Il Faraone, proprio perchè faraone, un giorno in un impeto di egocentrismo sfrenato chiamò il suo architetto preferito e gli disse: Caro io devo lasciare un segno immortale della mia presenza e voglio per questo farti costruire una tomba che non si è mai vista. Quindi studia e portami qualche idea fra qualche giorno, ma tieni bene a mente che devi realizzare qualcosa di eccezionale.
L'architetto ringraziò il Faraone per aver affidato a lui questo compito e non appena uscito si mise al lavoro e dopo qualche giorno tornò dal Faraone per illustrargli le idee che gli erano venute. Questi lo ascolto, poi chiamò le guardie e lo fece decapitare. La scena si ripeté alcune volte, finché più nessuno degli architetti di palazzo si presentò alla chiamata dandosi alla macchia. Il Faraone allora decise di provvedere da solo. Si recò nella piana di Giza, radunò mano d'opera varia e illustrò il suo piano: costruiremo una piramide gigantesca che sarà la mia tomba, seppur io essendo immortale la lascerò in tempi brevi, ovvero quanto mi serve per raggiungere il posti in cui devo andare. La manovalanza ascoltò con attenzione e iniziarono a cercare di capire come fare. Si radunarono i capi mastri e si decisero le misure, quindi si piantarono quattro pali che avrebbero dovuto rappresentare la base. Non essendo capaci di scrivere, assegnarono a ciascuno un compito ben preciso e stabilirono che, ad occhio, ci sarebbero volute qualche milione di pietre ben intagliate per dare corpo al sogno del Faraone. Arruolarono, quindi, altra mano d'opera che avrebbe estratto la pietra a molte centinaia di chilometri da li e ne mandarono altri a tagliare alberi per avere i rulli su cui posare le enormi pietre da trasportare, sempre a svariati centinaia di chilometri, in quanto non conoscevano la ruota. Organizzato il tutto, stabilirono che avrebbero dovuto farcela in tempi brevi visto che il Faraone aveva una certa età e che a quei tempi l'aspettativa di vita non era così lunga come oggi. Non appena il primo materiale iniziò ad arrivare cominciarono a posarlo sotto l'attento occhio del Capo dei capi mastri, che essendo esperto in costruzioni, indirizzava i lavori e risolveva problemi. Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, a forza di mettere pietre una sopra l'altra arrivarono in cima. Quando il Faraone vide ne fu entusiasta perché scoprì anche che, per puro, caso la Piramide:
era Orientava verso Orione, la sua destinazione finale;
aveva misure perfette di 90 gradi agli angoli;
la sua altezza corrispondeva ad una certa distanza della Luna dalla Terra che rispondeva ad un numero esoterico di estrema importanza;
era anche un alimentatore di energia, cosa che le permetteva di essere illuminata all'interno;
conteneva un certo numero di stanze segrete, buone per farsi i cazzi propri dopo morto;
aveva molte altre proprietà che ora sarebbe lungo da elencare.
Il Capo Mastro, che pur puro caso aveva ottenuto tutto questo, fu insignito della massima riconoscenza che ai tempi veniva conferita in Egitto.
IL Faraone, nella sua magnificenza, gli fece anche il regalo di dipingere sui muri del tempio delle scene della costruzione, a futura memoria.
Poi morì, fu infilato nella tomba egocentrica e da lì se ne andò dove doveva, sapendo bene che gli egittologi moderni avrebbero ben compreso quello che aveva fatto e gli avrebbero reso omaggio, come in effetti è accaduto.
Certo a pensare che oggi avremmo dovuto arruolare il migliore studio di architetti solo per presentare un progetto di tale portata mi fa pensare che non è che siamo tanto evoluti ... Il Capo Mastro ancora ride ....
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