domenica 3 maggio 2009

SUPER EROE

DUE

Quello che più ti angoscia è la perdita completa della memoria. Un assoluto vuoto che percorre croste celebrali incrinate da violenti urti di schioppettanti mal di testa. Che si accendono improvvisi come uragani nelle tiepide e tranquille acque caraibiche. Quando il mare ed il cielo si confondono nel medesimo, pallido e nebuloso colore e tutto intorno cessa ogni minimo rumore. E tutti solo lì che attendono l’inevitabile. Nella speranza pagana che non cresca a dismisura e si trasformi in una forza distruttrice. Quando anche gli abitanti marini cercano riparo negli anfratti della barriera corallina, così fragile all’apparenza ma così forte da tenergli testa a volte.
Ecco. La perdita di memoria. Una linea piatta, che in quegli apparecchi installati negli ospedali segna la fine della vita. E nelle trite facce dei medici abituati alla morte sorgono di riflesso quelle due parole: “ mi dispiace”.
Cazzo mi dispiace. Pensi a noi quanto dispiace.
Ma a noi, pazienti e medici di noi stessi, cosa potremmo mai dire? Mai sentirci dire? “mi auto dispiace?”
Sembra un idiozia. E forse lo è. Ma non è una idiozia apparente tutto quello che abbiamo percorso fino ad ora?
Ma la memoria non c’è più. S’è volatilizzata. È naufragata nel liquido che accoglie il nostro cervello. O il suo residuo bellico. Dopo tante guerre autodistruttive. In cerca di un nemico che non c’è. Se non nello specchio. Il tuo riflesso. Il te stesso tuo nemico. Imbattibile e sorridente come un super eroe che non riusciamo ad abbattere nonostante tutto. Un icona che noi stessi abbiamo reso immortale. E che adesso non ricordiamo come abbiamo creato. Perché se l’abbiamo creato dovremmo avere anche i mezzi per abbatterlo.
Ma forse la domanda è un'altra.
Vogliamo davvero abbatterlo?

pensieri(aforismi)&dialoghi tossici

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