giovedì 16 novembre 2017

ANA - UNA DIVINA COMMEDIA

(SERIE ANA - EPISODIO SETTE)

Non stiamo insieme, ci frequentiamo, se così si può dire, quando abbiamo tempo, quando ne abbiamo voglia, quando il nostro istinto ci conduce nel medesimo posto, quando i nostri ormoni diffondono il loro richiamo, quando la voglia di vederci estirpa da noi il tarlo della razionalità.
Presi dalle nostre abitudini, dalle nostre imprese, dalla brevità dei nostri giorni, dal lavoro, dal bisogno di riposo, dalla caducità dei nostri sentimenti, da quel che passa per le nostre sinapsi deteriorate,  dalla necessità primordiale di dover resistere per poter vivere un altro giorno ancora, magari solo un'altra ora.
Avvizziti dalle nostre fobie, dalle allucinazioni momentanee,  da sogni assurti a ragione di vita; destabilizzati dai nostri lunghi silenzi, dal troppo ridere, dalla scarsità di soldi; esasperati dai nostri film, dalla nostra colonna sonora, dalla solitudine da praticare come religione; emozionati e vinti dai tramonti ammirati alla finestra, dalla pioggia che batte sul finestrino della macchina; zavorrati dal nostro orgoglio, dalle nostre certezze, da quello che vogliamo; avvinghiati come ad un salvagente al mangiare, al bere, al fottere, al dormire.
Vivi, o credendo di esserlo, perché in fondo chi può dirlo di "essere vivo"?
Proiettati al raggiungimento della perfezione, o forse dell'imperfezione, assertori della bellezza come perfezione e dell'imperfezione in quanto umani; egocentrici, maniaci, depravati, dissoluti, indisponibili al compromesso, al servilismo come mezzo di utilità, nauseati da ogni forma di potere, estranei ad ogni tipo di ortodossia precostituita, passiamo qualche ora insieme, per lo più la notte, la nostra vera ed unica casa.
Ossidati dai miei interminabili e futili monologhi,  devastati dalle sue distorsioni della realtà, resi instabili dai troppi drink,  profondamente incerti sul numero dei suoi anelli, estenuati dalle discussioni sui suoi capelli neri che non capisco come pettina, se mai li pettina, sulle sue magliette una sopra all'altra, sulle sue sigarette, sulle sue braccia muscolose, sull'adrenalina che mi scatena quando le sono vicino.
Enigmatici, esoterici, messianici, apocrifi, medium inconsapevoli, quantistici in realtà parallele, superstiti dell'epopea sumera, afflitti dai nostri innumerevoli conflitti, morti e risorti ogni maledetta notte ... vivi, o credendo di esserlo, perché in fondo chi di noi può effettivamente dirlo di "essere vivo"?

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