15 agosto
Berlino
Percorriamo
questa sconfinata città in tutta la sua interezza, uscendo e entrando nelle sue
viscere, visitando quello che viene incontro a noi con curiosità e sorpresa. Questo
immenso cantiere che pulsa di voglia di vivere, ma che non vuole dimenticare,
che ha voltato pagina, ma che lascia bene in vista lo stupro continuato e
aberrante che ha subito, accogliente e disponibile con i suoi ospiti, gentile,
sorridente, cosmopolita, educato.
Un piacevole e
continuo palesamento di eccellenti qualità, che affiorano ad ogni minimo
contatto e soffio di vento, sotto uno dei cieli più belli che mi sia mai
capitato di vedere.
16 agosto Berlino
Quello che
resta del muro è lì, dinanzi a noi, in tutta la sua devastante ossessione.
Lastre di cemento una accanto all’altra. Invalicabili. Mostruose. Costruite per
dividere. Quello che non si può dividere. Che solo il genio perduto della razza
umana poteva concepire. A completamento della sua follia. Della sua incapacità
di dialogo. Di amare.
Oggi è colorato
dai graffiti che testimoniano lo scempio compiuto.
Opere d’arte
emotive. Devastanti nella loro semplicità. Comunicative. Espressive. Pacifiche.
Alcuni
comperano souvenirs.
Anche noi.
Stancamente.
Sopraffatti.
Vinti.
Mentre
prendiamo sempre più coscienza su Berlino annotta.
Persi nei
nostri desideri e contaminati da persone momentaneamente lontane anneghiamo in
due birre. E nell’erba. E nell’augurio sincero che quello che i nostri occhi
oggi hanno visto per le generazioni future non possa mai più diventare un
terribile presente.
Notte umida.
La città
lentamente si spegne.
Noi lo stiamo
facendo.
17 agosto Berlino
Percorriamo le ultime strade della nostra
vacanza trascinandoci sotto un sole solenne. Ebbri di tutto quello che abbiamo
ingerito e metabolizzato. Ricostruiamo puzzle mentali durante il nostro
intercedere nelle ultime visite. Finiamo a fumare erba sull’incredibile prato
di Rosenthaler. Fra indigeni che
prendono il sole. Non c’è un turista, per fortuna. Fumiamo e fumiamo. E
restiamo lì, a goderci l’ultimo scampolo che Berlino può regalarci nella sua
quiete vorace, nella sua calma vellutata,
in quello che percepiamo e che non dimenticheremo.
17 agosto notte Berlino
Fra qualche ora
il cielo sopra Berlino vivrà nei nostri ricordi, fra scatti rubati, video,
sorrisi, silenzi, lunghe conversazioni epistolari, a viva voce, agnello per cena
e camminate sulfuree, pannelli per testimoniare urla che vibrano ancora nel
silenzio iridescente di una strada che ne tramanda l’eco.
Ecco. Fra
qualche ora un aereo ci riporterà da dove siamo venuti. Dove ci stanno
aspettando.
La coscienza
ora è chiara. Pulsa di vita propria. Germoglia sul nostro passato. Che non
vogliamo dimenticare. Che ha fatto di noi quello che siamo. Ma che ora dobbiamo
abbandonare al suo cammino. Cosa ci resta se non l’amore. Che stiamo riportando
alla luce. In un restauro senza nevrosi. Armati di pennello. Che toglie polvere
che ha oscurato i nostri cieli. Intossicandoli. Avvelenandoli. Ma il vento
leggero che ci ha sempre permesso di respirare e restare in vita adesso è divenuto
un tornado. Che avanza maestoso in un turbinio di luce e spazza quella nube nera.
Aprendo squarci d’azzurro, da dove filtra limpida purezza.
Cadiamo in un
breve sonno.
Sogniamo.
Al risveglio F.
è là che aspetta.
C. aspetterà un giorno in più.
Ma a questo
punto il tempo non ha più la stessa importanza. Non è più tiranno. Non asciuga
più le nostre debolezze. Né può strizzarle. Continuerà a tirare via giorni alla
nostra vita. Ma sarà piacevole vederlo lavorare.
E quello che
conta è che non saremo da soli a farlo.
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