cabala (cà·ba·la)
Dottrina ebraica diretta all'interpretazione simbolica del senso intimo e segreto della Bibbia, quale è stato trasmesso per tradizione, attraverso una catena ininterrotta d'iniziatori.
Aleister Crowley, esoterista, scrittore ed alpinista britannico, è l'esponente più noto della Magia Ermetica[27] o "Magick" come preferiva chiamarla; per Crowley La Cabala è:
1. Un linguaggio atto a descrivere certe categorie di fenomeni e a esprimere certi tipi di idee che sfuggono alla normale fraseologia. Puoi paragonarla alla terminologia scientifica della chimica.
2. Una terminologia multiforme ed elastica mediante la quale è possibile mettere a confronto processi mentali che appaiono diversi a causa delle costrizioni imposte dalle peculiarità delle varie espressioni letterarie. Puoi paragonarla a un lessico, o ad un trattato di religione comparata.
3. Un simbolismo che consente a chi pensa di formulare le proprie idee con assoluta precisione e uno strumento per interpretare simboli, il cui significato è divenuto oscuro, è stato dimenticato, o è mal compreso, stabilendo le necessarie connessioni fra l'essenza delle forme, i suoni, le idee semplici (come i numeri) ed i loro equivalenti spirituali, morali o intellettuali. Puoi paragonarla all'interpretazione delle arti antiche mediante considerazioni estetiche determinate da fatti fisiologici.
4. Un sistema di classificazione di idee multiformi, che rende in grado la mente di aumentare il suo vocabolario di pensieri e di fatti mediante la loro organizzazione e correlazione. Puoi paragonarla alla tavola pitagorica.
5. Un sistema per procedere dal noto all'ignoto mediante principi simili a quelli della matematica. Puoi paragonarla all'uso della radice quadrata di meno uno, o del numero « e », eccetera.
6. Un criterio sistematico mediante il quale l'esattezza delle corrispondenze può essere verificata grazie all'esame delle scoperte nuove alla luce della loro coerenza con l'intero corpo della dottrina. Puoi paragonarla all'esame del carattere e della posizione di un individuo in base alle convenzioni educative e sociali.
(Fonte: Wikipedia)
Eliphas Levi (Parigi 1810-1875), più famoso occultista e studioso dell'occultismo dell'800, nel suo scritto "Fables et symboles" del 1863, suggerisce al perfetto cabalista i comandamenti a cui deve rigorosamente attenersi. Tra gli imperativi più interessanti vi sono quelli di cercare l'infinito solo nel campo intellettuale e morale; di non ragionare mai sull'essenza di Dio; rispettare la coscienza degli altri, astenendosi dall'imporre le proprie convinzioni, anche la stessa verità; di non spezzare il giogo degli schiavi, se essi amano il giogo cui sono sottoposti (Giuseppe Gangi - Misteri Esoterici - pagg. 240-241).
...
Il nostro pensiero che definiamo razionale, lo è veramente? La Cabala è un linguaggio "sorgente" a tutti gli effetti? Una matrice? Cosa conoscevano i precursori dell'attuale umanità che a noi è ignoto? Cosa spinge uomini di elevato intelletto ad approcciare all'ignoto? E questo è veramente tale? Perché se in tempi remoti qualcuno era depositario di una qualunque verità afferente l'umanità ha cercato di tramettere la sua conoscenza non in maniera palese ma occulta? Cos'è che ci sfugge? E in ultimo, perché se mai esiste una qualunque verità su ciò che in realtà siamo questa deve essere a disposizione di pochi eletti, illuminati, o come in qualunque altro modo vogliamo chiamarli?