Ti ho visto andare via nel giorno incipiente...raccogliere ii tuoi vestiti sul pavimento, dove erano finiti nell'esultanza di due corpi avidi di scoprirsi, toccarsi, entrare l'uno nell'altro.
Ti ho visto andare via in un silenzio irreale, nella penombra di una flebile luce di un lampione filtrante dalle fessure della persiana che affaccia sulla strada.
Ti ho vista andare via, e avrei voluto dire tante cose. Ma tante cose non sono, forse, nessuna cosa?
Il tuo occhi rivolti verso il basso, cercando di sfuggire il mio sguardo...i tuoi gesti furtivi...veloci...come i tuoi pensieri...
Poi la porta, il portone, suoni sordi e violenti come pugni...e poi più nulla.
Ero nel letto, riverso su di un lato, e lì sono rimasto a guardarti...poi mi sono girato ed ho acceso una sigaretta...
E mi sono tornate in mente tutte le volte che hanno visto andare via me...furtivo, a volte con le scarpe slacciate, o senza cintura, o la camicia d'estate...quante volte in quei silenzi imbarazzanti solo per non dormire in un letto con qualcuno...per non dargli l'abitudine mi dicevo...chissà poi perché....una scusa come un'altra.
Ho rivisto le strade deserte nella notte più profonda, in mattine appena annunciate, ancora fredde e vitree...
Ho sentito di nuovo la voce di Skin degli Skunk Anansie.... "I don't want you to forgive me...You follow me down..." ...nei finestrini abbassati per fumare nel gelo pungente.
Ho sentito ancora le voce di chi mi chiedeva di restare...che pensava altro...che mi insultava...
Ho pianto, mentre la mia macchina del tempo ripercorreva tutte le strade percorse in tutte le notti nelle quali hanno visto me andare via...
Infine ho capito...che quella maledizione non può avere fine...mentre il sole era già di nuovo alto e striava il muro fendendo la barriera posta a limitarlo.
Ti ho visto andare...ed è stato come se il tempo riavvolgesse sempre lo stesso film, in un paradosso temporale che scambiando i ruoli ha scambiato anche le forti emozioni percepite dagli attori in scena...
Ti ho visto andare via nel silenzio di un giorno che mutuava una notte che avevo vissuto tante, troppe volte...