Ti ho aspettata.
Ti ho aspettata tanto.
Con pazienza, speranza, credendoci sempre. Perchè non potevo fare altrimenti.
Ho affogato l'attesa nel vizio, creando felicità artificiale, finché non è stato più abbastanza. Palliativi costosi e dannosi, inutili; ma la noia della solitudine ha bisogno di sollievo e da qualche parte bisogna pur cercarlo.
Ma dura sempre poco, e col tempo anche meno. E ne hai sempre più bisogno, e quando scopri che ti lega ti accorgi che il nodo è troppo stretto per scioglierlo.
Piangere e commiserarsi non è sufficiente. Occorre aver fede.
Vedevo nel mio futuro il tuo volto; non delineato, fuori fuoco, indefinito. Ma sentivo che c'era e che in un futuro prossimo si sarebbe mostrato.
E così l'attesa è divenuta ancora più odiosa nella lotta per sciogliere il nodo, contiuando a nuotare nel vizio, cercando di non affogare.
Poi ho iniziato a sentire la tua voce che sussurava parole che non capivo, ma che componevano una melodia che mi ammaliava.
Ed ho preso a nuotare con più forza, affrontando onde sempre più alte, controccorrente, con i polmoni pieni d'acqua.
Ma più nuotavo più l'approdo lontano m'appariva ed il nodo sembrava volermi trascinare nel fondo di quell'oceano artificiale eppure così vero e burrascoso, per inghiottirmi per sempre in una acquiescenza silenziosa di rassegnazione.
Così in un giorno d'autunno della fine dell'anno ho smesso di nuotare, stremato e vinto dall'imparità della lotta. Mi mancava l'aria e le braccia erano oramai intorpidite dallo sforzo e l'ipotermia s'affaciava nell'acquietarsi delle acque; ed è lì, in quell'esatto momento che ho chiuso gli occhi dichiarandomi vinto e ho smesso di nuotare, lasciandomi andare nella corrente, abbandonandomi all'inevitabile.
Nel silenzio tenebroso della quiete dopo la tempesta aspettavo, aspettavo, aspettavo.
Poi il tuo volto s'è materializzato e la tua voce s'è liberata e come una sirena omerica hai iniziato a cantare per me il cielo in una stanza.
Ti ho aspettata.
Ti ho aspettata tanto.
Ora ti ho trovata.
Il nodo d'incanto se sciolto e il dolce brivido della libertà mi ha rianimato in un colpo di tosse che ha espulso l'acqua in eccesso dentro di me riportandomi alla coscienza.
Ora ti ho trovata, e ti tengo stretta a me.
Non canti più.
Mi guardi, sorridi, e poi abbassi gli occhi.
Non occorrono parole.
A me basta ascoltare il battito del tuo cuore che suona le universali note dell'amore per ripagarmi dell'attesa...
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