Prima delle elezioni politiche, valutate le convenienze di una eventuale esposizione pubblica del proprio pensiero (il termine oggi in voga è endorsement, ovvero l'appoggio a qualcuno da parte di una personalità o di un gruppo importante: un artista, un movimento politico, un'organizzazione non governativa ecc...), persone più o meno famose (dipende dai punti di vista credo) invitano gli aventi diritto al voto (su questo punto mi propongo di scrivere un giorno ), più o meno velatamente, a sostenere elettoralmente questo o quel candidato, questo o quel partito, movimento, aggregazione.
Chiuse le elezioni, preso atto dei risultati, valutate le convenienze di un ulteriore esposizione pubblica, le predette persone iniziano i loro appelli, stavolta agli eletti, ovvero ai partiti, movimenti, aggregazioni, ad allearsi (termine terribile ed inopportuno direi in politica) per evitare che questo o quel partito, movimento, aggregazione, non possa costituire un governo ovvero possa farlo.
Questi appelli sono sempre esternati in ragione di un valore morale ineludibile di cui gli appellanti si sentono portatori per una qualche oscura ragione (almeno per me).
Ecco, quindi, a ridosso dell'espressione della così detta "volontà popolare"(anche su questo punto mi propongo di scrivere un giorno) un profluvio di "appelli morali" affinché quello che i portatori sani di valori morali ritengono giusto ed ineludibile venga portato a compimento in ragione del corretto rispetto di ciò che dovrebbe essere, nella migliore tradizione della perpetuazione della retorica della superiorità culturale e morale di alcuni rispetto a tutti gli altri.
Da ciò ne deriva l'impossibilità di un confronto, che può avvenire solo fra pari entro quel determinato contesto culturale e morale, e la necessità di uno scontro continuo basato non sulla costruzione di un modello condiviso ma sulla ricerca dell'auto affermazione in ragione della manifesta invalidità delle controparti considerate nel migliore dei casi inadeguate al supremo compito di guidare un Paese, che assume così un valore trascendente rintracciabile nel preilluminismo.
Ne consegue che i postulati dei profeti mediatici, ovvero il loro "Verbo" prorompente direttamente dagli dei, manifestati come "appelli morali" in virtù dell'umiltà che hanno ricevuto in dono assurgono a moniti all'umanità su ciò che sarà qualora la volontà divina non fosse rispettata.
Non essendo un "eletto divino" (gradito cioè agli dei) io ovviamente faccio fatica a comprendere ciò che questi profeti riescono a vedere nel futuro in maniera così limpida da risultare imbarazzante per me comune mortale e mi chiedo continuamente perché non ricostituiscano un "Moderno Olimpo" affinché possano condurci per mano dall'alto dei cieli liberandoci dalla gravità del pensiero.
Faccio anche fatica a comprendere, non essendo dotato di un quoziente intellettivo in grado di farlo, per quale ragione qualcuno debba dirmi cosa sia meglio per me sopra tutto se questo "qualcuno" nella sua vita terrena non abbia mai mostrato almeno un miracolo, come un tizio dicono abbia fatto circa duemila anni fa.
Visto che il biblico "popolo eletto" è ancora in attesa del Vero Messia, non sarebbe per loro il caso di cercarlo fra i Profeti Contemporanei Italiani? Io ci penserei ... hai visto mai ...
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