giovedì 27 aprile 2017

PREMONIZIONI - Henri-Frédéric Amiel

Frammenti di diario intimo - 1871 - 12 giugno

Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo le decisioni intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell'Uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento. L'adorazione delle apparenze si paga.

Questo scriveva Henri-Frédéric Amiel (17/09/1821 - 11/05/1881),  filosofo, poeta e critico letterario svizzero il 12 giugno 1871 nel lavoro per il quale è tutto oggi conosciuto "Diario intimo".
Descrive in maniera impietosa quello che oggi è sotto gli occhi di chiunque abbia un minimo di senso critico sulla realtà sociale che stiamo vivendo, una realtà nella quale il trionfo del qualunquismo ha raggiunto il suo apice, sgretolando principi morali, politici e societari faticosamente acquisiti e consolidatisi dopo la rivoluzione francese sull'onda dell'illuminismo, depauperando, nel contempo, il supremo concetto di "democrazia", ovvero governo del popolo.
Leggere queste parole oggi mi ha fatto rabbrividire, considerando il periodo nel quale sono state scritte; se non recano in se un senso profetico non so cosa si possa intendere per tale.
Ho scritto molte volte sulla necessità di un "nuovo illuminismo" che ci porti fuori dal labirinto nel quale ci siamo cacciati, non so quanto volontariamente, e nello scorrere del tempo ne sono sempre più fermamente convinto.
Faccio sempre più fatica a comprendere quello che la massa vuole nella realtà e faccio ancora più fatica a comprendere come le stesse restino abbagliate dai profeti che puntualmente emergono a cicli che ritengo regolari, mi riprometto di fare una analisi approfondita su questo, e di come affidino ciecamente il loro destino a persone prive di una qualsiasi qualità.
... L'adorazione delle apparenze si paga ... e nella nostra società liquida l'apparenza è l'attore protagonista, privo, scusate il gioco di parole, di un serio antagonista.
Non ha mai creduto nell'uguaglianza, né, tanto meno, posso avere un minimo di considerazione per ciò che chiamiamo "democrazia diretta"; non credo nello spirito guida, né, tanto meno, nei suoi adoratori.
Non credo più a nulla, tanto meno di "sapere", ma continuo a cercare dedicandomi allo studio di ciò che è, pur restando, ne sono conscio, profondamente ignorante; sarà forse per questo che quando mi imbatto in pensieri di tale portata ne resto affascinato. 
E forse sarà sempre per questo che le parole pronunciate da Totò in "Miseria e Nobiltà", quando chiedendo al tizio che voleva scrivere una lettera, essendo lui capace a farlo, se fosse ignorante alla sua risposta affermativa gli disse "Bravo! Viva l'ignoranza", non mi abbandonano mai ...






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