domenica 28 maggio 2017

LIVELLO 11

Ieri sulla pagina FB Culture Club Albano Albano Laziale che gestisco ho trovato il segunte commento in riferimento a quanto ho scritto nella chiosa del post PREMIO LETTERARIO "PAROLE MIE": " ma davvero? " mi sono ritrovato a leggere e rileggere, nonché sottolineare e riportare nell'agenda in cui custodisco tutto ciò che mi procura brividi alla lettura, pensieri e frasi struggenti, poetiche (si sciolse come cera accanto al cuore ...)" sarebbe questo il suo livello!? Eh beh! così si spiegano tante cose...
Alla mia risposta, che non rileva per quello di cui mi appresto ad argomentare, è arrivata la seguente replica: "sono certa della sua sincerità, ma per me è chiaro che non ha fatto gradi passi avanti da quei lontani suoi 11 anni. buone cose anche a lei, magari sarà in grado di riconoscerle e soprattutto di conservarle, non dico, no, di apprezzarle,... questo sarebbe chiederle davvero troppo...".
Ora, pur non comprendendo quale sarebbe il mio livello (presumo 11 in ragione dell'età a cui le mie considerazioni possano riferirsi) e, sopratutto, cosa avrei involontariamente spiegato, mi sono comunque fermato a riflettere su queste parole.
Ho sempre sottolineato nei miei post sia la mia ignoranza nell'accesso a quella che viene comunemente appellata come "conoscenza" sia come non sia in possesso di alcuna qualità particolare: nella sostanza non lascerò alcuna traccia nel genere umano, né, tanto meno, nel mondo letterario, privilegio riservato a pochi eletti al di là delle singole preferenze individuali.
Inoltre, mi sembrava chiaro come l'enfasi nell'uso degli aggettivi che ho usato fosse da contestualizzarsi a quanto in argomento e non ad un valore assoluto, cosa cui, oltretutto, non mi arrogo mai di fare; in sostanza quello che ho letto mi ha profondamente colpito positivamente in ragione dell'età dei ragazzi che hanno partecipato e le parole che ho usato volevano questo testimoniare.
Non conosco il commentatore (che usa un doppio acronimo per il suo profilo FB) e presumo che anche lui (lei) non conosca me, ma devo riconoscere che mi ha procurato una certa invidia apprendere come sia possibile attribuire un "livello" ad una persona da tre righe estrapolate da un contesto più ampio.
Ho dedotto da ciò come il mio senso critico sia alquanto involuto e come sia possibile radicalizzare stime in ragione di aspettative individuali legate alla considerazione che i medesimi individui hanno di se stessi.
Ma, in fondo, è proprio per questo che scrivo: per apprendere. 
Ora so che la cifra che individua il mio "livello" è undici; se sia alto o infimo questo, però, ancora non mi è dato sapere.
Quello che non conosco ancora, ma il tempo come sempre sarà galantuomo, è il dono che gli individui cui si possa attribuire un "livello" considerevole lasceranno al futuro genere umano ...






venerdì 26 maggio 2017

PREMIO LETTERARIO "PAROLE MIE"


L'agenzia editoriale Seprom e l'Associazione culturale Veledicarta hanno promosso la prima edizione del Premio letterario Parole mie.




Tutta la manifestazione si è svolta sotto il patrocinio dell'Assessorato alla Persona, alla Scuola e alla Comunità solidale del Comune di Roma e con il contributo della'Agenzia di viaggi Happyland.
Tema del premio 2017: "Migranti", rivolto alle Scuole Secondarie di primo e secondo grado di Roma e Provincia.


Gli scritti che sono arrivati alla segreteria del Premio sono stati in tutto 559:
377 della sezione Under 14
182 della sezione Young
sono stati letti dai componenti di un comitato di selezione composto da circa 40 persone, in forma anonima. Tra tutti i racconti pervenuti ne sono stati selezionati circa 30 per ogni sezione e questi hanno avuto accesso alla fase finale del Premio, letti e valutati dai giurati.

Composizione della giuria:

sezione under 14
Eva Tidei (docente di lettere)
Andrea De Rossi (scrittore)
Maurizio Centi (scrittore)


sezione young
Alessandro Pera (scrittore)
Ilaria Elisea Scerrato (docente di lettere)
Ramona Gioia (docente di lettere)



Presidente della giuria:
Eraldo Affinati, autore di romanzi di successo, lo scorso anno classificato secondo al Premio Strega con il libro "L'uomo del futuro", docente nonché fondatore della scuola di italiano per immigrati gratuita Penny Wirton.


I 40 racconti finalisti verranno pubblicati in una raccolta edita dalla Casa Editrice Veledicarta; tutti i racconti pervenuti saranno pubblicati sul sito www.seprom.it.


Ho avuto la fortuna, nonché il piacere, di essere selezionato per far parte della giuria di questo premio letterario per ragazzi (in proposito ringrazio Maurizio Centi Direttore editoriale di Veledicarta).
E' stata una esperienza che non dimenticherò per quello che mi ha dato leggere cosa sono stati capaci di scrivere (per la mia sezione) ragazzi e ragazze (la maggioranza) fra gli undici e i quattordici anni. 
Al di là del tema, attuale e significativo della realtà che proprio loro più di ogni altro si trovano a vivere, mi sono ritrovato a leggere e rileggere, nonché sottolineare e riportare nell'agenda in cui custodisco tutto ciò che mi procura brividi alla lettura, pensieri e frasi struggenti, poetiche (si sciolse come cera accanto al cuore ...), dense, vere, ingenue, profonde ... e tanto altro.
Vederli sul palco della premiazione, così piccoli e così incredibilmente così maturi per quello che sentono dentro ed hanno riversato in massimo due cartelle, mi ha reso una gioia che non assaporavo più da anni.
Ieri, al termine di una lunga giornata, dopo anni sono finalmente tornato a casa soddisfatto.


Grazie ragazzi. E buona vita.

martedì 23 maggio 2017

BACK HOME

In un lurido, arido, e lunare periodo vuoto di senso della realtà disancorato dalla razionalità, pervaso da ambigui e disarmonici istinti suicida, confinato in estenuanti silenzi rotti da frangiflutti cerebrali di pensieri privi di logica senza soluzione di continuità, sorretti, paradossalmente, dall'inerzia fisica consumata nella bolla di un divano divenuto, a sua volta paradossalmente, spazio, ho creduto di vivere. Ho creduto di essere. Ho creduto di avere. Ho creduto di dare. Ho creduto, sopratutto, di credere, cercando rifugio, con spessa vergogna per me stesso, nell'atavico e consunto Dio buono per ogni stagione.
In questa frazione di tempo insignificante in quello che è più significante, la mia ombra è tornata nella caverna per comprendere il senso geometrico di ciò che apparentemente non lo è, immergendosi in un ignoto impalpabile e tetro seppur seducente.
Corroso da un acido neutro riversatosi nelle ramificazioni venose del mio corpo in mutazione, ho iniziato a vedere oltre il confine umanamente invalicabile dell'orizzonte, credendo di vivere in un'allucinazione lisergica perenne.
In vertiginosi sali scendi umorali brevi e dirompenti come scosse di terremoto, ho assaporato sensazioni sconosciute indescrivibili, vibranti in brividi tesi come corde da strumento musicale scaturenti una melodia di rara armonia; se mai la pazzia potesse assumere una forma ero certo che quella forma era ormai la mia.
L'orgiastica deflagrazione sensoriale sembrava non potesse avere più fine, avendo valicato il punto di non ritorno del delirio, quando tanti me stesso mi hanno circondato come cannibali affamati in cerca di preda; se tutto ha una fine, quella sembrava essere la mia.
Nel giro a vite persa in un cielo stellato ho atteso l'inevitabile impatto fissando Orione, avendo infine compreso che si, stavo, finalmente, tornando a casa.