venerdì 3 dicembre 2010

UN GARBATO SALUTO

lunedì 29 novembre se ne andato Mario Monicelli, lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma. Aveva 95 anni.
nella sua longeva carriera ha diretto 35 film, dei quali ne voglio ricordare alcuni:
Totò cerca casa (1949), Guardie e Ladri (1951), I soliti ignoti (1958), La grande guerra (1959), La ragazza con la pistola (1968), L'armata Brancaleone (1969), Bracaleone alle crociate (1969), Amici miei (1975), Un borghese piccolo piccolo (1977), I nuovi mostri (1977), Il Marchese del Grillo (1981), Amici miei atti II (1982).
il suo ultimo film è del 2006, Le rose del deserto.
Il padre della commedia all'italiana, ci ha raccontato dell'Italia del dopoguerra, fra boom economico e voglia di ricominciare, con una certa dose di cinismo e cattiveria (nei i soliti ignoti per la prima volta nella storia della commedia c'è un morto), risate e malinconia, impegno e divertimento, e tanto altro ancora.
è stato il testimome di una stagione irrepetibile, vissuta con personaggi che non torneranno mai più. Ha lavorato con tutti i mostri sacri dell'epoca (Gasmann, Sordi, Totò, Mastroianni, Vitti, Cardinale e tanti altri), guidandoli e dirigendoli in capolavori che non hanno tempo.
Ora, scorrendo di nuovo i titoli dei suoi film, mi tornano in mente immagini che porterò sempre con me, che non mi lascerrano mai. Emozioni irrepitibili, che prorompono in me ogni volta che m'imbatto in un suo lavoro. Una palestra di vita senza eguali, un'arte dirompente e coinvolgente, seppur comunicata nel dolce stile della commedia italiana. E ancora rido alle battute dei personaggi dei suoi film, alle sue maschere che meglio di tutte hanno descritto l'Italia di quegli anni, avvolta in una sospensione temporale che aveva qualcosa di mistico e favolistico.
Per questo, per tutte le volte che ai titoli di coda di un suo lavoro provo soddisfazione e ricoscenza, voglio lasciare il mio garbato saluto a questo maestro (che tale non si è mai definito).
Grazie, Mario, grazie per averci lasciato qualcosa che vale la pena di portare con noi.
E chiudendo voglio riportare la battuta che Ferribotte fa alla fine dei soliti ignoti, mentre il furto è andato a puttane e discutono della pasta e ceci che i protagonisti stanno mangiando, e che racchiude una filosofia così profonda da essere imbarazzante: "donna cuciniera pigliala per mogliera, donna piccante pigliala per amante".
Grazie ancora Mario.
Addio.



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