mercoledì 3 agosto 2016

SOCCER LEAGUE "SERIE A"

Mettendo in fila i bilanci della stagione 2014-2015 il risultato è sconcertante. Le 19 squadre della serie A dell'anno scorso hanno accumulato perdite per 365 milioni di euro, uno al giorno. Sono 12 i club (su 19) ad aver chiuso gli esercizi con una passività e la ventesima società è il Parma che, essendo saltato per aria, non ha dovuto presentare il proprio bilancio. Aggiungendo i numeri dei ducali il quadro sarebbe stato anche peggiore ...

La crescita economica della serie A è lenta, quasi anemica. In un anno il fatturato è salito di soli 40 milioni di euro (+2,2%) da 1.800 a 1.840. Nello stesso lasso di tempo i costi sono aumentati di un centinaio di milioni e i debiti sono saliti fino alla cifra di 1,7 miliardi di cui circa il 60% finanziari, cioé contratti con banche e istituti di credito ...

(FONTE:http://www.panorama.it/sport/calcio/serie-a-bilanci-debiti-365-milioni-fallimento)

Lo vogliamo ancora chiamare sport il calcio al massimo livello professionistico? Le cifre sopra riportate testimoniano che oramai di sport c'è rimasto veramente poco. Io per lavoro leggo i bilanci societari e posso testimoniare che neanche multinazionali di elevata potenza commerciale riescono a raggiungere certi fatturati e, tanto meno esposizioni creditizie così significative con istituti di credito, anche perché sarebbero dichiarate fallite in un batter d'occhio.

Il calcio come è concepito oggi è un industria che dovrebbe fornire uno spettacolo ai clienti interessati, ovvero attrarli con una capacità di restituirgli un piacere visto anche il costo eccessivo dei biglietti per entrare in uno stadio, che escluso quello della Juventus, in Italia sono nella maggior parte dei casi fatiscenti o comunque inadatti ad assistere, appunto, a quello che dovrebbe essere uno spettacolo.

Ma dov'è questo spettacolo? Sbirciando fra le partite che offre la pay tv nei lunghi week end invernali dedicati alle partite nella maggior parte di casi si assiste a noiose esibizioni di gente in mutande tesa sopratutto a guadagnarsi i lauti stipendi eseguendo meccanicamente quello che gli viene ordinato dagli allenatori, che impostano tutta la loro sapienza sul "primo non prenderle" (tralasciamo le insulse dichiarazioni pre e post partita, infarcite di banalità assurde e monotone recitate come litanie religiose ...).

I giornali si chiedono perché la Premier League inglese e la Liga spagnola esercitano maggior fascino fuori dai loro paesi, ovvero le partite che si giocano in quei campionati vengono vendute in tutto il mondo mentre le nostre non le vuole nessuno; la risposta, però, sembra imponderabile visto che amiamo definirci professori di tattica e che qui crescono i migliori tecnici del mondo.

A parte l'assurdità di questa ultima affermazione (che credo al momento possa essere solo ascrivibile a Carlo Ancellotti), non sarà proprio che l'esasperato tatticismo del nostro calcio lo rende a tutti gli effetti un calcio noioso? Non sarà che anche la gente che frequentava gli stadi gli abbiano lasciati per la noia che gli veniva ad assistere a partite nelle quali se ti andava bene vedevi tre tiri in porta?

Cruyff, forse il calciatore più forte che abbia mai calcato un campo di gioco nonché detentore di una capacità intellettiva superiore alla norma, in una delle sue ultime interviste parlando del calcio italiano ha fatto questa affermazione: "Occorre comprendere una cosa nel calcio, uno solo vince ma tutte le squadre partecipanti dovrebbero provare a farlo. Arrivare settimi o decimi non cambia nulla, quello che cambia è che la gente che va allo stadio si possa divertire; giocare per lucrare non porta da nessuna parte ... in Italia non si gioca per divertire il pubblico pagante ..."

Io ho smesso con lo stadio nel 2001, quando i controlli ossessivi hanno iniziato ad infastidirmi in quanto non sono un delinquente abituale; ho un contratto con Sky ma vedo solo le partite della Roma e ultimamente neanche più quelle; ogni tanto guardo la Liga o la Premier, come in tutto il resto del mondo perché voglio divertirmi ad assistere ad uno spettacolo. Il calcio italiano è defunto, in primo luogo perché ancora legato a logiche aziendali patronali, come gran parte della piccola e media industri del Paese, e in secondo luogo perché gestito da persone impresentabili prive di scrupoli che se ne fregano dei polli da spennare, ovvero noi.

Se i mistici allenatori italiani continuano a pensare che uno zero zero è meglio di una quattro a quattro lasciamoli soli in questo delirio; quando anche la televisione a pagamento si stancherà di dover fare acrobazie con le telecamere per non inquadrare stadi vuoti forse resteranno disoccupati.

La cosa, lo confesso, mi lascia del tutto indifferente ...

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