sabato 23 aprile 2016

LA MIA AMICA M.

Qualche anno fa, non mi ricordo bene quando, ho avuto il piacere e l'onore di conoscere M. a causa del suo lavoro e con il passare del tempo si è sviluppata tra di noi una certa conoscenza e, sopratutto da parte sua, una certa empatia.
Non la incontro quasi mai, mi reco sul suo posto di lavoro due o tre volte l'anno, la sento a volte per telefono, la maggior parte delle nostre conversazioni avvengono tramite mail in ufficio e, di rado, su messanger; non abbiamo mai preso un caffè assieme o fatto semplicemente due passi in giro,forse un paio di volte l'ho incontrata in strada scambiandoci un rapido saluto ed un paio di battute; di lei, in sostanza, non conosco nulla.
Nonostante ciò la considero una mia grande amica, una persona cara a cui mi sento profondamente legato.
Io sono una persona problematica, difficile, chiuso, se pur apparentemente molto socializzante, aspro, a volte, determinato e fermamente convinto di quello che faccio e di come lo faccio, duro nei confronti e poco disposto al compromesso, teso al mio obiettivo e per questo pressante, seppur cercando sempre di mantenere il tutto nell'educazione di cui sono stato abbondantemente fornito.
Con lei ho avuto confronti a volte dai toni accesi, tesi, vibranti, sempre terminati comunque con un sorriso; nonostante ciò con il tempo è diventata la mia confidente, la mia fiduciaria, la mia razionalità direi: ha saputo domare un animale allo stato brado, selvaggio, immune ad ogni tipo di costrizione, irrazionale, refrattario alle regole, con una idiosincrasia cronica a fare quello che gli viene chiesto.
Proprio ieri, mentre scambiavamo mail senza soluzione di continuità in una di queste mi è capitato di vedere i suoi occhi nei miei che mi redarguivano con autorevolezza, seppur pregni di comprensione ed è lì che ho compreso quanto fosse divenuta importante per me al di là di quello che fa per guadagnarsi da vivere.
I miei rapporti con il genere femminile non sono mai stati facili, anzi, è vero il contrario; lei con il suo approccio al nostro confronto mi ha mostrato una nuova via che proprio ieri si è palesata.
Ha avuto pazienza quando l'ho tenuta magari per una mattinata sotto stress o quando l'ho cercata fuori dall'orario di lavoro, mi ha messo sempre e comunque di fronte alle evidenze, proponendo soluzioni, arrabbiandosi e magari anche tirandomi qualche parolaccia ma mai lasciandomi solo, arrendendosi sempre e  solo alla fine; tutto questo non era dovuto, poteva fare altrimenti.
Disconosco il motivo per cui ad un certo punto della mia vita lei ne è entrata a far parte seppur non fisicamente nel senso di frequentazione e, tutto sommato, non ho voglia di saperlo.
E' successo e basta.
Oggi rimuginando nei miei pensieri solitari questa considerazione ha preteso spazio e non ho potuto negarglielo, non mi era permesso.
Mi ha portato a riflettere su me stesso pensando a come lei ha interagito con la mia persona, facendomi comprendere cose che non riuscivo a vedere; per me questo vale molto.
Magari un giorno di questi così come si è manifestata nella mia vita evaporerà.
Oggi però voglio ringraziarla e questo, mi saprà perdonare, è l'unico modo in cui sono capace di farlo ...




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