martedì 18 agosto 2015

DIARIO PERSONALE - 18 AGOSTO 2015

Non riesco più ad arginare la mia sindrome depressiva, mi sta trascinando via sempre con più violenza, annullando tutti i miei sforzi per farlo.
Sono circa dieci anni che languo su questo fottuto saliscendi, miscelando giorni di isteria, con altri di frenesia, con altri ancora di psicopatica calma, con, infine, altri, rari, di tranquillità, che oramai assimilo alla felicità.
Da qualche tempo, poi, gli altri sono divenuti sempre più rarefatti, sempre più sbiaditi, sempre più lontani, così come ciò che mi dava sollievo, la mia famiglia, i miei amici, i miei libri, il mio studiare senza tregua, il mio lavoro, la mia squadra del cuore, il mio mare, la mia televisione.
Vivo in un isolamento perenne, statico, monolitico e ne sono assuefatto. Nulla mi smuove e nulla mi da più eccitamento, proprio come una fredda pietra che si erge in un deserto a guardia del nulla.
Vivo ogni giorno come il precedente e nulla mi aspetto per il giorno successivo, anche se indicato dal calendario come giorno di festa.
Come uno zombie scevro di volontà ripeto in maniera automatica i miei gesti, i miei rituali, i miei pensieri, che mi corrodono il cervello ossessivamente, rimbalzando in ogni suo angolo, frantumandosi, infine, in un nulla molto ben strutturato.
Ogni tanto rivolgo lo sguardo verso un confine immaginario immaginando di poterlo un giorno oltrepassare studiando mosse appropriate; ma mi ritrovo sempre allo stesso punto di partenza, solo sempre più sfinito e con meno voglia di farlo.
E mi lascio trascinare da questo non senso, privo di logica, privo di razionalità, privo della scintilla che rende un corpo biologico un essere umano.
Pur percependo come la deriva sia oramai prossima non riesco ad ancorarmi per impedirlo, l'ancora è troppo pesante per le mie ridotte forze attuali.
Così ho iniziato a chiedermi cosa sarà della mia vita e non ricevendo nessuna risposta ho iniziato a fissare obiettivi a medio termine per darmi una ragione per continuare; ma più li raggiungo, quasi sempre, più non ne ricevo dietro nulla, è come se quello che facessi sia così scontato, più devo fissarne altri a breve cercandone non fra gli impossibili ma fra gli improbabili, per lottare contro i miei mulini vento che sono illimitati.
Ma questa ossessione non mi sembra altro che un'altra fra le mie e stento a credere che mi porterà a un qualsiasi risultato soddisfacente.
Percorro una strada apparentemente sicura in una giungla insicura e qualche volta tutto questo mi fa paura; non riesco a vedere nel mio futuro e dimentico in fretta il passato, vivendo nella nenia del presente.
Ci saranno tenebre o luci?
Forse, dico forse, questa è l'unica risposta che non voglio avere ...





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