http://www.veledicarta.it/13-domande-a-andrea-de-rossi
Essendo io di solito a porre domande a qualcuno devo riconoscere che la richiesta, nonché la successiva pubblicazione, mi ha molto gratificato, avendola intesa come un riconoscimento al tempo che ho dedicato, dedico e sicuramente dedicherò in futuro, a tale attività.
Devo anche necessariamente riconoscere che rispondere a delle domande che in qualche maniera investono la tua vita privata, oltreché, se così si può dire, pubblica, implica una riflessione alquanto accurata su quello che si sta per dire, in quanto andrà a svelare qualcosa di intimo che forse mai avresti pensato di poter rivelare.
Poi, successivamente, vederla pubblicata in rete, a disposizione di chiunque avesse un minimo di interesse alla cosa, procura un sottile piacere narcisistico che fa vibrare il tuo ego, che, per quanto si tenti di minimizzare, a volte deborda dai confini dell'autocontrollo disperdendosi in un concetto alquanto filosofico di infinito.
Ma ciò può anche assumere la forma di una vela che può sospingere a trasformare un'attività che consideri un passatempo come una redditizia e profonda analisi introspettiva di un percorso compiuto, che può condurti in oceani mai solcati sino ad ora per una latente quanto misteriosa paura di divenire un naufrago attaccato disperatamente ad un occasionale legno galleggiante in cerca di un approdo che possa salvargli la vita.
Non lo so per quanto sarò in grado di scrivere parole in una sequenza che abbiano un senso per qualcuno che non sia io, e forse neanche mi interessa; ora, in questo preciso istante che pigio sulla tastiera del mio vecchio pc, devo confessare che farlo mi rende felice ...
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