lunedì 17 aprile 2017

QUELLO IN CUI CREDO

Mi pongo questa domanda di continuo e, per quanto possa apparire incredibile, non arrivo mai ad una risposta concreta, o meglio credo (in senso paradossale) che  la locuzione "fare affidamento" abbia un senso più aderente al nostro "essere umani", partendo dal presupposto, non certo, che noi esistiamo in senso compiuto. 
Da parecchio tempo il dubbio sistematico sulla certezza dell'esistenza come a noi sembra apparire mi ha assalito e non mi molla, anzi, si è incrementato con il passare del tempo sino a essere divenuto così stabile da assurgere a fondamento dei principi su cui "faccio affidamento".
Per questa ragione, oltre a tutte le altre che ho  rappresentato nei post che ho scritto nel tempo, ho via via preso coscienza di essere stato assalito da una certa forma di pazzia irrazionale che mi sta allontanando dalla visione del mondo così come crediamo che sia.
In considerazione di ciò il verbo "credere" per me non ha più alcun senso se usato nell'eccezione nel quale noi umani lo facciamo, e questo sta lentamente corrodendo quello che resta del mio essere un "composto biologico", per l'appunto, in senso compiuto.
Comprendo che quanto scrivo possa apparire folle, e forse, in definitiva, lo è, ma cosa è in realtà quella che appelliamo come "follia"?; io, credetemi (sempre in senso paradossale) non lo so più, se mai ne abbia compreso veramente il significato reale.
Più approfondisco lo studio sul percorso dell'evoluzione umana che abbiamo accettato sino ad oggi, per una reale mancanza di alternativa suppongo che altro, più concretizzo che nulla sappiamo in realtà, ovvero che fondiamo quello che spacciamo come conoscenza su ipotesi sulfuree che hanno un senso solo nei microsolchi scientifici nelle quali vengono teorizzate e nulla più.
Per quale ragione dovrei accettare come verità ricostruzioni definite "storiche" partorite in un ristretto cerchio di persone quando tanti popoli hanno tramandato nel corso di millenni, in alcuni casi, al loro interno fatti che non collimano con quanto la così detta "scienza" afferma?
E per quale ragione, inoltre, dovrei avere come riferimento testi definiti "sacri" non si sa bene da chi in ordine a quella che viene consacrata come "religione"?
Lo ammetto, sono confuso e, in un certo senso, anche smarrito. La mia bussola è impazzita, come se i poli si fossero improvvisamente invertiti e il pianeta terra avesse iniziato a girare attorno al suo satellite anziché alla sua stella.
Per questo non "credo" più, e faccio affidamento solo su alcuni principi che reputo solidi.
Se tutto questo fosse reale non avrebbe alcun senso. Se tutto questo fosse virtuale non avrebbe comunque alcun senso. Se tutto questo fosse una transizione l'uomo in quanto tale potrebbe avere un senso.
Si, lo so sono pazzo. Ma se per una qualche ragione io fossi a conoscenza di un qualcosa momentaneamente sconosciuto ai più potrei essere comunque appellato come tale?
Si, credo di si. Ma se Einstein ha potuto teorizzare la relatività. e dimostrarla senza essere mai stato nel non luogo che chiamiamo "spazio", chi è che è veramente pazzo?
Chi  accetta per vero qualcosa che non comprende o chi lo mette in dubbio?
Se un presunto illusionista chiamato Dynamo ha camminato sul Tamigi come un altro presunto illusionista assurto alla storia come Gesù, perché qualcuno non si sta prendendo la briga di scrivere un vangelo su di lui?







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