(vedi anche post end run - 10 aprile 2016)
... ma alla fine ci si potrebbe anche stancare, e l'end run divenire definitivo ...
Con questa chiosa chiudevo il mio post end run sulla necessità che può prospettarsi all'uomo di dover cambiare lo status quo nel quale ha vissuto fino al momento nel quale prende coscienza che ciò che è non lo soddisfa più.
Sono trascorsi circa dieci mesi da allora e rileggendolo oggi mi sono reso conto di come certi moti spirituali possano divenire irreversibili dal momento del loro palesarsi, e di come, sopratutto, sia vano ogni tentativo di resistervi, diluirli o cercare di minimizzarli.
Ogni uomo vive come crede sia meglio per lui, seppur ingabbiato nelle regole sociali alle quali deve sottostare sopratutto in ordine alle aspettative che i componenti della società hanno nei suoi confronti, in virtù dell'accettazione nonché dell'apprezzamento dei suoi comportamenti; ma pur nella costrizione delle regole limitative delle libertà individuali, tacitamente accettate dalla nascita, organizza il suo mondo, effettua le sue scelte, stabilisce le sue linee di condotta, cerca le sue relazioni affettive, fissa i suoi limiti, programma il suo futuro.
Poi accade qualcosa che muta il suo punto di vista e quel qualcosa lentamente si fa strada in ciò che lo rende diverso, speciale, dalle altre forme di vita esistenti sul pianeta, una percezione trascendente, imponderabile e astratta del proprio io, avviandolo verso una trasformazione non controllabile in quanto inconscia.
Arriva, infine, il momento nel quale ciò che è nato inconscio diviene conscio, irradiandosi come luce del giorno nascente che mostra nuove strade e confini imperscrutabili nell'oscurità della routine quotidiana, cancellando, apparentemente, di colpo tutta la conoscenza sul quale credeva si fondasse il proprio io; in quel preciso istante tutto il processo che si è sviluppato al fine di condurlo fino a lì si palesa in maniera chiara, netta, limpida, ineludibile, e tutto cambia.
In meglio o in peggio, al suo albeggiare non è dato sapersi, occorrerà altro tempo per darne un giudizio; l'unica cosa che conta è l'accettazione del completamento della nemesi, pur partendo dal presupposto filosofico che nulla avviene per caso sepppur nella consapevolezza che l'umana indole sembra più propensa ad accettare la tesi contraria, forse perché meno impegnativa nell'analisi.
Post fata resurgo (dopo la morte torno ad alzarmi) ... ora che la mia nemesi, per me scevra di fatalità, sembra essersi compiuta non mi resta che attendere il mio successivo stadio evolutivo, conscio che che ciò che è stato mai più sarà.
Si, è vero, quanto scritto può sembrare banale, tutti prima o poi cambiano ... ma accogliendo ciò come antitesi al mio pensiero non faccio null'altro che renderlo sostenibile ...
Con questa chiosa chiudevo il mio post end run sulla necessità che può prospettarsi all'uomo di dover cambiare lo status quo nel quale ha vissuto fino al momento nel quale prende coscienza che ciò che è non lo soddisfa più.
Sono trascorsi circa dieci mesi da allora e rileggendolo oggi mi sono reso conto di come certi moti spirituali possano divenire irreversibili dal momento del loro palesarsi, e di come, sopratutto, sia vano ogni tentativo di resistervi, diluirli o cercare di minimizzarli.
Ogni uomo vive come crede sia meglio per lui, seppur ingabbiato nelle regole sociali alle quali deve sottostare sopratutto in ordine alle aspettative che i componenti della società hanno nei suoi confronti, in virtù dell'accettazione nonché dell'apprezzamento dei suoi comportamenti; ma pur nella costrizione delle regole limitative delle libertà individuali, tacitamente accettate dalla nascita, organizza il suo mondo, effettua le sue scelte, stabilisce le sue linee di condotta, cerca le sue relazioni affettive, fissa i suoi limiti, programma il suo futuro.
Poi accade qualcosa che muta il suo punto di vista e quel qualcosa lentamente si fa strada in ciò che lo rende diverso, speciale, dalle altre forme di vita esistenti sul pianeta, una percezione trascendente, imponderabile e astratta del proprio io, avviandolo verso una trasformazione non controllabile in quanto inconscia.
Arriva, infine, il momento nel quale ciò che è nato inconscio diviene conscio, irradiandosi come luce del giorno nascente che mostra nuove strade e confini imperscrutabili nell'oscurità della routine quotidiana, cancellando, apparentemente, di colpo tutta la conoscenza sul quale credeva si fondasse il proprio io; in quel preciso istante tutto il processo che si è sviluppato al fine di condurlo fino a lì si palesa in maniera chiara, netta, limpida, ineludibile, e tutto cambia.
In meglio o in peggio, al suo albeggiare non è dato sapersi, occorrerà altro tempo per darne un giudizio; l'unica cosa che conta è l'accettazione del completamento della nemesi, pur partendo dal presupposto filosofico che nulla avviene per caso sepppur nella consapevolezza che l'umana indole sembra più propensa ad accettare la tesi contraria, forse perché meno impegnativa nell'analisi.
Post fata resurgo (dopo la morte torno ad alzarmi) ... ora che la mia nemesi, per me scevra di fatalità, sembra essersi compiuta non mi resta che attendere il mio successivo stadio evolutivo, conscio che che ciò che è stato mai più sarà.
Si, è vero, quanto scritto può sembrare banale, tutti prima o poi cambiano ... ma accogliendo ciò come antitesi al mio pensiero non faccio null'altro che renderlo sostenibile ...