domenica 30 agosto 2015

IL MIO SENSO OTTUSO

Recalcitrante a smettere di pensare continuo a sbattere contro il mio senso ottuso, come in un gioco virtuale per il quale non trovo la password per accedere al livello successivo.
E tento, imperterrito, di cercare di violarlo inanellando un insuccesso dietro.
L'apparente sinossi di ciò che mi è chiaro non trova mai la parola fine, ogni volta che riconsidero il tutto nello schema che vivo al momento che lo faccio.
E' un circolo vizioso, nel quale aggiungo ogni tanto una nuova convinzione che non si rivela tale al momento di riconsiderarla, e il tarlo del dubbio sistematico torna prepotentemente a manifestarsi in tutta la sua virulenza, e il mio senso resta ineludibilmente ottuso.
Non c'è nulla di definito, chiaro, limpido, argomentato. Tutto è sfumato nell'incertezza delle variabili che cambiano e le soluzioni alle equazioni ad un certo punto appaiono illimitate.
Catturo pensieri organizzandoli in file nel mio sistema operativo dentro il mio hardware, cercando, poi, collegamenti fra loro seguendo un istinto matematico di priorità e definizione e, ogni tanto, giungo pure ad un risultato, che si rivelerà, appunto, incompiuto a fronte di una nuova informazione.
L'unica certezza che mi appartiene, a questo punto è chiara, è la mia ottusità nel cercare di vedere nelle cose della mia vita.
Mi resta anche la convinzione di subirle in maniera trascendente, inevitabile, come se nulla potessi nei loro confronti.
Ma il mio senso ottuso sviluppa, di contro, questa ricerca, seppur non ossessiva, per quanto filosofica nell'approccio, e mi stimola di continuo a non mollare.
A volte mi causa sofferenza, a volte mi eleva spiritualmente, a volte mi lascia completamente indifferente, come se avvenisse meccanicamente.

Se caduco o infinito forse non mi verrà mai dato da sapere, e forse è proprio in questo limbo risiede il senso acuto, stella polare e meta dell'homo sapiens in quanto tale ...

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