Chi sono io?
Un puzzle di medioevali vetri
colorati tendenti a formare un immagine che tarda a palesarsi, pur
nell'inondazione della luce del mattino che filtra dalla fessura posta in alto della
sacra navata, pur nell'offuscato e flebile tramonto che esalta i vetri opachi,
pur nel buio della notte che tutto copre, anche il silenzio divino.
Chi sono io?
Un rutilante florilegio di errori
ripetuti, postumi e futuri, attuali, sempre uguali, stentorei, seppur non
invadenti, maniacali, seppur non ossessivi, ostentati, seppur involontari.
Chi sono io?
Una depressione del lato oscuro
lunare, apparentemente disabitato, ma fertile e progredito, vivo, satellite occulto
e tecnologico vigilante ed equilibratore del pianeta.
Chi sono io?
Una macchina biologica perfetta
nella sua imperfezione, bella nella sua perfezione, misteriosa nel suo
intercedere, prevedibile nelle sue debolezze, calibrata nelle sue capacità,
esplosiva nella sue elucubrazioni, piatta nelle sue aspettative.
Chi sono io?
Un monarca illuminato, un despota
feroce, un imperatore folle, un re ininfluente, un coacervo di tutto ciò, una miscela instabile in cerca di un
detonatore.
Chi sono io?
Una metastasi orgiastica di
desideri, sogni, idee, di follie e repressioni, di silenzi perpetui e discorsi
logorroici, di nulla di tutto ciò e di tutto quello che ho ricevuto in dono, di
perseveranti abissi di solitudine e mute rituali compagnie.
Chi sono io?
Il serpente avvinghiato
all'albero nel giardino dell'eden, donatore di conoscenza e per questo
vituperato e condannato agli inferi dalle umane sacre scritture non prorompenti
dal divino.
Chi sono io?
Un pleonastico senso ottuso, un
cadente corpo mortale, un incidente di percorso nella via lattea, un dolore
incolore, un'enorme sbadiglio, uno sbaglio, un fulmine senza tuono, una luce
accecante, un silente meteorite in cerca di un'attrazione celeste, un carico
pendente, una motrice senza rimorchio, un incompiuto.
Chi sono veramente io?
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