Paolo Catapano è nato a Roma nel 1960, dove vive tutt'ora. Lavora per L'Agenzia delle Dogane ed è impegnato nel sociale. E' alla sua prima pubblicazione.
Come nasce la pubblicazione di "DIARIO DI UN VIAJE"?
Il grosso del “Diario”, ovvero le mail che
mandavamo ai parenti ed agli amici quando eravamo in Colombia per adottare
Alejandra e le loro contestuali risposte, non nasce espressamente per essere
pubblicato. L’idea della pubblicazione è nata, però, già da qualcuno di questi
parenti/amici che, assolutamente coinvolti anche loro nella straordinaria
esperienza che stavamo vivendo così lontano, ce l’hanno già iniziato a
suggerire negli ultimi giorni “sudamericani”. C’è da dire, però, che senza il
tuo determinante stimolo e incoraggiamento, cui si è aggiunto anche dopo quello
di qualche altro amico, Maurizio Centi in particolare, il “Diario” sarebbe
potuto rimanere anche per sempre nel mio personale cassetto dei sogni, insieme
a quello infantile e molto banale, ovviamente ormai irrealizzabile, di
diventare un calciatore di serie A.
"Mancanza, deprivazione"; sono, per chi è nato
in una famiglia "normale",
concetti con i quali non è abituato a fare i conti e che percepisce, forse, in
un contesto di "sfortuna"
comunque lontano da lui/lei...la tua esperienza conferma questa impressione dal
di fuori?
Le mancanze e le
deprivazioni cui ti riferisci, di un genitore, di un’attenzione, di amore, di
essere genitore, di amore filiale, generano in chi le ha provate sicuramente
tantissima sofferenza, che determina conseguenti danni in proporzioni diverse
tra il bambino, non ancora strutturato ed a cui l’amore e l’educazione
genitoriale sono assolutamente indispensabili, ed i “mancati” genitori
biologici, i quali, a seconda del loro vissuto e della loro forza interiore,
riescono comunque in qualche modo, chi più, chi meno, a superare questa
sofferenza. Che poi questo possa essere percepito, all’esterno, come una
“sfortuna” è assolutamente vero. Il problema, a mio parere, è che la
“diversità” di nascita, così come la “diversità” di pelle, così come la disabilità, così come
tutte le “diversità” sono scarsissimamente accettate da questa società così
fortemente competitiva che pretende sempre di stare al “top”. E così tutto ciò che
questa società ci indica come diverso, non conforme, ci fa paura, va
allontanato… è soprattutto un problema di ignoranza e di solitudine
individuale.
"Il processo
di riparazione", l'incontro. Le tue parole sono molto toccanti in
proposito. Ti, vi sono mai venuti dubbi dopo aver completato l'iter per
l'adozione di aver forse imboccato una strada sbagliata?
La risposta è
categorica : NO, mai. Mi reputo un genitore adottivo convinto. Le sofferenze
cui accennavamo prima, quando non ti fanno soccombere, ti danno una forza ed
una determinazione incredibili, ma soprattutto l’unione di queste sofferenze, e
maggiormente l’unione di questi bisogni, produce, una volta superate le
legittime diffidenze del bambino che ha già subito una deprivazione ed ha generalmente
delle pessime esperienze con gli “adulti”, un AMORE SENZA PARI. E poi, come
dice sempre il nostro bravo Don Giampaolo, conosci qualcosa di veramente bello,
intenso, puro cui tu possa arrivare senza lottare, senza soffrire… le cose
belle sono sempre difficili da ottenere.
La pubblicazione del "Diario" cosa rappresenta per te e la tua famiglia? e per tutte
quelle persone, istituzioni che ruotano a questo incredibile impegno sociale?
Schiettamente e
banalmente per me una soddisfazione enorme a cui tempo fa difficilmente avrei
creduto, e di questo devo ancora ringraziarti per averci creduto quasi più di
me. Per la mia famiglia la risposta è un po’ difficile, sicuramente Mara è
molto soddisfatta, ma Maurizio e Alejandra hanno goduto di una certa popolarità
senza ancora avere, credo, l’esatta percezione dell’essere protagonisti di un
libro, chi per le sue oggettive difficoltà, chi per la sua tenera età. Chissà in futuro se saranno orgogliosi o meno
di questa esperienza. Per il resto, l’intento del “Diario” è proprio quello di
portare un piccolo contributo che serva non solo alle potenziali coppie in
attesa di adozione, ma anche a sfatare i tanti luoghi comuni che ruotano
attorno all’argomento dell’adozione per
far comprendere che non è importante come si diventa genitori, ma come lo si è.
Infine, essendo il “Diario” vita vissuta, c’è anche tanto della vita di
Maurizio, il nostro figlio “speciale”: uno dei “messaggi” cui teniamo di più è
che dalla lettura del libro si comprenda come l’adozione, o la nascita, di un
figlio “diverso” non deve significare necessariamente e solamente sofferenza,
ma anche e soprattutto gioia, recupero dei veri valori della vita,
allontanamento dall’ipocrisia, crescita e maturazione personale nel confronto
con la loro purezza e col valore aggiunto del loro essere “diversi”.
Vorrei chiudere con una citazione di una parte di una
mail (capitolo MAIL DI RISPOSTA 18): "E'
la forza dell'amore, quell'amore che è in grado di mettere al centro della
propria vita le cose vere e uniche e di darne il giusto valore".
Leggere le mail mentre eravate in Colombia cosa ha aggiunto alla vostra
esperienza?
Chi ha letto il
“Diario” e si è emozionato a leggere le mail, le nostre e quelle dei nostri
amici, può facilmente comprendere come questa emotività abbia raggiunto livelli
debordanti vissuta in tempo reale, sia da noi che da loro. Si è creata, sin
dalle prime mail, una sorta di condivisione emozionale “intercontinentale” che
ci ha continuamente sostenuto, incoraggiato, accompagnato nelle nostre avventure
nel “Nuovo Mondo”. Il risultato è stato una carica esplosiva che ci ha
fortemente aiutato a superare le mille difficoltà affrontate in quella speciale
situazione, la base della pubblicazione del “Diario” e, soprattutto,
un’esperienza come mai ci era capitato di vivere. Un enorme GRAZIE a tutti i
protagonisti delle mail!
A volte,
nella vita, si fanno incontri fuori dall'ordinario; il mio incontro con Paolo è
uno di questi. A volte corriamo così frenetici
incontro a qualcosa che non conosciamo, che ci attrae come un magnete, che ci sfuggono gli elementi essenziali della vita
stessa. A volte, corrosi dall'io, dimentichiamo gli altri. A volte, corrosi dal
nulla, dimentichiamo anche noi stessi.
Le pagine del
Diario sono come un unguento per le ferite che portiamo nella nostra anima e
spingono verso un emozione, che qualunque essa sia, è il sale della vita.
Emozionano, fanno riflettere ed invogliano. Leggetelo.
A volte
dentro pagine riempite di lettere si può comprendere il significato della
parola amore.