Antonio Adornato
nato a Roma il 22/11/1961
Componente esecutivo nazionale Agenzie Fiscali RdB/CUB
(Rappresentanze sindacali di base USB Unione Sindacati di Base) - Esecutivo Nazionale Pubblico Impiego
Attività Sindacale dal 1994 al 2010
Cosa è oggi il sindacato?
Il Sindacato nasce quale
organismo di tutela dei diritti dei lavoratori e tale scopo non deve e non può
conoscere limiti temporali.
Il raggiungimento di tale scopo
si ottiene attraverso il conflitto, unica modalità possibile e praticabile che
il Sindacato deve, a mio parere, intraprendere. Attualmente, però, la maggior parte delle OO.SS. ha preferito
intraprendere altri percorsi tant’è che
la Concertazione è ad oggi l’istituto principe
che regola i rapporti sindacali.
La concertazione, che spesso
degenera in una vera e propria cogestione con la controparte, ha determinato la
distorsione del conflitto stesso, perché si base sull’idea comune delle due
parti di arrivare ad un accordo che le favorisca entrambi. Ciò è la prova provata
che il sindacato per l’esercizio della sua funzione non può prescindere dal
conflitto.
Una sigla unitaria, che
raggruppasse tutte quelle esistenti, non sarebbe auspicabile? In sostanza un
pensiero univoco…
In Europa il sindacato unitario
non esiste ad ogni “sigla” corrisponde una propria politica del lavoro. Anche qui
assistiamo alla esasperazione di questo concetto per il quale “alcune sigle”
immemori della vera mission portano avanti una politica sindacale annacquata,
finalizzata al mantenimento della propria struttura organizzativa che guarda
più agli interessi specifici dei propri iscritti dimenticando il ruolo di
tutela dei diritti di TUTTI i lavoratori, iscritti e non. Tale modus operandi è
consentito dalla mancanza di una legge seria sulla rappresentanza, edulcorata
da accordi quadro specifici per il Pubblico e per il Privato, la cui
degenerazione consiste in elezioni per la rappresentanza all’interno di alcune
categorie, dove è garantito uno zoccolo duro alle sigle storiche le quali si
sentono legittimate alla cogestione dell’azienda piuttosto che della fabbrica.
La democrazia necessita di più voci affinché la tutela sia a 360°. In Italia,
oggi, abbiamo bisogno di una nuova legge sulla rappresentanza che dia la
possibilità ad ogni lavoratore di scegliere liberamente da chi essere tutelato
e rappresentato, anche perché siamo arrivati al paradosso per il quale, così
come nel mondo politico, i vertici sindacali sono completamente scollati dalla
base.
Marini e Bertinotti presidenti
delle Camere nel medesimo Governo, esempi massimi della commistione, oramai
acclarata, del sindacato con la politica; trovo profondamente scorretto che
sindacalisti (anche con l’ex davanti) ricoprano cariche sociali di vario tipo …
L’alterazione delle politiche
sindacali alla quale abbiamo assistito ha generato una commistione anche dei
ruoli ricoperti. D’altra parte chi ha avuto un ruolo all’interno del tipo di
Sindacato di cui sopra, è in grado tranquillamente di ricoprire un ruolo
all’interno dei Partiti e quindi anche una carica istituzionale. Il problema è
a monte: il sindacato è diventato un carrozzone autoreferenziale svuotato del
nobile contenuto per il quale è nato, così come la politica ha dimenticato il
suo vero ruolo.
Cosa è possibile leggere nel domani della
rappresentanza dei lavoratori? La tutela del lavoro, nelle varie forme nelle
quali si esprime oggi e che, probabilmente, saranno ancora più varie nel
futuro, sarà ancora possibile sulla base dell’ideologia in corso?
La debolezza dei partiti e la
carenza di dialettica politica relativamente soprattutto alle politiche
sociali, ha “costretto” il Sindacato a farsi carico di problematiche che
dovrebbero, viceversa, essere affrontate dalla politica in senso stretto. Se
pensiamo a quanto la politica sia latitante nei confronti delle problematiche
veramente sociali quali l’immigrazione, la disoccupazione, i problemi
abitativi, carovita capiamo perché oggi il sindacato, soprattutto quello
lontano dalle logiche di cui sopra, è stato chiamato dalla società stessa a coprire
questi spazi. E dunque il sindacato non rappresenta più soltanto i lavoratori
in senso stretto, ma tutte le classi
sociali a vario titolo sofferenti.
Dall’altra parte il mondo del
lavoro non si è evoluto nel senso di conquista di maggiori diritti ma si è
modificato, anzi è stato modificato in modo tale che non ci fossero gli spazi
preposti all’esercizio del ruolo sindacale. La precarizzazione attraverso la
miriade di contratti cosiddetti flessibili trancia di netto la possibilità di
“avere diritti” da parte di lavoratori che sono riconosciuti tali dalla legge
solo nella parte che riguarda i doveri. La politica qui sì ha giocato un ruolo
determinante perché non solo ha stravolto le regole del gioco ma ha scientemente
scelto di schierarsi da una parte sola, quella del datore di lavoro: facendo
leva sul senso di responsabilità dei cittadini e sulla crisi, ha istituito
contratti di lavoro a senso unico, guardandosene bene di legiferare
relativamente alle tutele. Questo tipo di
lavoratore è stato isolato, lasciato completamente solo, in balìa di
pseudo-contratti che definire “punitivi” è comunque poco. Parallelamente, poi,
nel mondo del lavoro cosiddetto tradizionale, assistiamo ad un arretramento
sostanziale dei diritti acquisiti è per questo che tutto il mondo del lavoro
oggi chiede a gran voce una nuova legge (forse il job act?) che finalmente
ridetermini le regole del gioco, riconoscendo al Sindacato il ruolo che gli
compete. Le lotte dei lavoratori degli anni 60 portarono alla legge 370/69, una
legge quale tutela di TUTTI i lavoratori dipendenti, una legge che codificava
anche la funzione del Sindacato. Oggi abbiamo bisogno di una nuova legge che
abbracci tutto il mondo del lavoro.
La tua esperienza … gioie e
dolori … lo rifaresti?
Lo rifarei, l’esperienza è
positiva …
I dolori più grandi: il vedere
spesso che l’interesse personale vincesse su quello generale cosi come il
sentirmi “inadeguato” visto che sovente sui tavoli di trattativa non erano
presenti rappresentanti dalla “mente libera”.
Gioie tante, risultati importanti
e la consapevolezza che alcune iniziative furono importanti e portarono
giovamento ai lavoratori TUTTI (salario accessorio in busta paga).
Anche il rispetto dimostratomi
dalla controparte fa parte, in un certo senso, delle soddisfazioni ...
Lo rifarei sempre però con la
consapevolezza che il mio tempo era finito lì anche se dopo quattro anni i nomi
dei sindacalisti sono rimasti gli stessi, eccetto il sottoscritto.
Ho conosciuto Antonio poco tempo fa ... ed un giorno gli ho proposto questa intervista. E' passato ancora qualche tempo prima che mi desse le risposte alle domande che gli avevo posto. E il motivo del tempo trascorso è tutto nelle risposte che mi ha dato.
Antonio è una mente lucida, che vive nel reale problematico di tutti noi. La mia idiosincrasia ai sindacati è nota, come è nota la mia ferrea volontà nel difendere quello che resta dei diritti di chi lavora; ho voluto ascoltare, quindi, cosa aveva da dirmi il Sindacato in proposito e ho avuto dietro le risposte che cercavo.
Ho ascoltato un Sindacalista vero, al di là degli stereotipi ideologici nei quali siamo caduti, ed un uomo vero, il cui credo può concentrarsi nella risposta all'ultima domanda ... ho pensato e ripensato a quello che mi ha detto e, sinceramente, devo dire che non ho trovato nulla che non sia condivisibile ...