... e nella penombra della sala di attesa del ristorante, aspettando un tavolo per cenare, due occhi accecanti varcarono la porta d'ingresso, materializzando in quella grande stanza vento freddo e un'improvvisa luce; sorridevano, e accompagnavano un uomo felice di quella presenza che aveva al fianco.
Rimossi il mio sguardo annoiato dai riflessi di uno specchio che mi restituiva l'immagine di me stesso immalinconito a scorrere la rubrica telefonica del cellulare, appoggiato con le spalle al muro, ancora involtato nella giacca di pelle e soffocato dalla sciarpa attorno al collo, e lo agganciai al suo, proiettato, ora, verso l'accesso alla sala; nello stesso momento, con un'impercettibile movimento del viso, lei mi guardò e tenne fissa i suoi occhi nei miei per un tempo che a me apparve infinito.
Un refolo di vento di ponente sembrò investirmi improvvisamente, riequilibrando il mio stato d'animo verso lo zen della serenità.
Rimossi il mio sguardo annoiato dai riflessi di uno specchio che mi restituiva l'immagine di me stesso immalinconito a scorrere la rubrica telefonica del cellulare, appoggiato con le spalle al muro, ancora involtato nella giacca di pelle e soffocato dalla sciarpa attorno al collo, e lo agganciai al suo, proiettato, ora, verso l'accesso alla sala; nello stesso momento, con un'impercettibile movimento del viso, lei mi guardò e tenne fissa i suoi occhi nei miei per un tempo che a me apparve infinito.
Un refolo di vento di ponente sembrò investirmi improvvisamente, riequilibrando il mio stato d'animo verso lo zen della serenità.
Mi passò davanti decisa, scavandomi ancora una volta con i suoi occhi, con un movimento rapido e significativo; lo stesso fece il suo accompagnatore, nella mia totale indifferenza.
Portai, poi, la mano destra sulle labbra, e iniziai a farci scorrerci sopra l'indice ed il medio, come sempre faccio
quando mi viene in mente un qualche pensiero che mi stuzzica.
Poi, una voce stentorea e professionale mi invitò ad accomodarmi: le stelle erano propizie, e me lo manifestarono nel tavolo che mi assegnarono, di fianco a quella donna e al suo compagno.
La cena scorse sulle ali di un ottimo vino e di un sensazionale piatto di spaghetti moscardini e parmigiano, di occhi negli occhi, di lampanti momenti furtivi e di accennati sorrisi viranti al vago.
Alzando il bicchiere di jack daniels che stava per chiudere la mia cena la salutai, mentre il suo accompagnatore stava dirigendosi alla cassa per esercitare il suo diritto/dovere di cortesia da ospite.
Il suo viso si illuminò, espandendo luce sulla parte oscura della mia luna; la marea iniziò così a montare sull'influsso che emanava dal mio spirito liberatosi dalla prigionia del mio corpo.
Indossò, infine, il cappotto in un movimento elegante, poi un foulard, che aggiungeva un tocco di aristocrazia alla sua innata eleganza.
Si passò le mani attorno al collo per far defluire i capelli sulle sue spalle e poi scosse la testa per cercare un comodo aggiustamento a quella bionda cascata. Continuai a guardarla, sorridendo sempre più convinto a quella presenza così lieve e magnetica: "...domani, stesso posto, stessa ora...", sono le parole che udii mentre si voltava per dirigersi verso l'uscita della sala, dove l'attendeva l'ospite. Restai attonito, fissando la sua camminata attraverso il mio jack nel bicchiere che ne ampliava l'immagine a dismisura.
Le sue labbra si erano mosse e alcune parole sembravano essere uscite dalla sua bocca, ma ora, in quell'estasi immaginifica non ero propriamente convinto che fossero quelle che nella mia testa stavano circolando impazzite:"... domani, stesso posto, stessa ora ..."; era veramente andata così? Ordinai un altro jack Daniels, per sublimare l'accaduto e obnubilare ancora più i miei sensi già pesantemente intorpiditi dagli eventi succedutesi come in un incantesimo; no, non era decisamente possibile che mi avesse dato un appuntamento: sono fuori di testa, devo smetterla di bere così, devo assolutamente smetterla.
Mi alzai e mi diressi alla cassa per esercitare il mio dovere di avventore. "domani"... " fanno cinquantacinque euro " stesso posto ...", tenga il resto, grazie signore e buona serata!, "stessa ora ...". All'uscita un vento gelido mi schiaffeggiò violentemente, riportandomi nella cruda realtà. Cercai la macchina, e con fatica la ritrovai. Barcollavo, così accesi una sigaretta nella speranza di avere dal tabacco quello che stavo cercando dentro dentro di me. Accesi anche il motore, e si accese anche la radio, che dalla stazione sulla quale era sintonizzata stava suonando un pezzo che a me piaceva molto ed il primo verso che ascoltai fu "but I wanna hear it from your Lips ..."., che mi suonò come profetico.
"Domani, stesso posto, stessa ora ..." : ci sarò, certo che ci sarò!.
E la macchina s'addentrò nella notte, guidandomi nella luce proveniente dalla luna ... I wanna hear it from your lips ...
Indossò, infine, il cappotto in un movimento elegante, poi un foulard, che aggiungeva un tocco di aristocrazia alla sua innata eleganza.
Si passò le mani attorno al collo per far defluire i capelli sulle sue spalle e poi scosse la testa per cercare un comodo aggiustamento a quella bionda cascata. Continuai a guardarla, sorridendo sempre più convinto a quella presenza così lieve e magnetica: "...domani, stesso posto, stessa ora...", sono le parole che udii mentre si voltava per dirigersi verso l'uscita della sala, dove l'attendeva l'ospite. Restai attonito, fissando la sua camminata attraverso il mio jack nel bicchiere che ne ampliava l'immagine a dismisura.
Le sue labbra si erano mosse e alcune parole sembravano essere uscite dalla sua bocca, ma ora, in quell'estasi immaginifica non ero propriamente convinto che fossero quelle che nella mia testa stavano circolando impazzite:"... domani, stesso posto, stessa ora ..."; era veramente andata così? Ordinai un altro jack Daniels, per sublimare l'accaduto e obnubilare ancora più i miei sensi già pesantemente intorpiditi dagli eventi succedutesi come in un incantesimo; no, non era decisamente possibile che mi avesse dato un appuntamento: sono fuori di testa, devo smetterla di bere così, devo assolutamente smetterla.
Mi alzai e mi diressi alla cassa per esercitare il mio dovere di avventore. "domani"... " fanno cinquantacinque euro " stesso posto ...", tenga il resto, grazie signore e buona serata!, "stessa ora ...". All'uscita un vento gelido mi schiaffeggiò violentemente, riportandomi nella cruda realtà. Cercai la macchina, e con fatica la ritrovai. Barcollavo, così accesi una sigaretta nella speranza di avere dal tabacco quello che stavo cercando dentro dentro di me. Accesi anche il motore, e si accese anche la radio, che dalla stazione sulla quale era sintonizzata stava suonando un pezzo che a me piaceva molto ed il primo verso che ascoltai fu "but I wanna hear it from your Lips ..."., che mi suonò come profetico.
"Domani, stesso posto, stessa ora ..." : ci sarò, certo che ci sarò!.
E la macchina s'addentrò nella notte, guidandomi nella luce proveniente dalla luna ... I wanna hear it from your lips ...
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