Sono rimasto molto colpito dalla polemica che si è innestata dopo lo striscione esposto allo stadio Olimpico il giorno della partita Roma-Napoli, nonchè, oggi, dalla chiusura della curva sud per una giornata per quello stesso striscione.
Che questo fosse un paese dove si manifesta ogni forma di idiozia è cosa oramai consolidata; che questa degenerazione delle capacità razionali avesse oramai raggiunto tutti i gagli della presunta società italiana mi giunge comunque come una sorpresa.
Quello striscione, fatto entrare per la per essere precisi nonostante lo stuolo di forze armate che presidia gli stadi italiani dove si dovrebbe manifestare uno spettacolo, non arrecava nessuna offesa, semmai una considerazione.
Discutibile, questo senza dubbio, ma pur sempre un pensiero su un comportamento, nulla di più e nulla di meno. Non una parolaccia, non un ingiuria, nè, tantomeno, la tanto discussa e vituperata, nonchè subito dimenticata, discriminazione territoriale.
È, senza ombra di dubbio, inelegante esprimere un giudizio su come una madre affronta il dolore della scomparsa del proprio figlio, su come cerca di sublimarla, di renderla, per quanto possibile, meno dolorosa.
Ė, senza ombra di dubbio, inopportuno giuducare il prossimo tuo in un contesto così intimo, così intenso, così fragile.
Ma resta pur sempre un giudizio.
Esporlo in un contesto di stadio nè fa questo un reato?
Tutte le penne di questo paese in confusione totale si sono prese la briga di commentare e giudicare; persino il presidente della FGCI, certo sig. Tavecchio, ha espresso il suo dolore per i quanto accaduto.
Oggi, puntuale, "pe nun sapè nè legge e nè scrive" come si dice da questa parti hanno chiuso la curva, così il pensiero dei pochi che hanno scritto lo striscione è divenuto il pensiero di tutta Roma.
Quindi, se ne deduce, che la libertà di espressione non è più accettata in questo strambo paese. I soloni della chimera del "giusto" hanno sentenziato: Vilipendio!
Mi viene da ridere.
La Signora che ha perduto il proprio figlio merita rispetto, ma tutto questo baccano non l'ha rispettata affatto, nè, tantomeno, chiudere metaforicamente la bocca a qualcuno gielo farà recuperare.
Scendiamo ogni giorno un gradino nel rispetto di noi stessi accettando che pochi determinino cosa possono dire o non dire molti.
I signori giornalisti, le presunte autorità intervenute, questi "capitani" della morale pretendono di imporre il proprio pensiero, nella presunta libertà di espressione sancita dalla nostra costituzione.
L'equilibrio che dovrebbe regnare in queste occasioni non appartiene più alla nostra società, oramai incapace di difendere diritti acquisiti e sacrosanti.
Ognuno di noi ha avuto un pensiero su questo fatto; bè, questo pensiero non è gradito se non conforme ai giudici di cui sopra.
Domani, quando vorreste esprimere un giudizio su di un fatto, guradatevi attorno prima ... Ci poterbbe essere nelle vicinanze un capitano della morale che potrebbe sanzionarvi ...
Buona giornata ...
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