Dopo appena SETTE anni di processo Callisto Tanzi è stato condannato, IN PRIMO GRADO, a 18 anni di carcere.
EVVIVA!
Peccato che ha 70 anni ed in galera non ci metterà piede. Per i suoi soci in affari pene leggermente inferiori, ma considerando l'appello e la cassazione eventuale i reati andranno sicuramente prescritti (ovvero, niente galera).
EVVIVA!
La banda ha messo in piedi una truffa da 14 MILIARDI DI EURO, che sta in cima alla classifica europea ed ai primissimi posti in quella mondiale.
La nostra giustizia, ovviamente, non poteva esimersi dal portare in tribunale PARMALATANZI, ma, ancora più ovviamente, l'ha fatto con i tempi necessari.
Nell'inframentre il buon Callisto ha potuto continuare a vivere come prima, e continuerà farlo anche dopo la sentenza (comunque sempre di PRIMO GRADO).
EVVIVA!
Commento del bravuomo all'emissione della sentenza: "non mi aspettavo una sentenza così severa".
E già, siamo in Italia. Chi ti condanna mai in Italia. Ma, sopratutto, chi ci va mai in galera in Italia.
Negli USA Bernard Madoff, il finanziere che ha messo in piedi la truffa più colossale mai portata a termine, IN SOLO SEI MESI DI PROCESSO E' STATO CONDANNATO A 150 ANNI (in pratica hanno buttato la chiave); vari ergastoli anche per il caso ENRON (simile al PARMALATCRAK).
Non viene neanche voglia di commentare. Quanto sia disastroso lo stato della giustizia italiana è sotto gli occhi di tutti. E' un fallimento collettivo. Una rassegnazione di altri tempi. Veniamo irrisi tutti i giorni con queste sentenze farsa. Veniamo presi per il culo. Ma forse a chi calpesta il suolo italiano non glienefregauncazzo, almeno non fino a quando viene toccato direttamente.
La riforma della giustizia, come tante altre in questo paese (non merita neanche la "p" maiuscola), sarebbe urgente. Ma sono continuamente ostacolate. Da cosa?
Status Quo (convenienze di compromesso tra le parti).
Così le lobby resistono, i poteri passano nelle mani dei discendenti ereditari, il circolo massonico si perpetua nel tempo.
In piazza vengono spediti, di volta in volta, studenti, disoccupati, precari, pensionati, lavoratori sull'orlo del licenziamento: tutte persone che hanno più di mille ragioni di protestare, ma che, purtroppo, nel gioco dello Status Quo, servono all'immobilismo, ovvero mantenimento.
Sono persone in buona fede, e sono oneste. E hanno una maledetta voglia di credere in qualcosa. Di credere che sia possibile una socialità giusta ed equa. Una socialità che premia chi lavora, s'impegna, studia, paga le tasse, fa volontariato; che respinga la parte oscura della luna.
Status Quo.
Questo è quello da abbattere. Da tirare giù. Sbriciolare e disperdere nel vento.
Status Quo.
E' necessaria una rivoluzione culturale. Un nuovo modo di pensare ed agire. Un totale cambiamento di pensiero, un radicale rovesciamento delle posizioni. Un'ideologia razionale, fredda, disancorata da tutto quello che oggi ci fagocita e annulla; una nuova era dei lumi. Che nasca dal basso, e si trasmetta per contagio. Senza urla. Senza violenza. Senza cattiveria. Usando l'esempio quotidiano. E iniziando a dire NO.
Siamo stufi delle teste vuote che ci circondano. Basta con i compromessi. Sopratutto basta farsi dividere da fantocci legati all'unica cosa in cui credono: il potere e le sue briciole.
Status Quo.
EVVIVA!
giovedì 16 dicembre 2010
martedì 14 dicembre 2010
EVENTO MACRO TESTACCIO "PLUS ULTRA"
Da venerdì 17 dicembre al 20 marzo 2011 al Macro Testaccio di Roma avrà luogo l'evento "PLUS ULTRA", con l'esposizione di opere di pittura, scultura, video, fotografie ed installazioni di 38 artisti tra i più significativi della collezione di Patrizia Sandretto Re Debaudengo.
Arte contemporanea, così poco compresa in Italia (in parte anche da me).
E' comunque un occassione per tentare un ulteriore approccio con le nuove frontiere comunicative che ci propongono gli artisti contemporanei.
Come ben dice la Signora Sandretto "se musei e gallerie non aiutano a capire l'arte non hanno ragione di esistere".
Forse c'è solo la necessità di spogliarsi dei nostri stereotipi di approccio a certe forme d'arte.
I commenti a dopo la visita.
Arte contemporanea, così poco compresa in Italia (in parte anche da me).
E' comunque un occassione per tentare un ulteriore approccio con le nuove frontiere comunicative che ci propongono gli artisti contemporanei.
Come ben dice la Signora Sandretto "se musei e gallerie non aiutano a capire l'arte non hanno ragione di esistere".
Forse c'è solo la necessità di spogliarsi dei nostri stereotipi di approccio a certe forme d'arte.
I commenti a dopo la visita.
domenica 12 dicembre 2010
UNA CARTA, UNA CELLA, UNA SEDIA VUOTA ED UN NOBEL
La Charta 08 (in cinese 零八宪章) è un manifesto sottoscritto il 10 dicembre 2008 (anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo) e pubblicato online da 303 intellettuali ed attivisti per i diritti umani cinesi, allo scopo di promuovere una serie di riforme politiche volte alla democratizzazione della Repubblica popolare cinese.
Il nome è tratto dalla famosa Charta 77, documento redatto dai dissidenti cecoslovacchi negli anni Settanta. Promotore e coordinatore è stato lo scrittore Liu Xiaobo.
Le richieste
La Carta contiene la richiesta di 19 riforme, da attuarsi per migliorare il rispetto dei diritti umani in Cina, che vanno dal funzionamento della giustizia alla libertà di associazione, all'introduzione del pluripartitismo. Nel documento si legge: «I conflitti sociali di tutti i tipi si vanno accumulando e il malcontento è sensibilmente aumentato». E ancora: «Il potere si è ripiegato su se stesso al punto che il cambiamento non può più essere evitato». «La Cina oggi rimane l'unico grande paese guidato da un regime autoritario, responsabile di numerose violazioni dei diritti umani». «La situazione deve cambiare! Le riforme politiche democratiche non possono più aspettare.»
Le richieste specifiche riguardano:
1.Modifiche in senso democratico alla Costituzione della Repubblica popolare cinese;
2.Separazione dei poteri;
3.Democraticizzazione del potere legislativo;
4.Indipendenza del potere giudiziario;
5.Possibilità per i cittadini di controllare l'operato degli amministratori;
6.Rispetto dei diritti umani;
7.Elezione (dal basso) e non più nomina (dall'alto) dei funzionari pubblici;
8.Equilibrio tra ambiente urbano ed ambiente rurale;
9.Libertà di associazione;
10.Liberta di riunione;
11.Libertà di espressione;
12.Libertà di religione;
13.Educazione civica;
14.Tutela della proprietà privata;
15.Riforma del sistema fiscale e tributario;
16.Sicurezza sociale;
17.Protezione dell'ambiente;
18.Passaggio alla repubblica federale;
19.Istituzione di una Commissione della verità e della riconciliazione[1].
(FONTE Wikipedia, l'enciclopedia libera )
Venerdì 10 dicembre, ad Oslo è stato assegnato il PREMIO NOBEL per la PACE a LIU XIAOBO. a ritirarlo una sedia vuota con accanto una sedia vuota (generalmente riservata ad un familiare del premiato). Liu è in carcere in Cina, condannato ad 11 anni di reclusione per SOVVERSIONE. 19 DIPLOMAZIE STRANIERE (tra le quali Russia, Cuba, Pakistan, Serbia ed Iraq) hanno disertato la manifestazione per "varie ragioni".
la Charta 08, come è possibile leggere nei 19 punti programmatici, chiede elementari libertà in un Paese che ne è privo. A leggerli viene quasi un sussulto per la condanna per sovversione.
siamo nel 2010, anzi 2011. continuano ad esistere posti nel mondo nei quali vengono negati i più elentari diritti. continuano ad esistere persone che in questi posti devono pagare un prezzo salato per affermare il diritto a possederli. ci sono stati appelli di varie personalità nel mondo che hanno ribadito la necessità della liberazione di Liu. c'è stato uno strano silenzio nel nostro Paese, notoriamente molto attivo in fatto di censura e libertà di parola. non una manifestazione. non un dibattito. non una trasmissione, sopratutto da chi, giornalmente, urla contro una democrazia "oscurantista" facendo i beneamati fatti propri ( e dietro lauto compenso e non rischio di galera).
ognuno ha le sue idee in proprosito, ed è giusto così. continuo a provare vergogna per il mio Paese, oramai sull'orlo del burrone. una vergogna dinamica, che cresce e si sviluppa giornalmente. restiamo ancorati a vecchie dietrologie ideologiche così ammuffite da far venire la nausea. il Paese del dibattito continuo continua a galleggiare sui propri flussi maleodoranti e neri come la pece. un Paese di tutti contro tutti purchè quello che oggi è mio non divenga tuo, e quello che è tuo passi a me. d'altronde basta sventolare una bandiera in piazza per ripulirsi la coscienza e tornare a casa la sera soddisfatto e tronfio degli slogan gridati a più non posso.
a volte, credo, potrebbe essere più utile lottare con il buon esempio. con l'onestà (valore diffuso in questo Paese ma non così apprezzato). con la dignità. con il coraggio di dire relamente quello che si pensa, e non quello che in quel momento conviene dire (o non dire).
in chiusura, voglio ricordare l'unico precedente nel quale a Oslo è rimasta una sedia vuota a ritirare un premio:
1936, Nobel per la Pace al pacifista tedesco CARL VON ISSIETZY.
ad impedirgli l'arrivo nella capitale norvegese fu Hadolf Hitler.
Il nome è tratto dalla famosa Charta 77, documento redatto dai dissidenti cecoslovacchi negli anni Settanta. Promotore e coordinatore è stato lo scrittore Liu Xiaobo.
Le richieste
La Carta contiene la richiesta di 19 riforme, da attuarsi per migliorare il rispetto dei diritti umani in Cina, che vanno dal funzionamento della giustizia alla libertà di associazione, all'introduzione del pluripartitismo. Nel documento si legge: «I conflitti sociali di tutti i tipi si vanno accumulando e il malcontento è sensibilmente aumentato». E ancora: «Il potere si è ripiegato su se stesso al punto che il cambiamento non può più essere evitato». «La Cina oggi rimane l'unico grande paese guidato da un regime autoritario, responsabile di numerose violazioni dei diritti umani». «La situazione deve cambiare! Le riforme politiche democratiche non possono più aspettare.»
Le richieste specifiche riguardano:
1.Modifiche in senso democratico alla Costituzione della Repubblica popolare cinese;
2.Separazione dei poteri;
3.Democraticizzazione del potere legislativo;
4.Indipendenza del potere giudiziario;
5.Possibilità per i cittadini di controllare l'operato degli amministratori;
6.Rispetto dei diritti umani;
7.Elezione (dal basso) e non più nomina (dall'alto) dei funzionari pubblici;
8.Equilibrio tra ambiente urbano ed ambiente rurale;
9.Libertà di associazione;
10.Liberta di riunione;
11.Libertà di espressione;
12.Libertà di religione;
13.Educazione civica;
14.Tutela della proprietà privata;
15.Riforma del sistema fiscale e tributario;
16.Sicurezza sociale;
17.Protezione dell'ambiente;
18.Passaggio alla repubblica federale;
19.Istituzione di una Commissione della verità e della riconciliazione[1].
(FONTE Wikipedia, l'enciclopedia libera )
Venerdì 10 dicembre, ad Oslo è stato assegnato il PREMIO NOBEL per la PACE a LIU XIAOBO. a ritirarlo una sedia vuota con accanto una sedia vuota (generalmente riservata ad un familiare del premiato). Liu è in carcere in Cina, condannato ad 11 anni di reclusione per SOVVERSIONE. 19 DIPLOMAZIE STRANIERE (tra le quali Russia, Cuba, Pakistan, Serbia ed Iraq) hanno disertato la manifestazione per "varie ragioni".
la Charta 08, come è possibile leggere nei 19 punti programmatici, chiede elementari libertà in un Paese che ne è privo. A leggerli viene quasi un sussulto per la condanna per sovversione.
siamo nel 2010, anzi 2011. continuano ad esistere posti nel mondo nei quali vengono negati i più elentari diritti. continuano ad esistere persone che in questi posti devono pagare un prezzo salato per affermare il diritto a possederli. ci sono stati appelli di varie personalità nel mondo che hanno ribadito la necessità della liberazione di Liu. c'è stato uno strano silenzio nel nostro Paese, notoriamente molto attivo in fatto di censura e libertà di parola. non una manifestazione. non un dibattito. non una trasmissione, sopratutto da chi, giornalmente, urla contro una democrazia "oscurantista" facendo i beneamati fatti propri ( e dietro lauto compenso e non rischio di galera).
ognuno ha le sue idee in proprosito, ed è giusto così. continuo a provare vergogna per il mio Paese, oramai sull'orlo del burrone. una vergogna dinamica, che cresce e si sviluppa giornalmente. restiamo ancorati a vecchie dietrologie ideologiche così ammuffite da far venire la nausea. il Paese del dibattito continuo continua a galleggiare sui propri flussi maleodoranti e neri come la pece. un Paese di tutti contro tutti purchè quello che oggi è mio non divenga tuo, e quello che è tuo passi a me. d'altronde basta sventolare una bandiera in piazza per ripulirsi la coscienza e tornare a casa la sera soddisfatto e tronfio degli slogan gridati a più non posso.
a volte, credo, potrebbe essere più utile lottare con il buon esempio. con l'onestà (valore diffuso in questo Paese ma non così apprezzato). con la dignità. con il coraggio di dire relamente quello che si pensa, e non quello che in quel momento conviene dire (o non dire).
in chiusura, voglio ricordare l'unico precedente nel quale a Oslo è rimasta una sedia vuota a ritirare un premio:
1936, Nobel per la Pace al pacifista tedesco CARL VON ISSIETZY.
ad impedirgli l'arrivo nella capitale norvegese fu Hadolf Hitler.
sabato 11 dicembre 2010
SPAZIOPERIODICO
Venerdi 17 Dicembre (si) inaugura lo SPAZIOPERIODICO in via Palermo 41 nel centro storico di Roma.
A pochi giorni dal Natale, un palazzo d’epoca dell’affascinante Rione Monti, diventa il luogo eletto da 2Periodico per creare la sua factory.
Da sempre legato al tempo che passa e a come questo viene rappresentato, il brand lavora con la carta stampata, con i periodici, per comunicare, per far rivivere e per ricordare quello che siamo attraverso degli oggetti feticcio.
Arredato con il modernariato delle Officine Pietralata, impreziosito da esposizioni d’arte e dalle creazioni dei più esclusivi marchi stranieri
il concept store prende vita venerdi 17 Dicembre 2010 e vi aspetta per una serata all’insegna del glamour e del relax con i “momenti di Benessere”.
contatti:
www.spazioperiodico.com
www.2periodico.com
poche parole per un invito sempre rivolto a chi non ama le banalità giornaliere...io vado...
A pochi giorni dal Natale, un palazzo d’epoca dell’affascinante Rione Monti, diventa il luogo eletto da 2Periodico per creare la sua factory.
Da sempre legato al tempo che passa e a come questo viene rappresentato, il brand lavora con la carta stampata, con i periodici, per comunicare, per far rivivere e per ricordare quello che siamo attraverso degli oggetti feticcio.
Arredato con il modernariato delle Officine Pietralata, impreziosito da esposizioni d’arte e dalle creazioni dei più esclusivi marchi stranieri
il concept store prende vita venerdi 17 Dicembre 2010 e vi aspetta per una serata all’insegna del glamour e del relax con i “momenti di Benessere”.
contatti:
www.spazioperiodico.com
www.2periodico.com
poche parole per un invito sempre rivolto a chi non ama le banalità giornaliere...io vado...
venerdì 3 dicembre 2010
UN GARBATO SALUTO
lunedì 29 novembre se ne andato Mario Monicelli, lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma. Aveva 95 anni.
nella sua longeva carriera ha diretto 35 film, dei quali ne voglio ricordare alcuni:
Totò cerca casa (1949), Guardie e Ladri (1951), I soliti ignoti (1958), La grande guerra (1959), La ragazza con la pistola (1968), L'armata Brancaleone (1969), Bracaleone alle crociate (1969), Amici miei (1975), Un borghese piccolo piccolo (1977), I nuovi mostri (1977), Il Marchese del Grillo (1981), Amici miei atti II (1982).
il suo ultimo film è del 2006, Le rose del deserto.
Il padre della commedia all'italiana, ci ha raccontato dell'Italia del dopoguerra, fra boom economico e voglia di ricominciare, con una certa dose di cinismo e cattiveria (nei i soliti ignoti per la prima volta nella storia della commedia c'è un morto), risate e malinconia, impegno e divertimento, e tanto altro ancora.
è stato il testimome di una stagione irrepetibile, vissuta con personaggi che non torneranno mai più. Ha lavorato con tutti i mostri sacri dell'epoca (Gasmann, Sordi, Totò, Mastroianni, Vitti, Cardinale e tanti altri), guidandoli e dirigendoli in capolavori che non hanno tempo.
Ora, scorrendo di nuovo i titoli dei suoi film, mi tornano in mente immagini che porterò sempre con me, che non mi lascerrano mai. Emozioni irrepitibili, che prorompono in me ogni volta che m'imbatto in un suo lavoro. Una palestra di vita senza eguali, un'arte dirompente e coinvolgente, seppur comunicata nel dolce stile della commedia italiana. E ancora rido alle battute dei personaggi dei suoi film, alle sue maschere che meglio di tutte hanno descritto l'Italia di quegli anni, avvolta in una sospensione temporale che aveva qualcosa di mistico e favolistico.
Per questo, per tutte le volte che ai titoli di coda di un suo lavoro provo soddisfazione e ricoscenza, voglio lasciare il mio garbato saluto a questo maestro (che tale non si è mai definito).
Grazie, Mario, grazie per averci lasciato qualcosa che vale la pena di portare con noi.
E chiudendo voglio riportare la battuta che Ferribotte fa alla fine dei soliti ignoti, mentre il furto è andato a puttane e discutono della pasta e ceci che i protagonisti stanno mangiando, e che racchiude una filosofia così profonda da essere imbarazzante: "donna cuciniera pigliala per mogliera, donna piccante pigliala per amante".
Grazie ancora Mario.
nella sua longeva carriera ha diretto 35 film, dei quali ne voglio ricordare alcuni:
Totò cerca casa (1949), Guardie e Ladri (1951), I soliti ignoti (1958), La grande guerra (1959), La ragazza con la pistola (1968), L'armata Brancaleone (1969), Bracaleone alle crociate (1969), Amici miei (1975), Un borghese piccolo piccolo (1977), I nuovi mostri (1977), Il Marchese del Grillo (1981), Amici miei atti II (1982).
il suo ultimo film è del 2006, Le rose del deserto.
Il padre della commedia all'italiana, ci ha raccontato dell'Italia del dopoguerra, fra boom economico e voglia di ricominciare, con una certa dose di cinismo e cattiveria (nei i soliti ignoti per la prima volta nella storia della commedia c'è un morto), risate e malinconia, impegno e divertimento, e tanto altro ancora.
è stato il testimome di una stagione irrepetibile, vissuta con personaggi che non torneranno mai più. Ha lavorato con tutti i mostri sacri dell'epoca (Gasmann, Sordi, Totò, Mastroianni, Vitti, Cardinale e tanti altri), guidandoli e dirigendoli in capolavori che non hanno tempo.
Ora, scorrendo di nuovo i titoli dei suoi film, mi tornano in mente immagini che porterò sempre con me, che non mi lascerrano mai. Emozioni irrepitibili, che prorompono in me ogni volta che m'imbatto in un suo lavoro. Una palestra di vita senza eguali, un'arte dirompente e coinvolgente, seppur comunicata nel dolce stile della commedia italiana. E ancora rido alle battute dei personaggi dei suoi film, alle sue maschere che meglio di tutte hanno descritto l'Italia di quegli anni, avvolta in una sospensione temporale che aveva qualcosa di mistico e favolistico.
Per questo, per tutte le volte che ai titoli di coda di un suo lavoro provo soddisfazione e ricoscenza, voglio lasciare il mio garbato saluto a questo maestro (che tale non si è mai definito).
Grazie, Mario, grazie per averci lasciato qualcosa che vale la pena di portare con noi.
E chiudendo voglio riportare la battuta che Ferribotte fa alla fine dei soliti ignoti, mentre il furto è andato a puttane e discutono della pasta e ceci che i protagonisti stanno mangiando, e che racchiude una filosofia così profonda da essere imbarazzante: "donna cuciniera pigliala per mogliera, donna piccante pigliala per amante".
Grazie ancora Mario.
Addio.
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