venerdì 17 novembre 2017

ANA - CERTI GIORNI NON FINISCONO MAI


(SERIE ANA - EPISODIO OTTO)
           
Dopo due mesi di conversazioni telefoniche nel cuore della notte, fissiamo un appuntamento per andare a pranzo da qualche parte; giugno è alle porte e preannuncia un estate con temperature insopportabili.  
Alle undici sono da lei, a Porta Metronia, quartiere San Giovanni, parcheggiato di lato dove è posteggiata la sua auto, così le manterrò il posto per quando torneremo, altrimenti rischiamo di dover girare un ora per cercare un parcheggio.
Scende dopo una ventina di minuti che sono li, e seppur questa cosa di dover aspettare mi fa incazzare molto oggi mi lascia del tutto indifferente; mi saluta radiosa, deve aver dormito almeno quattro ore penso, ed io ricambio accordandomi sulla sua stessa nota emozionale.
Partiamo senza una meta precisa con lei alla guida (mai e poi mai mi lascerebbe guidare il suo gioiello) e fra amenità varie finiamo in un posto nell'alto Lazio, al confine con la Toscana; mentre cerchiamo di comprendere dove siamo un cartello con la scritta "agriturismo" ci libera della necessità di prendere una decisione su dove dirigerci per mangiare.
Dopo un paio di chilometri di strada sterrata percorsa a passo d'uomo per non compromettere l'assetto già di per se instabile della sua triumph finiamo in un grande spiazzale circondato da alberi che proiettano sulla strada bianca lunghe ombre; ne scegliamo uno per parcheggiarci sotto, quello più lontano dall'entrata di quella che probabilmente era una fattoria ora riconvertita, appunto, in agriturismo, anche se non c'è nessun'altra macchina. Mi dice di andare a chiedere se possiamo mangiare, mentre si accende una sigaretta appoggiandosi allo sportello della macchina togliendosi, nel contempo, il piumone tenuto nel viaggio percorso senza capotte.
Entro, chiedo, ottengo un tavolo e sono di nuovi fuori; mentre mi dirigo verso di lei un brivido di eccitazione inizia a farmi vibrare come una corda di chitarra da flamenco; ed eccola li, superba, estatica, invitante.
Un lungo  bacio le da la risposta che cercava, poi le sue mani iniziano a profanare i bottoni dei miei 501 neri mentre le mie accarezzano le sua cosce nude; poi le alzo il vestito, lei si gira senza dire nulla e in una frazione di eterno è a gambe larghe, piegata in avanti con le braccia tese sul cofano della macchina. Inizio a prenderla da dietro, con colpi regolari, ritmici; ho la testa all'indietro. Di fronte a noi c'è un grande prato, nel mezzo di due colline,  con tanti alberi intorno; sarà mezzogiorno, abbiamo un tavolo prenotato in questa parte di mondo e ora stiamo prendendo un aperitivo all'aperto. Adesso mi accompagna nel movimento, si lascia cadere verso il cofano, si rialza,  si volta a guardarmi, cerco di aumentare il ritmo aggrappandomi ai suoi fianchi,  i colpi diventano feroci, affamati, violenti, fermati alla fine dall'eclissi solare che oscura i miei occhi placando l'adrenalina in circolo nelle mie vene, conducendoci nell'eden terrestre di cui solo Adamo ed Eva hanno avuto il privilegio di godere, come la Sacra Bibbia ci insegna.
Nell'etero silenzio che all'improvviso avvolge il luogo mistico nel quale ci troviamo si alza, si abbassa il vestito ed infine si volta, mi bacia, mi abbraccia e come attratta da un angelo sospeso sopra di noi inizia a fissare l'azzurro denso del cielo, tappezzato da rade nuvole, bianche, come anime pure.
 Dentro Ana mangia con una certa voracità, mentre io la guardo sorseggiando un ottimo vino rosso d'annata; ha una pelle bianca, candida; i capelli sono arruffati e le cadono davanti gli occhi, che guardano in alto mentre rumina la carne favolosa che abbiamo ordinato per secondo.
Brilla di  una luce propria, particolare, morbida, ed io assorbo ogni singola goccia di questo giorno, partito bene dal risveglio, dell'ottimo umore di entrambi, disponibili, carichi, generosi, a briglia sciolta.
Dopo, nel giardino dietro la fattoria, ci teniamo per mano passeggiando, parlando a voce bassa ammiriamo estatici l'infinito gustando fino all'ultima goccia di quest'incantesimo che siamo riusciti a creare.  
Al ritorno le luci della città ci appaiono all'improvviso come un set cinematografico in cui stanno battendo l'ultimo ciak.
Un bacio lussurioso mi invita a salire al primo piano.
Certi giorni, per fortuna, non finiscono mai.


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