domenica 24 aprile 2016

IL PARADISO PUO' ATTENDERE

Era un giorno afoso, corroso dallo scirocco che imperversava libero su questa parte del pianeta proveniente chissà da dove, pregno di una umidità che non ti faceva respirare e che ti portava a maledire il fatto che in quel momento non ti trovassi in un paese nordico, in un comodo refrigerio.
Me ne stavo lì, assorto nei miei non pensieri guardando l'orizzonte dalla sommità delle colline a sud di Roma; sotto di me bagnanti nel lago dove si specchia la residenza estiva del Papa; sopra di me la Rocca che porta il suo stesso appellativo.
Rare macchine ogni tanto mi sfilavano dietro in un fruscio indefinito; la mia moto pur spenta emanava calore; alcune persone poco più avanti mangiavano un panino sotto l'ombra di dozzinali e usurati ombrelloni da strada.
Tutto scorreva restando apparentemente fermo, in un non senso spirituale e atavico, detergente e avvolgente, comodo e asfissiante, relativo e assoluto.
Poi si accostò una macchina proprio nel punto in cui ero seduto e si aprì un finestrino dal lato passeggero e una flebile voce mi chiese qualcosa; scesi dal muretto e mi avvicinai non avendo ben capito cosa mi avesse chiesto, e mi affacciai all'interno.
Una donna minuta mi accolse con un sorriso e mi chiese un indicazione per dove non ricordo. Un viso orientale incastonato in rossi capelli e illuminato da occhi perlati mi travolse come un uragano di rara potenza, trascinandomi di colpo in un posto irreale, senza tempo né confini in cui risuonava una dolce melodia da violino e sembrava che tutti i colori esistenti al mondo si fossero mescolati assieme per tirarne fuori uno mozzafiato mai visto da occhi umani.
Non una parola uscì dalla mia bocca, paralizzato e vinto da cotanta bellezza lontana da ogni mia più fervida immaginazione.
Lei disse ancora qualcosa. Io non udii nessuna parola. Di colpo il vento cessò e il caldo mutò in una fresca e invitante mattina di primavera. 
Sorrisi. Lei tolse la cintura. Aprì lo sportello. Scese. Girò attorno alla macchina e mi si materializzò dinnanzi, splendente come l' angelo dell'annunciazione dipinto da Leonardo da Vinci, dionisiaca come la primavera del Botticelli, eterea come la donna immortalata da Klimt nel suo bacio più famoso, accattivante come la young lady with gloves di Tamara de Lempicka.
Ci guardammo negli occhi rapiti dal persempre. Ci baciammo danzando. Poi ci voltammo verso l'orizzonte mano nella mano in cerca del futuro mentre il sole calava dietro le colline che proiettavano la loro ombra sull'acqua immota del lago tornato solitario e silenzioso ...
Infine mi svegliai, solo, in un grande letto irradiato dai primi raggi solari e il mio viso mosse un sorriso compiaciuto nell'odore del suo profumo che ancora vibrava nella semi oscurità della mia stanza da letto ...


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