vicino a casa mia c’è un emporio. sai quei negozi di un tempo che vendono di tutto? dalle sigarette ai saponi, dai vestiti per bambini ad accessori di moda?
si, più o meno.
ecco. in questo emporio io ci vado da sempre. da quando ho iniziato a fumare. a sedici anni. e sostanzialmente non è cambiato. i proprietari sono gli stessi. di nuovo c’è solo il figlio che è mio coetaneo ed ha passato tutta la sua vita lì dentro. nuovo nel senso che adesso praticamente dirige lui la baracca. si fa per dire, visto che sembra abbiano accumulato una notevole ricchezza. ma queste sono voci di paese e non c’entrano con quello che voglio adesso dirti.
beh, oltre a questo di nuovo ci sono anche, nell’ordine di apparizione dei nuovi servizi prestati alla clientela: una ricevitoria per il gioco del lotto, con tre macchine per giocare, gratta e vinci e slot machine.
ecco gratta e vinci e slot machine. sai andrea, a qualunque ora entro per acquistare sigarette, sono l’unica cosa che ci compro e abbia mai comprato, trovo persone incarognite a giocare a quelle macchinette e a strofinare gratta e vinci. praticamente adesso queste mangia soldi rappresentano il loro businnes principale. ma la cosa che proprio mi lascia di stucco è che sono quasi sempre donne. e donne di una certa età. diciamo madri di famiglia con prole al liceo e anziane.
capisci andrea che cosa ti sto dicendo?
mi stai dicendo che queste donne hanno il vizio del gioco?
le lotterie e i giochi d’azzardo proliferano in genere in paesi poveri e/o a caccia perenne di soldi per il sostentamento della burocrazia. l’utopia di diventar ricchi permette così allo stato-banco di fagocitare soldi “facili”, come le mafie. e la gente gioca. e il banco incassa. e la gente gioca ancora. e il banco incassa. e la gente inizia ad avere difficoltà, ma gioca. e il banco incassa ancora. e la gente adesso è in difficoltà, ma gioca. e il banco continua ad incassare. ed in alcuni casi a “lavare soldi sporchi”.
ma adesso, andrea, non sono più solo gli uomini a cadere nel vizio. ci cadono anche le donne nella dipendenza del gioco. ne sono state attratte. loro. sempre così attente negli stereotipi che abbiamo imparato ad accettare come realtà. attente a tutto. ad ogni centesimo che esca di casa. loro così rigorose nella contabilità casalinga da innervosire per la loro petulanza ed osservanza. così restie per le spese “superflue, che non siano scarpe…”,cosa è cambiato andrea?
non lo so, non ci avevo fatto mai caso.
non è disperante tutto ciò? l’alienazione e lo sbando culturale non sta provocando una voragine sotto i pilastri della nostra società? il terrore di non poter più soddisfare bisogni ritenuti oramai primari non avendo risorse economiche sufficienti, non sta spingendo una parte della nostra organizzazione verso un baratro? il disordine morale che si è impadronito del nostro sistema non lo sta divorando dall’interno? il bombardamento massiccio di alimentazione di bisogni cui siamo sottoposti non sta generando un’iperbole di avidità non più gestibile razionalmente? la noia del tempo libero associata al poco denaro spendibile per trascorrerla, non sta avvolgendo tutto in una spirale che coattivamente sblocca i freni inibitori facendo degenerare la realtà dei fatti in una specie di sogno estatico di “vincere”?
certo, potresti dirmi, potrebbe essere solo un caso circoscritto, non ti sto parlando con dati istat in mano sul degrado sociale. hai ragione. forse è solo un caso. o forse sono io che “vedo” solo questa cosa e oramai è una proiezione fissa della mia mente. donne che giocano disperatamente e professionalmente alla ricerca della felicità che le condurrà nella maggior parte di casi a frustrazioni ed umiliazioni. il banco non perde mai. questa è regola.
Poi un lungo ed estenuante minuto di silenzio ed occhi al pavimento.
hai ragione. è solo una mia “visione”. le donne sono lì. giocano. ed io le guardo. ma sono solo. e sembra che nessun altro lo noti.
non è ancora più disperante tutto ciò?
pensieri,aforismi&dialoghi tossici
sabato 15 maggio 2010
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