passato che celebriamo sui libri storia si sono dissolte senza un apparente motivo; ora è il nostro momento. Siete così certi di volerci mettere la firma?
A voi la scelta. Libero arbitrio. Per chi ci crede ...

domenica 24 giugno 2018

FLAVIO BRAGALONI AT MAD GALLERY IN CHELSEA


Flavio Bragaloni il 29 giugno p.v. esporrà alcune sue opere alla MAD GALLERY in New York assieme ad altri artisti contemporanei. E' un riconoscimento alla sua arte ed alla sua creatività che, credo e mi permetto di dire, ha finalmente trovato la sua forma e forza espressiva.


Il suo uso del colore lo caratterizza e lo definisce, esaltando le figure essenziali e dirette che dipinge.


Nella sua coerenza di pensiero critico sulla società americana i dipinti di Flavio Bragaloni celebrano l'armonia di ciò che invece dovrebbe essere per come lui vede il mondo.


La sua rivisitazione della celeberrima Ultima Cena (The Last Supper) mi ha profondamente colpito ed entusiasmato, in quanto credo che esprima tutto ciò che lui oggi può dare come contributo creativo all'arte contemporanea, che, a mio parere, è significativo.



Alla MAD GALLERY non mancherà quello che, ad oggi, definirei il suo capolavoro per la potenza che ha saputo imprimere al suo messaggio di dolore inchiodando la Statua delle Libertà ad una croce, simbolo che nel percorso evolutivo dell'umanità ha segnato l'anno zero.

sabato 16 giugno 2018

CAPITALISMO E ROMANTICISMO NEOLIBERISTA

Il problema nella storia del liberalismo:
"... consisterebbe nel paradosso per cui la capacità di orientare le emozioni pubbliche è considerata uno dei punti di forza dei politici più in vista, ma nonostante ciò il ruolo delle emozioni non è ritenuto così importante da essere oggetto specifico di riflessione sulle forme politiche"
 (Martha Nussbaum)

... Dobbiamo riconoscere che questa trascuratezza non vale solo per gli intellettuali ma anche per i cittadini e i politici (forse sopratutto per loro). Non sembra diffondersi la convinzione che tra i propri compiti civili vi sia quello di prestare maggiore cura alla qualità delle emozioni agite nello spazio pubblico. Si potrebbe sintetizzare il problema in questo modo: si sottovaluta la funzione pubblica delle emozioni, pur ammettendo che è proprio su di esse che si esercita attualmente una parte significativa del potere politico. Col risultato, da un lato di assistere a sempre un maggior uso politico delle emozioni (basti pensare alla rappresentazione del terrorismo e degli spostamenti migratori) e, dall'altro lato, di perseverare nella convinzione che le emozioni politiche, pur così importanti, non necessitino di troppa attenzione e non vadano né studiate né orientate. C'è però un limite teorico nella tesi di Nussbaum: quel che agli occhi di un intellettuale appare come un problema agli occhi del militante politico appare semplicemente una risorsa.
Una categoria politica che manifesta alla perfezione questo rovesciamento è quella del leader. Chi altro è il leader, almeno nella considerazione che ne abbiamo nelle democrazie occidentali, se non il politico che sposta l'opinione pubblica con la sola forza carismatica delle emozioni e dell'empatia? Le democrazie dei leader si radicano in un neoromanticismo politico. L'accettazione delle necessità di un leader sembra essere, nell'era delle post-democrazie, uno dei dogmi bipartisan ...
(Paul Ginsborg & Sergio Labate - Passioni e politica pp 50-51).
...
Occorrerebbe una feroce e profonda riflessione su come oggi l'astrazione di ciò che ancora chiamiamo democrazia sia in effetti percepita. La definizione di essa come postdemocrazia usata dai due autori, di cui ho riportato un estratto del loro interessante lavoro, mi ha profondamente colpito e indotto, appunto, a dedicarmi a farla. La spasmodica necessità della ricerca di un leader che guidi un popolo verso una qualunque direzione da lui prospettata ma ha sempre lasciato perplesso e pieno di domande sul perché il genere umano tenda a radicalizzarsi attorno a qualcuno dotato di un potere di fascinazione. Non sono mai stato attratto visceralmente dalle persone che nel corso della mia vita sono assurte al potere, né, tanto meno, ho avuto un debole per una qualunque ortodossia che si è susseguita nel corso di questo tempo; non ne ho mai compreso la necessità né cosa possa restituire a chi ne diventa un adepto, ma questo, credo, è un mio grande limite.
Oltre a ciò, quello che veramente mi rende incomprensibile il dogma del leader è che nella grande maggioranza dei casi questi non sono connotati da alcuna qualità particolare, sono persone piuttosto ordinarie direi; è proprio da questo punto, credo, che debba partire l'analisi su ciò che l'attuale civiltà del pianeta Terra stia in effetti cercando. 
La mia proposta, in proposito, è in realtà una domanda: Una rassicurazione sulla propria identità?

venerdì 15 giugno 2018

SCAMBIO DI PERSONA?

Giorni fa mi sono fermato in un bar tabacchi presso S. Giovanni per comprare un pacchetto di sigarette; all'uscita ho incrociato una donna, ci siamo guardati, lei mi ha sorriso e mi è venuta incontro esclamando: "Giorgio! Quanto tempo! Come stai?"; poi mi si è avvicinata e mi ha baciato sulla guancia.
Io non l'avevo mai vista in vita mia e poi non mi chiamo Giorgio, di questo sono abbastanza certo, ma come paralizzato dalla sua intraprendenza e sicurezza , nonché dalla sua bellezza, non sono riuscito ad emettere alcun suono riconducibile ad una qualunque lettera di un alfabeto conosciuto sul pianeta. Dopo di che mi ha preso sottobraccio ed incamminandosi sulla via Appia ha iniziato a propormi ricordi di un passato a me sconosciuto, ovviamente, non essendo io Giorgio, o chi per lui, anche se , devo ammettere che mi è balenata l'idea che mi fossi così proposto in un qualche passato quantistico che al momento era oscuro ai miei ricordi.
Dopo circa dieci minuti, in un barlume di lucidità apparente ho tentato di dirgli che forse si era sbagliata, pur se i sui magnetici occhi verdi mi inducevano a fare il contrario; ma lei, imperterrita, mi ha detto che ero sempre il solito giocherellone ed ha continuato nella sua narrazione di eventi trascorsi assieme. Poi arrestandosi di colpo mi ha chiesto se avessi la macchina e se potevo accompagnarla a casa.
"Dove abiti?"
"Continui?" mi ha risposto socchiudendo gli occhi spandendoli poi in un sorriso accattivante ... "dai sulla Tuscolana, a Cinecittà" ...
"Ok", ho detto io, visto che tanto valeva calarmi nella parte di Giorgio e che abitava comunque di strada per tornare a casa.
Arrivati sotto casa, dopo un ulteriore effluvio di ricordi con io nella parte di Giorgio mi ha chiesto se volevo salire; perché no, mi sono detto, è bella, molto bella e poi sti cazzi se me crede Giorgio, io salgo ...; le due ore successive resteranno impresse per sempre nella mia caduca memoria per la sua incredibile voracità e dolcezza espressa nell'arte amatoria ... uao!
Uscendo, a sera inoltrata, ero a tutti gli effetti Giorgio, pur se non riuscivo a capacitarmi di come fosse potuta accadere una cosa del genere; era veramente folle che mi avesse scambiato per un altra persona e fosse venuta a letto con me credendolo; che poi fosse successo a me mi appariva ancora più inverosimile.
L'indomani raccontando l'accaduto ad una persona cara questa, alla fine del racconto, non solo ci ha creduto, è una mia cara amica, ma sorridendomi beffarda mi ha detto: "André, quella te s'è voluta fa e c'è riuscita ..."
Già, a volte, quando si è scartato l'impossibile quello che resta, per quanto improbabile, è sempre la verità ...

sabato 28 aprile 2018

5 DOMANDE A: ATTILIO DI POCE



Attilio Di Poce, musicista e compositore, è nato a Roma il 13/09/1990, vive e lavora ad Anzio (RM). 
Ha studiato musica al Saint Louis Collage of Music, alla Percento Musica e con William Stravato . Suona la chitarra, la batteria, il basso il pianoforte e canta: ha iniziato a suonare dal vivo sul palco nel 200. Definisce la sua Musica come una combinazione di Rock, Funk, Blues, Jazz, Reggae, Fusion, Progressive e Soul. Esperzioni è il suo primo lavoro in studio di registrazione.





Come è nato il tuo primo lavoro? Ha avuto una gestazione lunga o l'hai scritto di "getto" ...?

Esperzioni è un Progetto che è nato dalla prima volta che ho toccato la chitarra, anzi se vogliamo dalla prima volta che ho ascoltato la musica dal vivo. Ricordo, quando ero bambino, di essere andato ad un concerto insieme a mio padre ed uno dei suoi amici musicisti, il bassista della band, mi dedicò un brano della serata, Disco Inferno, quella emozione la ricordo ancora oggi. E' stato come se un fuoco si accendesse dentro di me, indimenticabile. Perciò, si, ha avuto un lungo percorso evolutivo.


Lo ritieni autobiografico? Racconta, cioè di te?

Assolutamente si, ma non rappresenta a pieno ciò che è questo progetto. Essendo il primo, sento che sia il risultato del mio passato, ma credo che sia anche quello che spero sarà il futuro. Realizzare e suonare questi brani poi, non racconta solo la mia storia, penso che collaborare con altri musicisti e amici permetta di raccontare anche le loro esperienze. Perciò, se posso azzardare un ipotesi, direi polibiografico.


Cosa cerchi nella musica? Successo? Affermazione? Piacere?


Penso che ogni aspirante musicista abbia il desiderio di diventare famoso, veder suonare i grandi professionisti della scena musicale mondiale è veramente stimolante, quando si è giovani soprattutto. Col tempo ho compreso il motivo reale per il quale mi esprimo con quest’arte, cioè quello di conoscermi sempre più approfonditamente, per la mia crescita personale, e aspirare al miglioramento ogni giorno. Non si finisce mai di Imparare con la musica. E spero un giorno di diventare un musicista affermato, come i miei idoli.


Ne farai un lavoro?

Lavorare con e per la musica è il mio sogno. Mi sono sempre dato da fare in passato, cambiando mestieri e ambienti lavorativi, credo sia fondamentale per comprendere alcuni valori importanti della vita, come il sacrificio, la costanza, l’impegno e soprattutto il rispetto per le persone che abbiamo intorno a noi. E ho capito che comporre musica è la mia strada. 


Esistono ancora campi inesplorati nell'arte della musica? E se si, tu ti ritieni "un cercatore"?

Credo che la musica sia in continua evoluzione, d’altronde l’uomo in se lo è. In questi ultimi decenni ho potuto apprezzare un incredibile esplosione di creatività, in ogni campo della musica, sia dal punto di vista compositivo che tecnologico. Con la nascita di nuovi generi, secondo me, molto dovrà ancora avvenire. Sono positivamente ispirato da questa situazione, ed il mio modo di approcciare al nuovo panorama musicale è quello di riuscire ad essere il più personale possibile, cercando di utilizzare al meglio ciò che ho imparato e ascoltato in questi anni. C’è un bellissimo aforisma di Newton che recita così “ Io sono solo un piccolo uomo, che si poggia sulle spalle dei Giganti che mi hanno preceduto.” Io la penso così, perciò, si mi ritengo “ Un Giovane Cercatore”. 

...

Attilio è un ragazzo che sta cercando la sua strada con dedizione ed impegno in un contesto complicato e ricco di offerta, che viene consumata a velocità siderale. Creare è un esercizio faticoso, fare arrivare il tuo lavoro al pubblico lo è ancor di più, pur se oggi può sembrare esattamente il contrario vista la quantità di mezzi a disposizione, farlo restare nella memoria una grande scommessa con se stessi. Trovare un piccolo spazio nel nostro tempo fagocitato dal troppo, molte volte futile, ascoltarlo potrebbe rivelarsi piacevole ... 

sabato 14 aprile 2018

IL LIMITE INVALICABILE

Conoscerai come la Necessità,
 guidando la volta celeste,
 costringe gli astri a tenere i confini ...

(PARMENIDE, DK, fr. B10)

"La tecnica è di gran lunga più debole della necessità" (Téchne d'anankes asthenestéra makro) ebbe a dire Prometeo nel momento in cui decise di donare la "tecnica" agli uomini rendendoli "da infanti, quali erano, razionali e padroni della loro mente", così da ottenere da loro stessi ciò che un tempo chiedevano agli dei (ESCHILO, PROMETEO INCATENATO).
Così l'uomo, o l'Adam se considerato dal punto di vista religioso cristiano, pur abitando nel "tempo che invecchia", che mette a nudo, cioè, la sua condizione di mortale (Brotos) nell'alba della sua esistenza iniziò a credere di avere una speranza, seppur falsa, di poter dominare tutta la sua esistenza possedendo, appunto, la tecnica, finanche la natura, governata nella sua regolarità dalla Grande Legge (Nomos).
L'ampliamento del proprio orizzonte, la possibilità di entrare in possesso della "conoscenza", o di ciò che riteneva, e ritiene ancora oggi, tale ha condotto l'uomo, l'Adam, a ritenersi così libero dai vincoli imposti dalla natura intesa come legge cosmica e di potersi congedare nel corso del tempo dalla sua narrazione storica credendo, appunto, di poterla manipolare, modificare, con la tecnica; così l'"animale non ancora stabilizzato" (Nietzsche) si è via via persuaso di poter alterare la sua natura operando tecnicamente.
La speranza di "tutto potere" sostenuta dalla falsa ipotesi di poter produrre illimitatamente pur al di là di una limitata immaginazione dovuta all'umana condizione ha generato un mondo virtuale nel quale l'uomo, l'Adam, crede di vivere e, sopratutto, crede di possedere ovvero di averne sotto controllo gli effetti che ne derivano.
L'assuefazione alla tecnica, che oggi potremmo chiamare "era" nell'ottica della narrazione storica cui siamo stati abituati sin dalla nascita ci ha condotti a considerarla quale dottrina, dogma, inalienabile e quindi, per natura, totalitaria, rendendoci sottomessi a ciò che noi stessi abbiamo generato e in ragione di ciò passivi (il nichilismo della rassegnazione di Nietzsche).
L'annullamento dell'insegnamento di "colui che pensa in anticipo" (Prometeo), ovvero l'anticipazione di ciò che sarà, la responsabilità e padronanza, cioè, insita nel prevedere, e non quindi l'irresponsabilità e l'impotenza di fronte a  ciò che ne scaturirà, reca il massimo pericolo nel quale possa cadere l'uomo, l'Adam, l'insignificanza, cioè, del suo stesso esistere ritrovandosi a vivere in una condizione in cui la "tecnica" accade a sua insaputa. 
Se la natura stessa ha posto dei vincoli a ciò che possa accadere (necessità) perché mai l'uomo dovrebbe cercare di oltrepassare un limite invalicabile? E' forse questa limitata capacità di comprensione il vero "limite" dell'Adam? E se così realmente fosse il dono ricevuto da Prometeo, o chi per lui, tale non era? E a cosa sottendeva allora? La razionalità ha un limite oltre il quale non è possibile accedere? E' per questo che la disubbidienza dall'imperativo biblico trascendente non è stata mai perdonata? Cercare di valicare il "limite" è paragonarsi a Dio?


domenica 25 marzo 2018

GUN CONTROL: MARCH FOR OUR LIVES



Ieri, 24 marzo 2018, negli Stai Uniti centinaia di migliaia di persone si sono riunite per manifestare contro il possesso e l'uso delle armi,  un problema che negli USA ha raggiunto livelli insostenibili per un Paese che voglia ancora essere percepito come "civile"; la manifestazione è stata fortemente voluta dagli studenti sopravvissuti alla terribile strage (ultima in ordine di tempo) di Parkland, Florida, dove sono state uccise 17 persone.

 Providence , Rhode Island manifestando nello State House
La protesta contro la potente lobby americana delle armi, la NATIONAL RIFLE ASSOCIATON, ha avuto il sostegno di personalità di spicco del mondo dello spettacolo (George e Amal Clooney hanno fornito un sostanzioso contributo economico all'organizzazione) e si è svolta in contemporanea in circa 800 città avendo il suo cuore a Washington (New York, San Francisco, Los Angeles tra le altre).

Providence , Rhode Island
Il possesso e l'uso delle armi negli USA è un fenomeno che non può più essere sotteso alle sole logiche di mercato, essendo assurto, da tempo e per assurdo, quasi a "filosofia di vita", ovvero a qualcosa che esiste in quanto tale e in ragione di ciò normale.
Le continue stragi che si sono consumate sul suolo degli Stati Uniti, in particolare quelle nelle scuole, hanno ripetutamente scosso l'opinione pubblica fino al punto che il movimento studentesco, vista la debole, quasi inesistente direi, risposta del Congresso nell'affrontare il problema, ha voluto ieri manifestare il proprio "NO GUNS" in maniera civile ma ferma, decisa, inappellabile.
Le foto che pubblico mi sono state inviate da un partecipante diretto del grande evento andato in scena ieri, Flavio Bragaloni artista italiano che vive e lavora a New York, che mi ha testimoniato la forte partecipazione emotiva che avuto modo di riscontare direttamente marciando assieme alle centinai di persone che si sono radunate nello State House, Providece, Rhode Island.

 Flavio Bragaloni ed il suo dipinto
100% Pure American. Blood
Che qualcuno entri in un supermercato, compri un arma e poi vada a compiere una strage, magari in una scuola, è sicuramente una follia individuale; ma che quel qualcuno possa avere facile accesso ad un qualunque tipo di pistola, fucile, mitragliatore è una follia sociale, di cui qualcun altro è chiamato a dare una risposta. Il movimento studentesco americano ha trovato la forza per esprimere un sommo dissenso alla scriteriata assenza di una efficace legge sul "GUNS CONTROL", chiedendone una che lo sia nella realtà alle forze politiche USA soggiogate sino ad oggi dalla lobby delle armi.
Non ho mai compreso l'uso delle armi come non ho mai compreso l'aggressività umana contro il suo prossimo, che non trova riscontri nel mondo animale da cui proveniamo: l"animale" uccide per mangiare, l'"uomoanimale" uccide per tutti altri scopi.
Qualcosa non torna nel discorso evolutivo perché è così insito nella nostra natura uccidere (nella Genesi biblica è narrato il primo omicidio in assoluto di cui si abbia notizia, Caino che uccide Abele) da sembrare naturale per l'Homo Sapiens sopprimere il suo prossimo, tanto che è stato dovuto vietarlo dal Nostro Creatore stesso (Non Uccidere - V° Comandamento), che forse avrebbe potuto far meglio in proposito. 
Mi associo con tutta la mia forza agli studenti americani che sono scesi in strada per la loro March for our Lives ed a tutte le persone che li hanno sostenuti accompagnandoli affinché in America (e in tutto il resto del pianeta) le armi vengano definitivamente messe al bando ... 

NO MORE GUNS -NO MORE BLOOD 





sabato 10 marzo 2018

I PROFETI CONTEMPORANEI

Prima delle elezioni politiche, valutate le convenienze di una eventuale esposizione pubblica del proprio pensiero (il termine oggi in voga è endorsement, ovvero l'appoggio a qualcuno da parte di una personalità o di un gruppo importante: un artista,  un movimento politico,  un'organizzazione non governativa ecc...), persone più o meno famose (dipende dai punti di vista credo) invitano gli aventi diritto al voto (su questo punto mi propongo di scrivere un giorno ), più o meno velatamente, a sostenere elettoralmente questo o quel candidato, questo o quel partito, movimento, aggregazione.
Chiuse le elezioni, preso atto dei risultati, valutate le convenienze di un ulteriore esposizione pubblica, le predette persone iniziano i loro appelli, stavolta agli eletti, ovvero ai partiti, movimenti, aggregazioni, ad allearsi (termine terribile ed inopportuno direi in politica) per evitare che questo o quel partito, movimento, aggregazione, non possa costituire un governo ovvero possa farlo.
Questi appelli sono sempre esternati in ragione di un valore morale ineludibile di cui gli appellanti si sentono portatori per una qualche oscura ragione (almeno per me).
Ecco, quindi, a ridosso dell'espressione della così detta "volontà popolare"(anche su questo punto mi propongo di scrivere un giorno) un profluvio di "appelli morali" affinché quello che i portatori sani di valori morali ritengono giusto ed ineludibile venga portato a compimento in ragione del corretto rispetto di ciò che dovrebbe essere, nella migliore tradizione della perpetuazione della retorica della superiorità culturale e morale di alcuni rispetto a tutti gli altri.
Da ciò ne deriva l'impossibilità di un confronto, che può avvenire solo fra pari entro quel determinato contesto culturale e morale, e la necessità di uno scontro continuo basato non sulla costruzione di un modello condiviso ma sulla ricerca dell'auto affermazione in ragione della manifesta invalidità delle controparti considerate nel migliore dei casi inadeguate al supremo compito di guidare un Paese, che assume così un valore trascendente rintracciabile nel  preilluminismo.
Ne consegue che i postulati dei profeti mediatici, ovvero il loro "Verbo" prorompente direttamente dagli dei, manifestati come "appelli morali" in virtù dell'umiltà che hanno ricevuto in dono assurgono a moniti all'umanità su ciò che sarà qualora la volontà divina non fosse rispettata.
Non essendo un "eletto divino" (gradito cioè agli dei) io ovviamente faccio fatica a comprendere ciò che questi profeti riescono a vedere nel futuro in maniera così limpida da risultare imbarazzante per me comune mortale e mi chiedo continuamente perché non  ricostituiscano un "Moderno Olimpo" affinché possano condurci per mano dall'alto dei cieli liberandoci dalla gravità del pensiero.
Faccio anche fatica a comprendere, non essendo dotato di un quoziente intellettivo in grado di farlo, per quale ragione qualcuno debba dirmi cosa sia meglio per me sopra tutto se questo "qualcuno" nella sua vita terrena non abbia mai mostrato almeno un miracolo, come un tizio dicono abbia fatto circa duemila anni fa.
Visto che il biblico "popolo eletto" è ancora in attesa del Vero Messia, non sarebbe per loro il caso di cercarlo fra i Profeti Contemporanei Italiani? Io ci penserei ... hai visto mai ...













venerdì 9 marzo 2018

THE END OF LIBERTY - FLAVIO BRAGALONI


Flavio Bragaloni, artista contemporaneo, vive e lavora a New York da molti anni. Oggi mi ha inviato il suo ultimo lavoro accompagnato dal seguente commento: la spiegazione del mio dipinto The End Of Liberty: Fallo girare:  La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini"... 

"Cervantes fa pronunciare, senza retorica alcuna, queste parole a Don Chisciotte della Mancia, eroe dell'omonimo romanzo. Ora, qual che ne sia l'interpretazione, in chiave laica o religiosa, è evidente che quello della libertà è da sempre uno dei grandi problemi dell'uomo e, per questo, oggetto di mille riflessioni. La «libertà» non aveva nel mondo greco un significato universale e astratto. Lo stesso si può dire a proposito del mondo romano. E anche nel Medioevo non esiste un significato astratto e universale dell'idea di libertà. In senso universale e astratto sorge solo nel mondo moderno. Inutile per me però sarebbe entrare nella disamina storica delle mille interpretazioni di libertà date a partire da Locke, Rousseau, Constant o Tocqueville ... molto più semplicemente l'idea di questo dipinto nasce dall'espressione di una delle più sacre conquiste di libertà, quella di pensiero che non può prescindere dalla libertà di parola e di espressione. Spesso alla parola libertà si affianca, ed oserei dire, contrappone filosoficamente, la parola conquista. Ebbene sì, perché comunque ci sono voluti secoli e lotte sanguinosissime, prima che nella coscienza dei popoli maturasse la convinzione che la libertà di manifestare le proprie opinioni e quella di discuterne fossero fondamentali ai fini del progresso e del bene dell’umanità. Il conflitto autorità-libertà ha sempre visti contrapposti uomini e donne portatori di idee nuove a depositari di vecchi principi. Questa tela nasce dunque dal desiderio di affermare i miei ideali di libertà e fratellanza e la voglia di non rimanere inerme, o quello di lottare se volete, contro l'ingiustizia. L'ingiustizia di negare la libertà di ingresso in un paese a persone che cercano solo di trovare per sé e per le proprie famiglie una vita migliore, più sicura, più dignitosa. O l'ingiustizia di veder negare a dei bambini nati qui in America da genitori emigrati il diritto di restarvi. Il fastidio intellettuale ed umano nell'ascoltare, ancora oggi e dal massimo rappresentante di un paese civile, espressioni del tipo "shithole countries" in riferimento a paesi quali ad esempio Haiti, El Salvador o paesi africani molti dei quali martoriati anche da catastrofi naturali. L'idea di questo dipinto mi è cresciuta nell'anima leggendo e riflettendo sulle parole della poetessa Emma Lazarus incise sul basamento della statua della Libertà che mi hanno riportato indietro anche alla storia che lega la stessa a questo sonetto: "Give me your tired, your poor, your huddled masses yearning to breathe free, he wretched refuse of your teeming shore. Send these, the homeless, tempest-tossed to me, I lift my lamp beside the golden door!" In questa mia opera richiamo il concetto di distacco, allontanamento e non fratellanza con il rigido e freddo muro che separa; ostacolo per chi vuole solo una vita migliore. Richiamo, crocifiggendo,  la Statua della Libertà, la crocefissione e la morte, per tutti gli immigrati ed emigranti, della speranza di trovare una nuova casa, un nuovo inizio. Con il colore rosso richiamo la violenza prorompente e coercitiva, anche verbale, che spesso va a braccetto con il potere a sfregio della dignità umana; rimando al non rispetto della dignità delle donne (la cravatta rossa simbolo dell'orgoglio di Trump, ma anche dell'indelicatezza nel non ledere la dignità altrui, donne incluse); la fiaccola è quasi a terra in segno di non illuminazione, non speranza, di buio dell'anima. Il dipinto non vuole certamente ed assolutamente offendere nessuno e/o esser irrispettoso delle idee e scelte altrui, ma è il mio personalissimo modo di sottolineare la sofferenza che si può leggere negli occhi delle persone ingiustamente trattate o peggio maltrattate. La stessa sofferenza che la poetessa lesse negli occhi delle persone che la ispirarono a scrivere quel sonetto così famoso. Il mio intento è quello di esprimere liberamente il mio dissenso verso espressioni, opinioni ed azioni che io non condivido e la voglia di lottare contro l'ingiustizia nonché il desiderio di affermare i miei ideali di libertà, rispetto e fratellanza".
ps ..
L’ho postato anche su Instagram e va forte il mio Instagram e’ flavioartnycity ...
...
Pubblico quanto Flavio mi ha recapitato con immenso piacere non solo per l'amicizia che mi lega a lui da oltre 35 anni ma, sopra tutto,  per la profondità del pensiero che ha saputo esprimere su di un tema che nel periodo storico che stiamo vivendo assumo un valore inestimabile in ragione del suo vissuto personale, di una persona, cioè, che ha sperimentato sulla propria pelle il significato di dover lasciare il proprio Paese ed i suoi affetti più cari per trovare la sua affermazione professionale. I suoi lavori sono sempre speciali, ma questo, se posso permetterlo di dirlo, reca una vetta espressiva notevole, al di là della sua pregevole tecnica nella complessa arte della pittura. La Statua della Libertà crocefissa è un pugno nello stomaco del mondo occidentale, oramai piegato alle logiche commerciali di profitto che lo stanno portando alla sua inevitabile eclissi. Un mondo decadente e degradato, teso all'auto conservazione a dispetto delle conquiste sociali costate enormi sacrifici e lunghe, nonché sanguinose come da Flavio sottolineato, battaglie contro poteri inossidabili al tempo che si perpetuano senza soluzione di continuità ... che dire? Bravo, Flavio, se c'è una guerra da sostenere io sono pronto ... Voi?

venerdì 2 marzo 2018

2 marzo 2018 - 30.000

Oggi, 2 marzo 2018, il mio blog ha raggiunto le 30.000 visualizzazioni di pagina, che se pur possano apparire un numero esiguo in rapporto a chi riesce agevolmente a raggiungere numeri molto, molto più grandi, per me rappresentano un traguardo veramente significativo.
Quando decisi di dedicarmi a questa attività mai avrei pensato di poter un giorno raggiungere un simile risultato che, ripeto, può apparire insignificante, ma che in rapporto al tempo ed alla cura cui ho dedicato alla sua gestione, unite inoltre alla fatica continua di cercare, e trovare, argomenti che potessero avere un certo interesse, mi gratifica enormemente. 



Scrivere resta un esercizio difficile di cui solo ora sto prendendo pienamente coscienza,  in ragione sia di avere una coerenza di pensiero che ne giustifichi il significato sia di entrare in possesso di uno stile in grado di essere riconosciuto come tale, ovvero identifichi lo scrittore in maniera univoca.
Farlo poi nello spazio ristretto dei "post" che costituiscono l'espressione di ciò che è definito come "blog" è ancora più complesso ed articolato, in ragione di dover argomentare quello di cui si sta scrivendo in un numero limitato di righe, in quanto altrimenti per il lettore, vista la visualizzazione che se ne ha sui vari mezzi di cui dispone (telefono, tablet, pc), la lettura potrebbe risultare difficoltosa. Questo comporta di dover affinare una certa capacità di sintesi cercando nel contempo di non smarrire né la qualità né l'originalità del pensiero; di questo mi sono reso conto  rileggendo i post che ho pubblicato nel corso nel tempo, esercizio che mi ha permesso di migliorare questo particolare tipo di scrittura.
Al di la comunque di noiosi aspetti legati al "come", quello che resta è la soddisfazione che qualcuno legga ciò che si scrive e che venga anche fatto in varie parti del mondo (la cosa veramente fenomenale di questo mezzo di propagazione è quella di poter avere coscienza non solo che le persone visitino il blog ma anche da dove; mi risultano, infatti, lettori in più di venti Paesi!) : questo, non lo nascondo, mi reca la maggiore gratificazione come "scrittore".
Se tutto è relativo (come ebbe a certificare un certo Einstein) rispetto ad un qualcosa, beh, io questa relatività me la tengo stretta, perché molto significativa ed appagante.
Nella speranza di non annoiare mai nelle mie pubblicazioni, colgo questa occasione per ringraziare tutti quelli che anche solo per una volta hanno visitato una pagina dell'Albanense Irriverente ...




mercoledì 28 febbraio 2018

SENENMUT - L'ARCHITETTO DI DIO

"Avendo percorso tutti gli scritti dei saggi, non ignoro nulla di quanto è accaduto a partire dal Primo Giorno".


"Io sono uno che è uscito dai flutti e a cui è stata donata l'inondazione, grazie a cui ho potere sul Nilo".


Architetto Reale della XVIII Dinastia Egizia, SENENMUT incarna un uomo (?) talmente controverso, e fuori da ogni schema storico accettato dall'archeologia contemporanea, tanto che gli stessi antichi egiziani hanno cercato di rimuovere la sua figura storica dalla loro memoria; la sua tomba, infatti, chiusa al pubblico (perché? ... la risposta potrebbe essere che tutto quello che fino ad oggi è stato sostenuto sulla civiltà egiziana è un falso?), potrebbe nascondere i segreti della costruzione delle Piramidi (nonostante oramai è acclarato che la contro archeologia, ovvero non quella sedata dalla necessità di un continua auto affermazione in ragione di continuare ad esistere per essere presa in seria considerazione, si sia oramai orientata verso il pensiero che gli egiziani non abbiano potuto edificarle, ovvero non ne avevano né i mezzi né le conoscenze per farlo).
Nella tomba è stato riportato alla luce, nascosto da un profondo strato di intonaco (applicato da chi?), un disegno che nella parte superiore mostra la volta celeste (anche se stranamente Marte non è rappresentato) come appariva agli abitanti del pianeta Terra nel 10.450 A.C., con al centro la cintura di ORIONE (che le tre piramidi della Piana di Giza replicano sul suolo terrestre) e nella parte inferiore mostra il calendario egizio suddiviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno; il disegno in realtà non è tale in quanto fu scolpito, come se fosse destinato non ai contemporanei di Senenmut ma ai posteri, ovvero a noi ...


Nel 1.470 A.C.  costruì il tempio di DJESER DJESERU (Sublime Sublimità) anche conosciuto come GESER GESERU' (Meraviglia delle Meraviglie), costituito da tre terrazze che potrebbero rappresentare l'evoluzione spirituale della vita, di cui le prime due quella terrena e la terza (non visibile dal primo cortile) quella divina ...


Che in Egitto si trovi, da qualche parte sotto il deserto, la spiegazione delle  vere origini dell'origine dell'umanità è oramai palese, come lo è altrettanto che l'archeologia classica (così come altre scienze) e le sue stantie teorie stiano affondando nelle sabbie mobili dell'auto affermazione a tutti i costi .
Fred Hoyle  fisico, matematico e scrittore britannico, noto al grande pubblico soprattutto per le sue argomentazioni non convenzionali e per svariate teorie non ortodosse entro la comunità scientifica, in proposito delle convinzioni scientifiche ebbe a dire:
"Oggi la scienza è rinchiusa entro i paradigmi ... ogni via d'uscita è bloccata da credenze sbagliate e se si cerca di far pubblicare qualcosa di nuovo da una rivista ci si scontrerà con un paradigma e la redazione respingerà l'articolo."
A. Schopenhauer  (Filosofo), uno dei più grandi pensatori del XIX secolo, sintetizzò così il passaggio inevitabile dall'ignoto al noto, ovvero quello che comunemente si definisce progresso:
"Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate dandole come evidenti."
Negli incredibili, apparentemente inverosimili, millenni Avanti Cristo sono state realizzate opere impossibili per l'attuale umanità che crediamo evoluta, figlie di una conoscenza superiore a quella oggi detenuta dagli abitanti terrestri; non mi sembra un caso, in proposito, che Dio, o chi per Lui, parlasse continuamente con i nostri antenati, a volte dandogli indirizzi, motivazioni, a volte chiedendogli spiegazioni sul loro agire, adirandosi oppure compiacendosi ... a pensarci bene, dopo l'apparizione emblematica, e altrettanto inverosimile, di Gesù ha smesso di farlo ... ci siamo mai chiesti perché?
Mi sono imbattuto recentemente nel corso dei miei studi in questo pensiero di Marco Rigamonti, Segretario Generale del Priorato di Sion nonché Gran Maestro: "E' evidente che quel livello di espressione del genio creativo, che poi è il vero ed autentico genio, in grado di catalizzare e riassumere la conoscenza e l'essenza singolarmente in qualcosa, sia oramai alle spalle dell'umanità attuale; al posto di questo, c'è un progresso basato non sulla vera intelligenza e sull'autentico genio, al quale istintivamente non si mira più, avendone già raggiunto il picco, ma bensì è iniziata l'inesorabile ed irreversibile agonia di questo ciclo, che si manifesta attraverso una umanità, che per non restare in stasi, sviluppa il proprio apparente e di fatto illusorio progresso sulla  tecnica e sull'esasperazione di quest'ultima al posto di una evoluzione viva e genuina, fase che faceva parte di un ciclo già alle spalle ... Non si tratta quindi di una intelligenza saggia, quella moderna, ma tendenzialmente nozionistica, non è l'era della conoscenza, ma de sapere, dove della prima è ricercata l'estetica e non l'essenza".
Voglio chiudere questo lungo post con un pensiero di  Albert Einstein, che non poteva certamente mancare visto l'argomento, che nella sua estrema sintesi, rara capacità appartenente solo agli Eletti, chiarisce ciò che dovrebbe essere la stella polare della conoscenza:
"La ricerca della verità è più preziosa del suo possesso".