In relazione al post di ieri sul "Discorso di Ratisbona" di Papa Benedetto XVI, voglio proporre oggi un brano tratto dalla "Caduta degli Dei - Bibbia e testi induisti, la storia va riscritta", opera di M. Biglino e E. Baccarini edita da Uno Editori, e più precisamente dal capitolo (pag. 294) dedicato alla conoscenza vedica (trasmessa attraverso i VEDA, una antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri, divenuti nella nostra epoca di primaria importanza nel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose dell'Induismo).
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In uno dei quattro testi sacri che compongono, appunto, i Veda, il RIG VEDA (10.71.4) è possibile leggere questo passo:
"Un uomo illetterato può non vedere il linguaggio anche se questo sia visibile e può non comprenderlo anche se lo ascoltasse. Ma lei (il linguaggio) espone il suo corpo a una persona come una moglie lo svela a suo marito".
Secondo Raja Ram Mohan Roy, autore di Vedic Phisic,
"La conoscenza contenuta nei VEDA è profondamente ermetica e va oltre la comprensione ordinaria degli esseri umani. Tuttavia i saggi vedici codificarono la Conoscenza in una forma più semplice che potesse essere compresa da chiunque ... Questa codificazione della sapienza si dimostra essere veramente ottimale per disseminare la conoscenza tra le gente comune. Ciò spiega anche perché siano state compiute iniziative straordinarie per preservare i VEDA e il perché sia stato tributato così tanto onore a questo testo sacro degli induisti, nonostante il suo vero significato sia poco compreso ancora oggi."
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La breve introduzione sopra esposta è propedeutica alla chiosa finale del capitolo dedicato alla conoscenza vedica che di seguito riporto:
"Ovviamente la sapienzialità induista fonde nozioni scientifiche ed altre religiose creando un'unione indissolubile tra le due realtà. In Occidente abbiamo volontariamente voluto dividere scienza e religione in due entità distinte e, talvolta, antitetiche ma non possiamo conoscere la realtà ultima delle cose e quindi non possiamo assolutamente negare che il sistema indiano possa nella sua essenza contenere elementi di verità.
Il Vedanta costituisce quindi la dottrina scientifica e teologica dell'induismo e mostra nei suoi principi come non esista alcun conflitto tra principi scientifici e religiosi considerandoli semplicemente come due facce di una stessa medaglia. Nel Vedanta questi due aspetti sono complementari principalmente in ragione del fatto che la comprensione di questi due domini è ben delineata e codificata.
Nell'Induismo esistono due categorie legate alla conoscenza: la prima è la para vidya, ovvero la conoscenza spirituale, mentre la seconda è la apara vidyai, la conoscenza materiale. La conoscenza scientifica appartiene quindi al reame della apara vidyai, mentre quella spirituale, la conoscenza di Dio e della vita, alla para vidya.
Per l'Induismo la conoscenza materiale conduce a quella spirituale."
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